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"Aspetta un attimo. Tu mi stai dicendo che io ti piaccio? E che vorresti passare il tuo tempo con me?" chiedo felicemente allibita.

"Sì" afferma sicuro.

"È una risposta ad entrambe le mie domande? O alla prima, o alla seconda, o-"

"Ma non puoi rispondermi o sì o no?!" domanda esasperato, portando le mani in alto.

"Devo pensarci" sentezio, allontanandomi di poco da lui.

"Ma mi stai prendendo in giro?! Non sono mai stato rifiutato da nessun'altra prima d'ora!" urla irritato e offeso nell'orgoglio del maschio alfa.

Stizzita dalla sua sicurezza mi giro e mi incammino a prendere la colazione per Sharyl.

"No tesoro, è pura realtà. E comunque io non sono come le altre. Avresti dovuto capirlo già da molto tempo".

Ma qua la gente sta impazzendo...oppure sono io che sto diventando matta?

La cosa che più mi dà fastidio è che tutti mi reputino una "ragazza casa e chiesa", una santarellina che non ha le palle per rispondere e si fa mettere, per questo, i piedi sulla testa. Hanno capito proprio male.

Sono dolce, affidabile, pronta ad aiutare e ad ascoltare i problemi altrui.

Però solo con chi se lo merita.

Alex è un bravo ragazzo e mi piace, anche tanto. Solo che è un maschio, e, alcune volte, ha bisogno di pavoneggiarsi e nascondere per un po' la sua modestia.

Io, però, sono una fanciulla e ne so una più del diavolo.

Farò l'offesa, lasciandolo nel suo brodino, e poi gli dirò di sì! Bisogna che i ragazzi corrano dietro a noi ragazze! Se no, dove andrà a finire questo mondo?

"Signorina? Si sente bene?" chiede accigliato un ragazzo al bancone, muovendo la sua mano davanti ai miei occhi.

"Oh, mi scusi" scuoto la testa, per distogliermi dai miei pensieri:"Posso avere un muffin al cioccolato ed un caffè macchiato? Grazie"

"Eccoti qua la tua colazione!" porgo il sacchettino di carta marrone a Sharyl, che sembra un orso appena uscito dal letargo.

"Grazie, Giuly...ti devo un favore" sbiascica.

"Ma no, tranquilla. A cosa servono le amiche?"

"A-"

"Però, se insisti tanto, mi potresti accompagnare al centro commerciale! Devo comprare delle cose e non ho la macchina. Non dovevi, veramente" sorrido nel modo più dolce possibile.

"Ma ti stavo solo chiedendo se andrai da Alice e Cindy! Comunque, ormai, sono incastrata. Io odio fare shopping, quindi ci staremo poco. E non oggi. Sono distrutta" addenta il muffin e mugula per il piacere.

"Ma che buono! Mi sa che farò colazione al bar tutti i giorni!"

"Beata te...comunque, non mi racconti niente? Muoio dalla curiosità" dico, sedendomi di fianco a lei, sul letto.

"Non c'è niente da raccontare. L'unica cosa interessante è che un ragazzo mi ha invitata a ballare!" batte le mani saltando a sedere.

"E poi? Dai! Non farti tirare fuori le parole con le tenaglie!"

Lei abbassa lo sguardo e continua:"Poi ha capito che non ero la sua amica e mi ha scaricata in mezzo alla pista da ballo. Il resto lo conosci: ho bevuto tanto, ma non abbastanza da dimenticarmi l'accaduto"

L'abbraccio e le faccio un discorso sui ragazzi che sembra calmarla: in questi momenti mi trasformo sempre in una psicologa.

-Domenica mattina-

{Alex}:

Ciao Giuly, scusami per ieri. Lo so che tu non sei come le altre. Sei speciale e non voglio litigare con te, nè tanto meno perderti. Perdonami. Ti voglio bene.

Il mio piano sta andando alla grande! Ancora un giorno e poi gli dirò che voglio diventare la sua ragazza. Non riesco più a resistere, ma sono testarda.

Mi abbottono la mia camicetta azzurra e mi metto i miei jeans stretti, con ballerine blu ai piedi.

Chiudo piano la porta della stanza e mi dirigo, grazie al percorso studiato a memoria su Google maps, verso la chiesetta anglicana del paese. Sfortunatamente non ce n'è una cattolica, però sono del parere che, in mancanza di questa, io possa partecipare alla messa anglicana: tanto siamo tutti cristiani.

Arrivata appena in tempo, scorgo all'entrata un ragazzo che già, sfortunatamente, conosco: Daniel Clarke.

È con un abito blu molto elegante e si appresta a trovare un posto libero, mentre saluta mezzo paese con un sorriso mozzafiato.

Oltre ad essere ricco e maleducato, è anche amato dalla gente. Che falso che è, finge anche in chiesa.

Ovviamente non c'è più una panca libera, e sono costretta a rimanere in piedi sul portone.

Ma, ahimè, il prete mi vede e al microfono urla con la sua vocina acuta qualche cosa, in un inglese troppo stretto e veloce.

Mi sale il panico e tutta le persone si girano verso di me. Caso vuole che anche il principino si giri e mi guardi con un espressione curiosa.

Una donna al mio fianco mi guarda e, capendo che non sono del posto, mi dice gentilmente, come se fossi ritardata:"Ha detto di andare in prima fila, perché è libera".

Perfetto, mi mancava solo la sfilata nella navata. Che vergogna! Neanche un peperone è rosso come il mio viso in questo momento.

Alla fine della messa, mi alzo velocemente e cerco di ritornare nel mio dormitorio, sperando di ricordarmi la strada.

Cammino fra le vie ancora addormentate ed isolate del villaggio, poco distante dalla scuola, quando una mano mi prende il braccio e mi fa girare.

Senza neanche rendermene conto, vengo sbattuta contro il muro in mattoni rossi di un edificio alla mia destra, e mi ritrovo bloccata fra le braccia muscolose di Daniel, che sono ai lati del mio viso.

"Ma guarda chi si rivede" sorride beffardo.

I suoi capelli spettinati, i suoi occhi cristallini, il suo naso perfetto e le sue labbra carnose...no, non giustificano il suo atteggiamento!

"Hai finito di stalkerare la gente? Mi hai seguita fino a qua, ti sembra un comportamento da sano di mente?!" dico, spaventata fino alle ossa, ma riuscendo a controllarmi.

Mi guarda in un modo strano, che non so decifrare, poi si fionda sulle mie labbra, cercando di aprirle con la lingua, ma invano.

"BASTA!" urlo, tirandogli una ginocchiata in mezzo alle gambe, "DOVETE SMETTERLA DI BACIARMI SENZA IL MIO PERMESSO! E POI SEI APPENA USCITO DALLA MESSA! VATTI A CONFESSARE!".

Inizio a correre via, lasciando quell'imbecille accasciato a terra.

La forza delle donne deriva da qualcosa che la psicologia non può spiegare. Gli uomini possono essere analizzati, le donne... solo adorate.

Oscar Wilde

È complicatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora