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Io sbianco e le ginocchia mi cedono, sicché cado per terra sbattendole sul freddo pavimento.

Matteo che aveva ricominciato a mangiare, si strozza con una penna e inizia a tossire forte, tanto che mia madre è costretta a dargli delle forti pacche sulla schiena.

Quando si riprende, si scosta bruscamente da lei e va via dalla cucina.

Si sente solo la sua porta sbattere.

Inizio a piangere e nella mia testa vedo solo delle immagini sfocate di Erica, Paolo, degli altri miei amici, della scuola, di papà, di tutto.

Mi alzo aiutata da mia madre, ma anche io mi dirigo verso la porta di ingresso.

Prendo cappotto, scarpe e apro la porta: una ventata di aria fresca mi colpisce il viso. Strano, essendo quasi estate.

In pochi secondi mi accorgo che sta piovendo forte, così la pioggia si confonde con le mie lacrime copiose.

Sono scioccata: prima la separazione dei miei genitori, poi il trasloco in un altro Stato.

Troppe cose in pochi giorni che mi stanno cambiando la vita.

Mi dicono che sono una ragazza forte, la roccia della famiglia.

Ma dentro soffro in silenzio e in solitudine.

Senza accorgermene, sono davanti alla casa di Paolo.

Suono e aspetto con impazienza che lui apra.

Sua madre appare sulla porta mi saluta e mi fa entrare. Mi tolgo le scarpe e corro subito nella camera del figlio come una pazza.

Alla fine mi ritrovo faccia a faccia con Paolo, come uno zombie, tutta inzuppata e infreddolita.

Non penso neanche prima di agire: ho staccato la ragione appena ho sentito la parola fatidica, Londra.

Gli getto le braccia intorno al collo e, essendo più bassa di lui, inizio a baciargli con violenza il collo, la mandibola...

Lui mi spinge via guardandomi come se fossi una pazza furiosa.

"Giuly?"

Inizio nuovamente a piangere. Se continuerò con questo passo, morirò disidratata.

Lui mi abbraccia a stiamo così per 5 minuti.

Alla fine, quando mi calmo, prendo coraggio e gli dico tutto:"Mia madre ha trovato un nuovo lavoro, da Google..."

"Wow! Che figata! Stai piangendo perché non potrai andare a fare un giro negli uffici? O perché non avrai nessun gadget?" ride.

Io divento paonazza dalla rabbia: non sopporto le persone che ridono o scherzano quando tu stai dicendo cose serie.

"Ma cosa ridi!? Ma ti rendi conto della situazione? Ci trasferiremo a Londra!" lui impallidisce.

"Stai scherzando vero? Spero di sì perché non mi sto divertendo".

Lo guardo con occhi tristi e lui capisce che è la pura verità, anche perché sono conciata davvero male.

"Lo sai che puoi restare vero? Sei maggiorenne, puoi decidere se vivere con la madre o con il padre" gli si illuminano gli occhi.

Anche io ho un attimo di eccitazione perchè non ci avevo pensato prima, ma questa finisce subito.

Scuoto la testa: "Non posso lasciare mia madre. E poi lo sai che io e lei ci intendiamo subito e su ogni cosa".

"Ma per un solo anno! Ti manca solo l'ultimo! Non puoi buttare all'aria i giorni passati a studiare, la fatica e l'impegno che ci hai messo! " urla.

"Esistono anche là le scuole. Comunque ora non ho voglia di parlare di questo. Hai qualche cosa da darmi per far asciugare i miei vestiti?"

"Oh...si scusa. Sono un po' spaesato. Non so a cosa pensare."

Mi dà una sua maglietta e un paio di shorts di basket.

Mi vado a cambiare in bagno, mi asciugo i capelli e quando arrivo in camera sua trovo due pacconi di patatine sul letto e una bottiglia di aranciata.

Mi sorride:"Pensavo ti servisse un bel film comico per tirarti un po' su di morale. Anzi...tirarci."

Sorrido. È sempre gentile con me, carino e.... mi ricordo immediatamente cosa avevo provato a fare circa 10 minuti prima. Io non sono una tipa da fare queste cose.

Mi siedo sul suo letto tutta rossa in viso, imbarazzatissima fino alle punte dei piedi.

"Ehm...Paolo, scusa per prima, se ti ho cercato di baciare. Non era mia intenzione, solo che ero sconvolta e..."

"Per cosa? Non hai fatto niente" mi guarda serio e io capisco che è troppo gentile da far finta di nulla.

"Grazie" gli dico sorridendo.

Mi cinge le spalle e fa partire il film nel suo televisore a muro.

Non inizia neanche il film che mi addormento esausta sulla sua spalla.

Dopo un po' sento che mi fa stendere sul suo letto e mi mette una coperta addosso. Si china e mi dà un piccolo bacio sulla fronte.
Se ne va, ma lascia dietro di sé una scia di profumo a me famigliare...

Mia madre.

La mattina seguente trovo Paolo disteso di fianco al letto su un piccolo materassino gonfiabile da campeggio. Lo guardo un po', fino a quando non si sveglia e andiamo insieme a fare colazione.

"Tua madre ieri notte è venuta qui per controllare che tu stessi bene. Ti ha anche lasciato dei vestiti puliti"

Io continuo a mangiare imperterrita i cereali al cioccolato che ho nella tazza, pensando a cosa succederà da questo momento in poi nella mia vita.

È complicatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora