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MATTEO'S POV

"Un caffè senza zucchero per favore" chiedo alla ragazza del bar poco distante dal dormitorio.

"Dormito poco?" chiede una voce sconosciuta.

Mi giro e vedo un ragazzo basso e con i capelli disordinati, occhialoni e camicia fuori dai pantaloni. Mi sembra un nerd. Forse lo è...

"Sono James, piacere".

"Matteo" e mentre gli stringo la mano penso a Bond, James Bond.

Ok, si vede che non ho dormito questa notte. Continuo a pensare a quello che è accaduto ieri e alla ragazza con gli occhi marroni.

"Sei in coma vedo. Bevi il caffè e vedrai che andrà bene. Non sei neanche di tante parole, quindi vado e ci vediamo in giro".

Rimango sbigottito da questo strano incontro con quello strano ragazzo. Mi bevo il caffè velocemente,  senza assaporarlo, perché so che non sarà mai come quello italiano e mi dirigo in classe.

Mi siedo subito e vedo in un angolo John, Edward e Thomas che mi salutano con la mano. Io ricambio, ma non ho voglia di parlare con nessuno oggi.

Appena mi volto dall'altra parte mi trovo davanti al banco un ragazzo.

Alzo la testa fino a guardarlo nei suoi occhi di ghiaccio.

Un brivido mi scorre sulla schiena: non so se per paura o per il colore dei suoi occhi che mi danno una sensazione di freddo.

"Buongiorno Matteo. Ho saputo che hai parlato con James. È uno sfigato, se fossi in te non lo farei più. Non ti mischiare con chi non è al nostro livello".

Rimango spaesato e non capisco più niente. Che cosa succede? Perchè non posso parlare con lui? E poi cosa significa "non ti mischiare con chi non è al nostro livello"?

"Fuori da scuola ci vediamo nel mio dormitorio. Stanza 356. Alle 16 in punto. Non fare tardi." gira  i tacchi e se ne va come se nulla fosse, prima che il professore entri nell'aula.

Ma chi si crede di essere?! È proprio un posh, tipico inglese di famiglia benestante che frequenta Cambridge per mantenere le tradizioni di famiglia.

I tre miei amici mi guardano perplessi e vedo nei loro occhi che sono preoccupati per me.

Scuoto la testa sforzando un finto sorriso e inizio a seguire la lezione.

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"Cosa ti ha chiesto?" chiede Edward mentre mangia il suo pollo con purè di patate.

"Che vuole vedermi nella sua stanza".

A Thomas cade un pezzo di pane dalle mani.

"Allora la faccenda è seria" replica John.

Scoppio a ridere:"Mettete più ansia voi che la situazione in sè ".

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Dopo la lezione mi dirigo nella mia camera per lavarmi e sistemarmi meglio. Non so perché lo stia facendo. D'altro canto non sto andando dalla regina Elisabetta!

Ma ogni volta che vedo quel ragazzo, di cui ancora non conosco il nome, provo un senso di, di... non saprei spiegarlo.

Paura? Sottomissione? Reverenza? Voglia di essere al suo livello?

Mi sistemo la cravatta e mi dirigo verso la stanza 356.

C'è un silenzio di tomba e ciò mette soggezione.

Busso due colpi, brevi ma decisi: mai mostrarsi debole davanti al nemico.

Ma lui è il mio nemico?

Mi apre lui e mi sorride gentilmente, mi fa accomodare su un comodo divanetto.

Cavolo! La sua stanza è tre volte più grande della mia! È ben arredata con mobili di lusso e ha un letto grande a baldacchino.

"Non mi hai detto ancora come ti chiami " dico io per prima cosa.

"Daniel" mi stringe la mano e si accomoda anche lui su una poltrona.

"Parlami un po' di te. So solo che sei italiano e che ti sei trasferito da poco".

Sospiro e inizio a raccontare dal mio trasferimento per "motivi personali" fino ad oggi.

Lui mi ascolta attento e mi pone domande generali da qual è il mio sport preferito, il rugby, a che città ho visitato.

"Io sono andato spesso in Italia, mi piace molto, soprattutto le ragazze." Fa un sorrisino malizioso e si alza per andare a prendere da bere.

"Cosa vuoi? Non ho alcolici ma se vuoi ho un sacco di bibite gassate e succhi"

"Come mai?" chiedo stupito io.

"Non bevo, non mi piace l'alcol e l'effetto che ha sulle persone".

Passiamo, stranamente, un bel pomeriggio insieme a parlare del più e del meno e riguardo ad aneddoti dell'università.

Alla fine mi propone di mangiare con lui ed altri suoi amici in un ristorante di lusso in città.

Io, ovviamente in imbarazzo, dico che non lo so, perché non sono ricco come lui.

Lui capisce la situazione e allora decide di offrire lui.

"No, non posso accettare. Grazie lo stesso"

"Allora ordineremo qualche cosa nella mia stanza, ok? Così ci divertiremo anche di più senza dover fare i perfettini, di non mettere i gomiti sul tavolo, di avere sempre la schiena dritta...che palle ".

Ridiamo insieme e iniziamo una discussione su cosa ordinare.

È complicatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora