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DIANA'S POV

Sgattaiolo furtivamente dalla stanza di Matteo.

Dopo questa lunga notte, sta dormendo come un bambino: il suo corpo nudo, perfetto, è coperto solo da una parte dal lenzuolo; il viso è rilassato ed i capelli gli ricadono sulla fronte in modo disordinato.

Dovevo andarmene. Non ce la facevo più.

Solo ora quel senso di oppressione e di colpa, che mi ha tormentato lo stomaco, si sta alleviando.

Sensi di colpa per lui: perchè i sentimenti per Matteo sono quelli per un amico, non per un amante.

Sensi di colpa per me: mi sto facendo del male inutile, tutto ciò è contro la mia natura.

Mentre mi dirigo in camera, mi viene in mente di passare a controllare se il mio fratellone è ritornato a casa dalla festa di ieri. Spero di sì, se no, appena lo farà, dovrà affrontare la parte peggiore di me.

Arrivo davanti alla stanza 356 e cerco il mazzo di chiavi nella mia borsa.

Trovato quello che stavo cercando, apro la porta e, nella penombra, mi dirigo verso il letto.

Arrivata all'estremità, vedo, al centro di esso, una leggera montagnetta che si alza e si abbassa.

Mi rilasso e non penso al peggio, tipo Daniel ubriaco che vaga per la città, e mi volto verso la porta, per tornare in camera mia e farmi una doccia.

Ma, per la prima volta in vita mia, la curiosità mi attanaglia, e voglio vedere Daniel dormire.

Forse, per la tempesta che ho dentro, ho bisogno di aggrapparmi ai ricordi della mia infanzia, della mia famiglia.

Giro intorno al letto ed afferro un angolo del piumone, poi lo tiro verso di me con una lentezza snervante, per non svegliare il ragazzo.

Vedendo dei capelli marroni e lunghi, mi chiedo chi possa essere la nuova conquista della serata, ma un campanello mi suona dentro, anzi...mi stordisce.

Rimango a guardare i due corpi abbracciati nel sonno, quando la ragazza si muove e si stiracchia, rivelando il suo volto.

Io indietreggio e soffoco un urlo, mettendomi una mano sulla bocca.

GIULIA'S POV

Sono fra le braccia di Morfeo, ma questo, a poco a poco mi lascia andare e mi sto svegliando, lo so.

Sento un po' di freddo: forse stare dentro al piumone senza emergere ogni tanto con la testa mi ha fatto salire la temperatura a mille.

Infatti sento un tepore strano, che mi piace, devo ammettere, e non ho voglia di muovere un solo muscolo per rompere l'incanto.

Mi faccio cullare dal suono del cuore, che mi batte sulla schiena, stranamente; un soffio caldo mi spettina i capelli e sento che il mio copro è dolcemente immobilizzato.

Ora sento freddo sulle gambe e devo per forza rimediare.

Con fatica provo a dischiudere gli occhi e me li stropiccio, poi butto in aria le braccia per stirare tutti i muscoli indolenziti.

Quasi con occhi chiusi cerco la coperta, ma sento un gemito e mi giro subito, spaventata, nella direzione da cui è provenuto.

Rimango impietrita alla vista di Diana, la gola secca ed una paralisi facciale.

I suoi occhi sono lucidi e taglienti: non capisco se per il pianto o se per qualche delusione.

Non sto capendo letteralmente niente.

È complicatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora