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Attraverso le palpebre vedo la luce dell'alba che si fa strada fra i piccoli fori della tapparella.
Capisco che ho ancora qualche minuto per godermi il mio bel letto.

Mia madre entra di soppiatto nella stanza e si siede di fianco a me e mi accarezza la guancia. Dice che è una cosa che le piace fare, le ricorda quando ero piccola e paffutella. Ma tanto questo lo sono ancora, sebbene sia 1,76 metri.

"Buongiorno tesoro" mi dice sorridendo.

Io sbuffo e faccio qualche verso di disappunto.
Oggi ho proprio un gran mal di testa.

Mi alzo e mi dirigo in bagno in versione zombie, come ormai è ben noto in famiglia, e inizio a lavarmi la faccia ancora con gli occhi chiusi.

L'unico in famiglia che è sempre attivo e allegro fin da subito è mio padre, che ogni volta domanda a me e a Matteo come si faccia a camminare con gli occhi chiusi senza andare a sbattere da tutte le parti. "Ho i radar" replico sempre io.

Entro in cucina e vedo tutti seduti intorno al tavolo di legno scuro.
Si percepisce chiaramente la tensione e l'imbarazzo fra i miei, mentre mio fratello mangia il suo muffin nel suo stato di coma.

Appena finisco di mangiare e di bere il latte mi lavo e mi vesto svogliatamente.
Salgo nella macchina che mi sta aspettando giù e vedo Matteo che mi guarda infastidito.

"La prossima volta ti lascio a casa. Non è possibile impiegarci così tanto per mettersi..." mi squadra e dalla sua smorfia capisco che non gli piaccio vestita così, "lasciamo perdere ".

"Perché devi criticarmi ogni volta l'abbigliamento? Io mi vesto come voglio!".

"Perché vorrei che la mia sorellina si vestisse più da femmina e più da..."

"Scusa se mi piacciono le camicie e i cardigan!" sbuffo e mi massaggio le tempie.

Arrivata davanti alla scuola gli do un bacio e corro via verso il punto di ritrovo con i miei compagni.

Lui arriverà sicuramente puntuale all'università, guida troppo veloce.

Erica mi corre incontro, mi saluta e mi da un bacio sulla guancia.
Saluto anche i miei compagni e...un urlo improvviso mi esce dalla bocca e il mio corpo salta in avanti.

Paolo come al solito mi ha fatto il solletico sui fianchi: cosa che io odio totalmente, dato che sembro una pazza furiosa quando me lo fanno e non riesco mai a controllarmi.

Ride a squarciagola e mi abbraccia. Io inizio a spingerlo e lui cerca di mantenermi fra le sue braccia.
Alzo lo sguardo e vedo che mi sorride. Non riesco a stare seria e lo abbraccio anche io.

Appena mi allontano da lui tutti ci guardano con sguardo malizioso e mi accorgo che l'unica a non aver capito le emozioni di Paolo sono io.
Non so perché quando si tratta di me non riesco mai a comprendere nulla, mentre se a qualcuno piace una mia amica, lo percepisco subito e lo vedo anche a distanza.

Pensando a queste cose cammino verso la classe pensierosa, dove trovo già la professoressa di italiano seduta che compila il registro elettronico. Ma come fa ad essere sempre in classe, sempre presente e sempre così piena di energia? Magari fossi come lei alla sua età.

Mi vado a sedere ancora assonnata e inizia così l'ultima settimana di scuola prima delle vacanze estive.

Non riesco ancora a crederci! Finalmente, dopo un lungo anno, le vacanze estive sono alle porte.

All'intervallo parliamo tutti di dove andremo e di cosa faremo.
Quando arriva il mio turno non so cosa dire. I miei genitori non mi hanno accennato nulla e non penso che si faccia qualcosa, data la loro separazione.

"Non saprei, penso andrò a trovare i miei nonni al mare. Ma tranquilli, ci terremo informati via whatsapp! "

Dopo sei ore suona la campana e mi dirigo verso la macchina di Paolo. Lui ha già preso la patente, mentre io ho l'esame sabato mattina e sono già agitata.

Appena mi scorge gli si illumina il viso e mi saluta con la mano.

Non so come nè perché, ma inizio a fantasticare su di lui.
È proprio un ragazzo carino: alto poco più di me, magro, slanciato, con gli occhiali dietro ai quali si nascondono due occhi marrone scuro. Non mi starò mica prendendo una cotta?

Salgo subito in macchina e lui schiaccia l'acceleratore per mostrarmi quanto è macho. Io scuoto la testa in segno di rassegnazione.

Quando arriviamo a casa lo ringrazio e cerco di scendere subito e arrivare al più presto in casa. Oggi mi sento in imbarazzo quando mi trovo con lui, forse perché sto iniziando a vedere la sua cotta per me in ogni suo gesto.

Mi afferra il braccio e sono costretta a girarmi.

"Ehi, non mi dai neanche un bacio oggi? E poi sei stata zitta per tutto il tragitto".

Io divento subito rossa e abbasso lo sguardo. Lo nota anche lui, tanto che ne rimane stupito e mi lascia il braccio.

Gli do un bacio veloce e gli urlo mentre chiudo la portiera un grazie.

È complicatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora