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"Interroghiamo ragazzi!" dice la prof con tono apatico.

La giornata non poteva iniziare meglio. Anzi, la settimana non poteva iniziare meglio.

Già è lunedì mattina, ed io odio questo giorno, per vari motivi.

Punto primo, segna l'inizio di una settimana e il weekend sembra sempre più lontano; punto secondo, sono uno zombie che ritornerà nel mondo dei vivi fra circa...due ore.

In più è illegale fisicamente e psicologicamente interrogare la prima ora del lunedì in fisica.

La prof prende un piccolo dado blu con trentadue facce e lo tira sulla cattedra. Il piccolo poliedro inizia a ruotare velocemente, poi sbatte contro un libro, ed infine si ferma. Siamo tutti con il fiato sospeso, si sentono solo i nostri cuori galoppanti.

"Numero 24! Signor Red, venga pure alla cattedra".

Un sospiro generale esce dalle bocche di tutti, tranne che dal povero ragazzo.

Anziché seguire l'interrogazione, inizio a fare gli esercizi di matematica per domani, sotto lo sguardo stupito della mia compagna di banco.

"Che c'è? Mi piace portarmi avanti" dico alzando le spalle.

Dopo sei ore, in cui ho parlato con una Cindy sobria e dispiaciuta e con Alice, mi ritrovo a camminare verso l'università.

Non ho mangiato, però non ho fame. E poi non è una tragedia, tanto non potrei morire deperita, grazie alle scorte di lipidi che mi porto appresso.

Varco i cancelli possenti e inizio a vedere ragazzi e ragazze che camminano velocemente da una parte all'altra, come formiche in un formicaio.

Mi dirigo velocemente nell'ala dedicata a medicina, dove lui studia, ma non trovo nessuno, tutto deserto.

Vedo, fortunatamente, una ragazza che sta fumando:"Ciao, scusami. Ma dove sono tutti?"

Mi guarda con aria annoiata e risponde:"C'è la pausa pranzo, quindi sono tutti in mensa", ma poi aggiunge, vedendo la mia faccia da chi non sa dove sia la struttura, "Vai sempre dritto e gira a destra."

La ringrazio e seguo le sue indicazioni, fino a quando arrivo davanti ad una porta a vetri, da cui intravedo una folla di ragazzi affamati e schiamazzanti.

Faccio un bel respiro ed entro: non mi è mai piaciuto essere al centro dell'attenzione, ma da quando mi sono trasferita sono cambiate tante cose. Io sono cambiata: sono più intraprendente.

Mi blocco vicino al bancone in cui vi sono dei vassoi puliti ed inizio a cercare con lo sguardo una persona.

Quando vedo i suoi capelli castani e i lineamenti decisi del suo volto, inizio a camminare, sicura di quello che mi aveva tenuta sveglia la notte scorsa.

A mano a mano che la distanza fra di noi diminuisce, le mie gambe diventano più pesanti.

Mi sa che dovrò chiamare un carro attrezzi, perché tra poco non mi muoverò più e mi fermerò in mezzo alla mensa come una stupida.

Finalmente lo raggiungo e da dietro lo chiamo:"Alex."

Lui si gira di scatto, forse per aver sentito la mia voce inaspettata.

"Giuly! Che ci fai qui? Come sei arrivata?" si alza dalla sedia e mi sorride timidamente, ancora imbarazzato per gli avvenimenti di sabato.

Lo guardo negli occhi senza rispondere, e mi avvicino al suo viso, fino a quando faccio coincidere le mie labbra con le sue.

Inizialmente sorpreso, sbarra gli occhi, poi mi prende i morbidi fianchi e mi fa aderire dolcemente al suo corpo caldo.

Io gli allaccio le braccia dietro la nuca ed inizio ad assaporare il bacio, il nostro bacio, che ha il gusto di, di...

Carne ai ferri e patatine!?

Meno male che non sono vegetariana.

Sento partire una applauso generale, dei fischi e delle urla da tutta la mensa, che sembra in delirio ad un concerto o al cinema, quando una storia finisce a lieto fine, sebbene si pensasse il contrario.

Mi stacco da Alex velocemente, rossa in viso come un peperone e, intrecciando le dita con quelle della sua mano, gli dico:"Voglio mettermi con te".

La sua bocca si allarga in un grande sorriso e le sue braccia mi sollevano da terra per farmi fare una giravolta, per finire con un abbraccio.

"Grazie" mi sussurra nell'orecchio, mentre i suoi amici mi invitano a sedermi con loro.

Alex mi fa posto di fianco a lui e, dopo tutto il trambusto, riesco a guardare i presenti: saranno una decina, tra cui Daniel.

Mi fissa con uno sguardo che fa paura, mi inchioda sulla panca, e subito inizia a stuzzicarmi.

"Ciao Giulia, da quanto tempo" sorride malizioso.

In questo momento potrei anche insultarlo in italiano, tanto lui non mi capirebbe, ma non dico parolacce...cavolo, alcune volte mi servirebbero.

"Già, ma tranquillo. Non mi sei mancato per niente" rispondo beffarda.

Tutti al nostro tavolo si girano a guardarmi, scioccati per avermi sentito schernire quel belloccio.

"A no? Strano, ogni volta che mi guardi hai la bava che ti esce dalla bocca" mi provoca.

"Daniel, quello che ha la bavetta sei tu, ogni volta che mi incontri. Sbaglio, o sei stato tu a baciarmi alla festa? Sbaglio, oppure ti ho rifiutato e non sono venuta a letto con te, come farebbero tutte?"

"Hey! Io non lo farei!" ribatte una ragazza seduta vicino a me.

"Stai zitta Lizzy, tu sei lesbica!" la zittisce un altro.

Daniel è furente per la rabbia, scaraventa il vassoio per terra e urla:"Tanto, prima o poi, anche tu cadrai nella tela del mio fascino!"

"Sogna, Ken dei poveri!" ribatto, anche se so che Ken, in confronto a lui, fa schifo.

A grandi falcate raggiunge l'uscita, mentre tutta la mensa si è ammutolita, pronta ad avere un altro scoop.

Alex mi bacia sulla testa e mi dice di aspettarlo, mentre segue il suo amico.

La vita non si misura attraverso il numero di respiri che facciamo, ma attraverso i momenti che ci lasciano senza respiro.

Maya Angelou

~Angolo autrice~

Ciao a tutti! Grazie per essere arrivati a questo capitolo:)
Spero vi sia piaciuto: fatemelo sapere con commenti e stelline☆☆

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Grazie a tutti veramente, vi adoroo❤
Buona giornata e un bacione a tutti

Lisbeth♡

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