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I suoi occhi sono ancora puntati nei miei e mi stanno scrutando l'anima.
Fin troppo forse.

Senza neanche pensarci prendo la mia borsa e scatto in piedi.

Lui mi sorride beffardamente e con la mano mi manda un bacio in modo teatrale.

Mi volto e inizio a camminare verso l'uscita: mi manca l'aria e sono sicura che se non uscirò in tempo da questa maledetta palestra potrei schiaffeggiare qualcuno.

Apro la porta e mi fiondo all'aria aperta.

Alzo il viso al cielo e mi perdo nella sua infinita grandezza. Chiudo gli occhi e respiro lentamente.

Prendo il cellulare e chiamo Erica, anche se so che spenderò tutta la mia ricarica per chiamare in Italia...
Non mi risponde e ciò mi preoccupa.

Cerco di non pensarci e mando subito un messaggio ad Alice e Cindy:

Meeting in your room.
It's important!!

Mezz'ora dopo arrivo con il fiatone nella loro stanza.

Alice mi apre la porta con un sorriso enorme e mi lascia entrare.

"Ciao! Dov'è Cindy?" chiedo guardandomi intorno, non vedendola.

"Ma ciaooo tesoro!" urla Cindy uscendo dal bagno completamente nuda, solo coperta da un asciugamano striminzito.

Ridiamo tutte per questa uscita alla "Moira Orfei" e aspettiamo che si vesta.

"Allora Giuly, che succede? Sembri sconvolta" mi domanda Alice, che è sempre apprensiva.

"Oggi sono uscita con Alex, mi ha invitata al suo allenamento e..." vengo bloccata da un urlo acutissimo di Cindy.

"Come, come?! Sei stata invitata da Alex!? Quell'Alex?"

"Sì" rispondo sbuffando, "ma non è questo il punto...anche se dopo devo parlare con voi di un'altra cosa.
Comunque, all'allenamento c'era anche Matteo, insieme a quella-"

"Non dire parolacce! Te ne pentiresti,  lo so. Quindi cerca di non arrabbiarti".

Butto gli occhi al cielo, ma rigrazio Alice: "Con quella ragazza che abbiamo visto ieri. E Daniel Clarke. Doveva allenarsi insieme ad Alex! Mi ha anche guardata e mi ha mandato un bacio!" alzo la voce e divento rossa per la rabbia.
"E quindi me ne sono andata."

Cindy non dà segni di vita, è persa nel suo mondo...chissà a chi sta pensando con quegli occhi trasognati.

"Cindy, vuoi un bicchierino?"

"No grazie, non bevo alcolici di pomeriggio".

"Intendevo per la bavetta che tra poco ti uscirà dalla bocca!" dico, facendo ridere le due ragazze.

"Scusate, stavo pensando a quanto sono belli i ragazzi dell'università...non vedo l'ora di andarci!"

Immagino...

"Giuly, la professoressa Gibson mi ha chiesto di riferirti che questo venerdì dovrai fermarti a scuola anche di pomeriggio. Dovrai sostenere una specie di esame per testare il tuo livello, sai, per sapere a che punto sei con il programma" mi dice Alice desolata.

La guardo spiazzata. Mi butto sul letto esasperata con le braccia aperte: ci mancava solo questo...

Chiudo gli occhi e vorrei solo rilassarmi un paio di minuti, anche se di sicuro mi staranno osservando come se fossi una pazza.

Ma, come si suol dire, la sfortuna  ci vede benissimo e infatti il mio telefono squilla.

Prendo il cellulare e guardo lo schermo molto scocciata.

Alex.

Non ho proprio voglia di parlare con nessuno, quindi ignoro la chiamata e rivolgo lo sguardo verso Alice e Cindy, che mi scrutano interrogative.

Sto per dir loro cosa ho provato quando l'ho visto questa mattina, mentre stavo leggendo, ma mi blocco.

Non so perchè, ma non riesco ad esprimere i miei sentimenti.

Eppure ho un grande bisogno di parlare e confrontarmi con qualcuno.

È come se fossi un ramo che fluttua sulla superficie di un fiume in piena, metà dentro l'acqua e metà fuori, rivolto verso il cielo: non riesce a fermarsi, è spinto dalle correnti e dai turbinii dell'acqua, che scorre imperterrita senza curarsi di lui e di dove approderà.

Con la confusione, che spesso mi attanaglia, saluto frettolosamente le ragazze, che ormai non riescono a proferire parola, tanto sono scioccate dal mio a dir poco strano comportamento.

Esco dalla stanza, esco dai cancelli dell'istituto e mi dirigo senza meta per le strade della piccola cittadella.

Cammino come se fossi in trance, guardando tutto ma non vedendo nulla, solo immersa nel mio mondo.

Vado a sbattere contro un ragazzo.

Lo guardo con occhi spenti e vedo che ha la sua mano in quella di una bambina, probabilmente sua sorella.

Mi viene in mente la mia infanzia, resa piena e allegra da mio fratello: litigavamo spesso, spesso facevamo la lotta, ma ci volevamo bene per quello che eravamo.

Ad un certo punto, immersa nei miei ricordi, mi ritrovo di fronte ad un negozio dall'aria molto antica.

La scritta dorata "Cooper's book-since 1798" sovrasta lo stipite di una porta di legno scuro, ormai consumata e con delle parti gonfie, forse per l'umidità.

Ai lati vi sono due vetrine, da cui si possono vedere gli scaffali alti e polverosi, e in cui vi sono esposti alcuni volumi.

Fu in quel momento che lo vidi.

~Angolo autrice~

Ciao a tutti!
Scusate se ho tardato a postare un nuovo capitolo, ma non sono riuscita a farlo prima a causa dei vari impegni...
Ringrazio chiunque stia leggendo questa storia, la stia votando e commentando.
Continuate così!:)
Sono sempre disponibile e potete mandarmi messaggi per chiarimenti, commenti e consigli!
Buona giornata e un bacione a tutti♡

Lisbeth

È complicatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora