HARRY'S POV
Prendo il caffè e torno in camera di Vanessa. Ormai è qui da due giorni e io non posso sopportare di vederla sdraiata sul letto senza che si possa alzare. Quando sono uscito da casa mia quel giorno, non vedevo l'ora di poterla stringere tra le mie braccia e coccolarla, ma quando sono arrivato a casa sua, ho visto la porta spalancata e dei rumori provenire dall'interno. Inizialmente ho pensato a un ladro, però appena mi sono trovato all'estremità dell'entrata il mondo mi è caduto addosso. Vanessa era a terra sanguinante, con pestoni e ferite ovunque. Era rannicchiata su se stessa e singhiozzava. Spostai lo sguardo sulla figura di fronte a lei e non capii chi potesse essere il suo aggressore, ma poi un frammento di sospetto mi balenò nella mente. Nonostante il volto malandato dall'alcool e dal fumo, i capelli unti e spettinati; riconobbi una certa somiglianza con lei.
Pensai che non poteva essere vero, no... era praticamente impossibile, ma ormai l'idea mi aveva persuaso e non riuscivo a pensare ad altro. Suo padre.
Chiunque poteva essere, mi fece scattare qualcosa dentro, qualcosa di pericoloso e allarmante. Scollegai la spina che congiungeva muscoli e cervello e gli saltai addosso. Odio.
Lui non si accorse subito di me, ma quando gli tirai un cazzotto nel naso... Sì, credo che si fosse accorto di me. Il primo pugno fu facile da scagliare, poiché non era in allerta, ma i seguenti furono difficili da abbattere sul suo corpo. Era sicuramente più grosso e alto di me e devo dire che le sue braccia incutevano paura. Ricevetti pugni e calci dolorosi, ma per fortuna riuscii a sfruttare il suo punto debole -la massa di grasso e l'assenza di agilità-, mettendolo KO. Chiamai la polizia stremato e in lacrime, la quale arrivò insieme all'ambulanza dopo una decina di minuti. Nel frattempo mi accasciai vicino a Vanessa, scostandole una ciocca rossa dal suo volto inerte. Piansi tutte le lacrime contenute nel mio essere. La vedevo lì, incapace di muoversi e un urlo mi uscii dalla bocca desideroso di essere liberato. Non mi preoccupai del presunto padre, ma mi accorsi di una busta posata a terra. Su di essa erano scritte in malomodo queste parole: "Per Vanessa".
Aprii la busta e ci trovai dei soldi. Non riuscii a collegare il legame tra il padre, la busta e Vanessa; ma senza pensarci me la infilai nella tasca dei jeans, deciso a darla a Vanessa una volta sveglia, ma temevo che non si sarebbe svegliata. Quella notte, dopo che la portarono via i medici, rimasi in ospedale, piangendo e temendo il peggio. Fu la notte più brutta della mia vita e giurai a me stesso che non l'avrei abbandonata e che lei si sarebbe svegliata. Quando fu così, non potei trattenermi, e corsi da lei.
Bevo tutto il mio caffè dal minuscolo bicchierino marrone della macchinetta e -avviandomi verso la camera della mia piccola-, penso a lui. Non che mi preoccupi, questo mai, ma mi chiedo che fine abbia fatto. Credo che successivamente una seconda ambulanza l'abbia trasportato in un altro ospedale e se è vivo o non lo è non mi interessa. Non credo di averlo ucciso, sarebbe impossibile uccidere una persona solo con qualche pugno e calcio, ma l'idea mi fa sorridere. Un essere del genere non merita di vivere.
Entrato in camera sua noto che sta dormendo beatamente. La sua pelle è candida e i suoi capelli sono pettinati come quelli della bella Biancaneve.
Sorrido pensando al momento in cui potrà uscire dall'ospedale. Spero che si riprenda prima del suo compleanno, voglio che si diverta in quel giorno.
"Hey." dice Vanessa a bassa voce.
Le accarezzo la guancia. "Come stai?"
Lei ride. "Beh, meglio di prima sicuro!" Ridiamo entrambi. Mi avvicino a lei per baciarla, ma un'infermiera ci interrompe piombando nella stanza. Penso che si chiamasse Dorothy.
"Salve ragazzi, ho delle nuove informazioni per voi." Drizziamo entrambi le orecchie ansiosi di sapere qualcosa sugli esiti degli esami. Avevo chiesto informazioni prima, ma i dottori non hanno voluto rispondermi. Dicevano che non erano ancora sicuri.VANESSA'S POV
Ok. Ora capirò cosa hanno provocato le violenze da parte di mio padre e quanto dovrò rimanere qui dentro. Dorothy inizia a parlare.
"Allora Vanessa, gli esami dei medici hanno riscontrato un trauma cranico, una contusione al polso sinistro, diversi lividi e ferite minori. Fortunatamente il trauma cranico e la contusione sono quasi completamente guariti, ma per la tua salute la tua permanenza qui in ospedale durerà un'altra settimana. Ieri e oggi sei stata qui in ospedale incosciente, per cui oggi è il 24 settembre. Tu potrai essere dimessa il 1 ottobre. Beh, direi che tutto sommato hai avuto fortuna!" sfodera un sorriso riconoscente, ma io non faccio lo stesso e nemmeno Harry. Uscendo per quel giorno, festeggerò il compleanno qui.
"Emh... scusi signorina Dorothy, non si potrebbe cambiare la data di dimissione? Vede, il 30 settembre è il compleanno di Vanessa e festeggiarlo qui non credo le sarebbe stato d'aiuto. In fondo si tratta solo di un giorno in meno..." Abbozza un sorriso più per convincere se stesso che l'infermiera. Lei assume un'aria amareggiata.
"Mi dispiace, ma le regole sono regole. Mi dispiace molto mia cara Vane." Vedendo i nostri volti dispiaciuti esce dalla stanza delusa dal fatto che non può influire in alcun modo sulla situazione. So che non è colpa sua, ma mi dispiace soprattutto per Harry. Lui ci teneva più di tutti a prepararmi una festa. Lo guardo nel silenzio più assoluto, e in lui vedo solo delusione.
"Hey, tranquillo. Non me la prendo se non lo festeggio fuori dall'ospedale e nemmeno tu dovresti. In fondo la festa la potremo fare anche in un altro momento..." gli accarezzo i capelli sorridendo. I suoi occhi incontrano i miei. "Il problema non è la festa. Per quella c'è tutto il tempo che vogliamo... La verità è che io non volevo che passassi il giorno del tuo compleanno chiusa in questo inferno, capisci?"
"Certo che capisco, e credimi se ti dico che apprezzo tutto quello che stai facendo per me; ma devi anche capire che meglio di così non possiamo fare. Io sono già contenta di non essermi fatta male gravemente e questo mi basta." Mi da un bacio dolce e leggero, senza alcuna pressione, rilasciando tutta la sua debolezza sulle mie labbra. "Sei fantastica." Mi piacerebbe pensarla come te, Harry. Ma io non sono fantastica, sono una bugiarda e un'egoista; perchè non ti sto dicendo tutta la verità. Quanto vorrei rivelarti i miei problemi... ma non ci riesco. Appena mi sono svegliata ho notato che i bracciali non erano attorno ai miei polsi, ma appoggiati accuratamente sul comodino. Spero che i medici non abbiano notato i miei tagli o che almeno non abbiano rivelato i loro sospetti a Harry. A quanto sembra non l'hanno fatto e per quanto possa essere sbagliato, ne sono felice. Nell'arco di tempo in cui Dorothy era andata a chiamare Harry, me li ero infilati in fretta e furia.
"Grazie." Sorrido debolmente e prima che possiamo pronunciare altre parole, sentiamo un fracasso generale provenire dall'atrio dei corridoi. Dopo cinque secondi esatti Liam, Louis, Zayn, Niall, Eleonor, Perrie e Rose piombano nella stanza spintonandosi a vicenda e ridendo come matti; salutandoci rumorosamente e portando come sempre un fiume di allegria con loro. Perchè questi sono i veri amici. Certo, sono preoccupati, ma cercano comunque di dimostrare tutta la loro felicità, per tirarci su il morale.
STAI LEGGENDO
Quanto si sta bene in pantaloncini corti_ Harry Styles
FanficVanessa Wiles ha 16 anni e ha perso la fiducia nel mondo. Harry Styles ha 18 anni e vive la vita come se non ci fosse un domani. Lei adora leggere e studiare. Lui è stato bocciato due volte. Lei ha gli occhi marroni. Lui gli occhi verdi. Lei ha un p...