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Ci guardiamo intensamente negli occhi e per un attimo non penso a nulla.

È strano. Si pensa sempre a qualcosa, la mente lavora ed elabora gli oggetti che vede. Non esiste il nulla, forse nell'universo, ma neanche, perché si troverà sempre della materia.

Ed ecco che anche io penso a qualche cosa, giusto per confermare la mia tesi.

In questo momento così imbarazzante, ma neanche tanto, dato che sono la regina delle figuracce in pubblico, anche la mia "amata" tecnologia ci si mette d'impegno.

Il mio cellulare inizia a squillare a massimo volume, dato che non sento mai le chiamate, e la mia suoneria avanza, si fa spazio in mezzo a visi alquanto perplessi.

Louie Louie dei The Kingsmen.

Mi ricordo che l'avevo messa dopo aver guardato il film "Innocenti bugie"...che ricordi!

Anche io sognavo di andare in moto in quel modo spericolato mentre i tori di Pamplona correvano nelle viuzze...

Il ragazzo che mi sorregge toglie una sua mano da sotto il mio braccio destro e infila con nonchalance la mano nella mia tasca della felpa.

Prende il cellulare e schiaccia il tasto verde.

Io sono impietrita. Non riesco a muovere un muscolo, pur essendo in una posizione scomodissima e inumana : sembro Michael Jackson quando in Thriller scende verso il pavimento in obliquo...che figura...

"Pronto?" risponde, atteggiandosi e facendo una faccia da schiaffi.
Proprio in questo momento gliene darei due!

"Ah-ah. Sì. È qua, ma in questo momento è occupata"

Non riesco a sentire quello che sta dicendo la persona dall'altro lato della cornetta.

Può essere Erica, Paolo, o, peggio ancora, mio padre o mia madre!

Ma ecco le parole fatidiche :"Sì, sono il suo ragazzo e ora mi dispiace ma dobbiamo andare" e dicendo così gli chiude in faccia.

"Ecco a te tesoro" dice, mettendo il cellulare nel posto in cui lo aveva preso.

WHAT?! TESORO!? ORA BASTA!

Raccolgo quelle poche forze che ho, dato che i miei muscoli delle gambe si sono irrigiditi, e con gli addominali che non ho, mi tiro su dalla presa di quel ragazzo insolente.

Ci guardiamo per un secondo, poi io alzo la mano e gli tiro uno schiaffo sulla guancia sinistra.

Il suono rimbomba per la stanza e per il corridoio del dormitorio.

Rimango stupita dal mio gesto: io non sono mai stata violenta e non ho mai ammazzato neanche un moscerino, tranne le zanzare.

La vergogna e la rabbia prendono però subito il posto dello stupore ed entro nella stanza paonazza.

Con lo sguardo cerco Matteo che è a bocca aperta e in piedi, di fianco ad un tavolo.

Vedo i resti di una cena abbondante e capisco subito: mio fratello ha preferito mangiare con i suoi nuovi amichetti snob che con me e Will.

Ma non è questo il punto. Lui non ha nemmeno avuto la gentilezza di chiamarmi o anche farmi un messaggio, anziché farmi preoccupare.

"Tu!" urlo puntandogli il dito contro: "Vergognati. Non hai avuto neanche il buon senso di chiamarmi. Inventati subito qualche scusa per farti perdonare!"

"Ma chi è? La tua ragazza?" ride un tipo bassino con i capelli castani.

Vedo con la coda dell'occhio un'ombra.

Mi giro e incontro un paio di occhi marroni che mi guardano attentamente, che quasi mi bruciano la pelle.

Distolgo lo sguardo e me ne vado, dato che Matteo non dice niente e quel ragazzo continua a ridere come uno stupido.

"Vergognati " sussurro in lacrime.

Non c'è la faccio più a trattenermi. Odio piangere in pubblico, ma adesso non posso più arrestare questo mare salato.

William mi cinge le spalle e mi porta fuori dalla stanza lussuosa, mentre il ragazzo che ho schiaffeggiato prima, è rimasto sulla porta senza fiatare.

Appena gli passo accanto si irrigidisce e sbatte la porta alle mie spalle con una forza tale, che le pareti tremano.

Alice e Cindy mi abbracciano e mi accompagnano davanti alla stanza 210 senza dire nulla, solo accarezzandomi la testa e le spalle.

Dico ai tre che sto bene, anche se non è vero.

Per la prima volta, da quando sono in Inghilterra, mi sento sola, davvero sola. Mio padre è in Italia, mia madre è in una città lontana e non la disturberei mai per poi riversare su di lei i miei problemi, anche se lei c'è sempre, e Matteo...

Saluto tutti ed entro in camera, chiudo la porta e mi butto sul letto, coprendo la faccia con il cuscino e bagnandolo tutto con le mie lacrime.

Sento una mano sulla schiena e qualcuno si siede sul letto.

Sobbalzo e una voce chiede allarmata:"Tutto bene? Cosa è successo?"

Sharyl.

Mi giro verso di lei e incomincio a piangere sulla sua spalla, mentre mi cinge con un tenero abbraccio.

Non diciamo niente. Passiamo un'ora così, mentre lei mi culla e mi accarezza la schiena.

Alla fine si alza e mi prende un bicchiere d'acqua.

Mi ordina di fare una doccia e poi mi manda subito a riposare.

"Dormire aiuta! E ti rende più bella!" dice ridacchiando.

Anche io ridacchio e lei sembra più serena.

Mi addormento così, stanca e sconvolta per l'accaduto, con un mal di testa che mi darà fastidio anche appena sveglia.

È complicatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora