VANESSA'S POV
Mi avvio verso la porta. Avrà dei fiori? Un sorriso smagliante? O piuttosto un semplice accenno al sorriso?
Smettila.
Tiro un grande respiro e apro la porta.
Mi trovo davanti Harry in tutta la sua perfezione, la quale in due secondi spazza via tutti i miei dubbi su questa serata. Indossa il suo solito cappotto di pelle e i jeans attillati. In mano non tiene niente e questo mi rattristisce un po'. Probabilmente ero stata abituata con le rose e ora... le cose sono un tantino cambiate. Cerco di non prendermela, anche perchè non avrebbe senso, e sorrido. "Hey" dico timidamente.
"Ciao" sorride squadrandomi con quello sguardo che ti annuncia: "Sei uno schianto".
"Sei... bellissima, come sempre." sorrido. "Grazie. Anche tu... stai bene."
Idiota. Anche tu stai bene. Originale.
"Ehm... andiamo?" propone per spezzare il silenzio tra noi. Una folata improvvisa mi percuote il corpo e mi scompiglia i capelli all'indietro. Batto i denti per il freddo.
"Certo, non vedo l'ora di stare al caldo dell'auto." Un rivolo di preoccupazione misto a eccitazione gli attraversa lo sguardo. "Ti do il mio cappotto." Fa per toglierselo ma io lo fermo. "No, tranquillo. Ho il mio." La situazione è abbastanza imbarazzante, anche se io solitamente nelle figure imbarazzanti ci sguazzo volentieri.
Questa volta direi che non è così.
Dopo aver chiuso casa ci avviamo verso la sua Audi. Me li ricordo i sedili in pelle. Strabilianti.
Durante il tragitto chiacchieriamo del più e del meno, e direi che è strano perchè sembra che non sia successo niente tra noi... sembriamo una semplice coppia che parla. Ma sappiamo entrambi che non siamo solo questo.
Tra discussioni sui suoi voti a scuola decisamente migliorati e la sua devozione nei miei confronti per aver fatto "un miracolo", come lo definisce lui, arriviamo davanti al cinema. Il ristorante si trova proprio affianco al parcheggio. Sushi, proprio quello che ci vuole. Di solito aiuta.
Harry parcheggia l'auto e insieme percorriamo il parcheggio diretti al sushi, avvolti nei nostri cappotti. Lui sembra tranquillo, ma io so che non è così. Lo conosco. Lo si può capire solo dal fatto che si sistema sempre i ricci. È un segno per me per capire che è agitatissimo. Lui diceva che mi studiava, ma anche io faccio lo stesso.
Dopo esserci seduti al caldo e aver ordinato, ci rilassiamo aspettando l'ordinazione.
"Allora... perchè mi hai chiesto questo appuntamento Vanessa?"
Così. All'improvviso. Poche parole per comporre una domanda molto esplicita. Wow, e adesso che rispondo? Non pensavo mi avrebbe chiesto una cosa del genere subito. Accidenti! Alzo le sopracciglia per fingere tranquillità e ingoio la saliva.
"Emh... così, diciamo che mi faceva piacere passare una serata assieme e allora te l'ho proposto. Perchè?" Lui indugia per qualche secondo in più il suo sguardo sul mio viso, analizzando la mia risposta. Mi sento perforare con mille spilli. Non potrei sentirmi più in imbarazzo di così.
"Chiedo. Insomma, non mi parli da un po', mi eviti... mi chiedevo il perchè di questo cambiamento improvviso." risponde con la sua voce roca ed estremamente sexy.
"Giusto. Beh, lo sai il perchè ti evitavo."
"Certo che lo so. Ma io non mi arrendo. Tu sei mia, Vanessa. E lo sai, perchè anche io sono tuo. Ho sbagliato, lo so, ma sono pronto a migliorare." La mia bocca è aperta ma non è in grado di ribadire. Fortunatamente il cameriere, un tipetto con gli occhi a mandorla, i capelli neri e unti spazzolati all'indietro, ci serve le due portate. A guardarlo sembra invitante. Non sono mai stata qui, ma penso sia un posto affidabile. Inizio a mangiare, cercando di passare oltre le parole di Harry. Vedendo che non dico nulla, anche lui inizia a mangiare.
Questo sushi mi piace, ma ha un sapore strano. Sicuramente sarà una mia impressione causata dall'agitazione.
Dopo una quarantina di minuti abbiamo finito di mangiare e ci avviamo alla cassa. Durante la cena abbiamo continuato a parlare ovviamente, cercando di non entrare sul discorso di prima.
Tiro fuori dalla borsa il portafogli, ma Harry me lo rispinge dolcemente dentro. Lo guardo stranita.
"Pago io. È il minimo che possa fare." Annuisco, non opponendomi. Harry è un gentiluomo di prima classe, anche se gli dicessi che non avrei problemi a pagare, lui non mi ascolterebbe.
Usciti dal ristorante ci avviamo al cinema e compriamo i biglietti nelle file al centro per un film d'azione.
Dopo esattamente dieci minuti ci troviamo seduti nella multisala con popcorn e Sprite a portata di mano. La pancia mi brontola un po', ma mi convinco sul fatto che non è niente. Harry è alla mia destra e sento il suo respiro lento e regolare, che mi fa venire in mente quando mi svegliavo appoggiata a lui, sentendo i battiti del cuore e il suo alzare e abbassare del petto. Il ricordo mi suscita un brivido d'emozione, come se sentissi le sue dita calde che mi accarezzano la spalla nuda. Il suo respiro sulla mia pelle, i suoi baci. E subito mi accorgo che non posso stare senza di lui. Non ci riesco proprio, nemmeno se volessi.
Il film sta per inziare e io continuo solo a pensare a questi ricordi, come se fossero la mia ancora di salvezza, e in effetti lo sono. Non so come avrei fatto senza Harry. Lui mi ha allontanata, inconsapevolmente, dalla lametta. Sono giorni che non la utilizzo ed è un bene. Ogni giorno lo ringrazio per questo. D'istinto mi abbasso leggermente le maniche della felpa lungo i polsi ricoperti di bracciali, abituata a quel gesto da tanto tempo. Mi guardo le gambe. Anche lì ci sono alcuni tagli, che riesco sempre a nascondere con jeans e leggins. Quando porto le calze a rete o i jeans strappati riesco sempre a coprirli, perchè utilizzo calze spesse e con buchi molto piccoli e gli spacchi su tutti e due si trovano in punti dove non ho tagli.
In questi anni ho sempre voluto nasconderli, mascherare tutto. Direi che ce l'ho sempre fatta bene. Quando vedo Harry non posso fare a meno di sentirmi in colpa. Vorrei una volta per tutte sfilarmi i bracciali e fargli vedere i miei sbagli. Ma ho paura... ho paura che mi abbandoni. Che non mi voglia più e che venga considerata una pazza che si taglia. E non voglio. Oppure semplicemente ho paura di mostrargli chi sono e a che cosa mi ha portato il mio dolore.
A distogliermi dai miei pensieri è un terribile crampo alla pancia, che mi fa piegare in due sulla poltrona ed emettere un piccolo lamento.
"Hey, che succede?" chiede Harry preoccupato. Un altro crampo mi colpisce. Accidenti, ma che cazzo è successo?!
"Vado un attimo in bagno." dico alzandomi e correndo verso l'uscita. Il film era appena inziato quando sono uscita, ma senza pensarci corro verso i bagni e mi chiudo in uno dei box. Puliti come sempre...HARRY'S POV
La vedo piegarsi in due e poi correre fuori. Ma che le succede?
Mi alzo anche io e raccolgo le nostre cose, buttando poi i popcorn e le bibite nel bidone appena fuori dalla sala. Mi dirigo correndo verso i bagni. Mi sento accaldato. Accidenti! Sto sudando. Mi preoccupa la reazione di Vanessa. Un minuto prima stava bene.
Entrato nel bagno delle donne, vuoto, busso all'unico box chiuso a chiave. "Vane, stai bene? Che è successo?"
Come risposta ottengo solo un colpo di tosse e una serie di lamenti, seguiti da qualche parola incomprensibile.
"Sto bene. Ora esco. Dammi solo un altr..." ma non finisce la frase, vomitando nel water.
"Dai, fammi entrare. Che ti prende?" Cerco di aprire la porta invano, imprecando tra me e me per la sua testardaggine.
"Deve essere stato il sushi. Probabilmente devo aver mangiato dei piatti andati a male..." sussurra con voce inasprita.
"Quanto hai vomitato?" chiedo preoccupato.
"Meglio che tu non lo sappia. Probabilmente anche la colazione di ieri mattina."
Merda. "Apri questa porta, Vanessa." dico con fermezza. Non sopporto l'idea di stare qui senza far niente a reggere i cappotti.
"Non credi che non sia il caso?" risponde acida.VANESSA'S POV
So che vuole aiutarmi e che gli interessa veramente come sto, e so anche che non sto rispondendo come dovrei, ma non so che mi prende. Sono agitata e non riesco a smettere di vomitare. E per di più ho questo sapore acre in bocca che proprio non sopporto. Solo dopo un altro quarto d'ora accasciata accanto al water, e dopo aver vomitato un'altra volta, mi decido ad aprire la porta. Harry è appoggiato ai mal ridotti lavandini. I cappotti gettati nell'angolo vicino a uno dei tre lavelli e un odore non proprio gradevole nell'aria. Appena alza lo sguardo per guardarmi, un'espressione mista tra stupore e preoccupazione galleggia nei suoi occhi.
"Vane, devo subito portarti a casa, non stai bene per niente." Solo dopo mi accorgo che c'è uno specchio poco dietro di me, appeso al muro. Guardo la mia immagine e mi va di traverso quel saporaccio. Quando Harry ha detto che non sto bene per niente era un modo carino per dirmi: "Sei peggio di un tacchino ripieno il giorno del Ringraziamento".
I capelli rossi mi ricadono come una massa informe e spettinata sulle spalle. Sono tutta sudata e gli occhi sono a malapena aperti, giusto per vedere dove metto i piedi.
Le gambe mi tremano e la testa mi gira. Barcollo un po' e inizio a vedere due, tre, quattro specchi sfocati e non sento più l'equilibrio. Sento solo le mani di Harry che mi afferrano all'improvviso e mi salvano da una bella botta sulle piastrelle azzurre del bagno. Mi fa sdraiare contro il muro e lui mi si siede davanti. "Adesso calmati. Sono qui, non è niente. Ti avrà sicuramente dato fastidio il sushi. Adesso riprenditi e poi ce ne ritorniamo a casa insieme." I suoi occhi sono puntati nei miei per darmi sicurezza. Non posso vedere la mia espressione, ma da quello che ho visto nello specchio non mi sembrava nulla di promettente. Annuisco.
"Insieme?" chiedo stranita e con un pizzico di speranza nella voce. "Sì, insieme." risponde lui.
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Quanto si sta bene in pantaloncini corti_ Harry Styles
FanfictionVanessa Wiles ha 16 anni e ha perso la fiducia nel mondo. Harry Styles ha 18 anni e vive la vita come se non ci fosse un domani. Lei adora leggere e studiare. Lui è stato bocciato due volte. Lei ha gli occhi marroni. Lui gli occhi verdi. Lei ha un p...