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Cerco di avvicinarmi di soppiatto e, arrivata di fianco a lui, lo guardo dall'alto.

Per la prima volta posso ammirarlo in santa pace e senza imbarazzo.
Le sue ciglia sono lunghe e curve tanto da accarezzargli la parte sotto gli occhi, le sopracciglia, sebbene spettinate, sembrano seguire un ordine logico.
Penso alle mie, il contrario delle sue: anche se le sistemo sparano in ogni direzione. Maledette.
Dalle sue guance vedo spuntare dei puntini neri, segno di una barba che vuole uscire allo scoperto.

Allungo le dita per sfiorarlo, ma vengo catapultata sul letto con un movimento fulmineo di reni di Daniel.

Ho la tachicardia per lo spavento, che aumenta quando lui si mette a cavalcioni su di me ed inizia a farmi il solletico. Ridiamo come due bambini, fino a quando non gli tiro, per sbaglio, giuro, una ginocchiata nelle parti intime.

Lui diventa paonazzo e, tenendosi i gioielli, cade a terra facendo dei gemiti soffocati.

"Danny! Scusa-scusa-scusa! Non volevo" dico piegandomi su di lui e cercando di aiutarlo, invano.

"Donna, stammi lontana" bisbiglia.
"Il tuo è un vero e proprio attentato alla mia progenie."

Cerco di soffocare la risata che mi provoca la sua affermazione e lo faccio alzare e distendere sul letto, mentre gli porgo un bicchiere di acqua.

Dopo qualche minuto passato in silenzio seduti sul mio letto, Daniel mi porge gli scones e si alza per riempire il bollitore sulla scrivania.
Io prendo due bustine di tè e quando tutto è pronto ci risiediamo.

Ne afferro uno e inizio a gustarlo con burro e marmellata. Lui fa lo stesso e mi fissa curioso, aspettando una mia reazione.

"Come ho detto prima sono buonissimi, cercherò la ricetta per cucinarli a Matteo e a mia madre" affermo sovrappensiero.

"Ti manca?"

"Un po' sì, ma è una donna forte che io stimo molto. Poi ora c'è di mezzo anche un vicino che devo tenere d'occhio."

I miei occhi si chiudono in una fessura e continuo a sgranocchiare il dolcetto.

Daniel ride di gusto: "Sbaglio o non ti piace?"

"Non è che non mi piace, però..." mi fermo osservandolo, non sapendo se aprirmi o no.

"...però i miei si sono appena separati e mi dà fastidio immaginare mia madre con lui. È una fase iniziale, lo so, poi mi passerà. Sembra una brava persona."

"Ti capisco. Anche i miei sono divorziati. Però mio padre non si è più fatto una vita perchè doveva badare a me e a Diana."

Sembra pensare a qualcosa, ma io interrompo le sue riflessioni.

"E tua madre?"

Subito mi pento della domanda che ho posto senza pensare, con poco tatto ed invadente.

Lui fa una smorfia, ma mi risponde: "È stata lei ad andare con un altro. Tra l'altro un uomo viscido come una saponetta. Ma sai, ha un bel po' di denaro e...sai cosa intendo."

"M-mi dispiace, non volevo essere così impicciona" abbasso la testa.

Mai, dico mai giudicare una persona. Nessuno conosce la storia che c'è dietro ad ognuno di noi.
Siamo frutto del nostro passato.

Lui mi prende il mento e lo solleva: "Non lo fare più."

Il suo sguardo di ghiaccio mi inchioda e rabbrividisco.

"Cosa? Non ho fatto nulla."

Ora l'azzurro dei suoi occhi sembra sciogliersi e scurirsi: "Non abbassare mai lo sguardo. Voglio sempre vedere il colore dei tuoi occhi."

È complicatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora