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MATTEO'S POV

Appena saluto mia madre, io e William ci dirigiamo all'ufficio del preside.

Davanti alla porta William mi saluta e mi dice:"In bocca al lupo" strizzando l'occhio.

Busso e una voce profonda mi dice di entrare.

Nella stanza vedo un ometto con i capelli grigi, occhiali scuri e con abiti firmati e molto eleganti.

Siede ad una scrivania di legno pregiato, che costa più della mia vecchia Mito rossa, ed è ricoperta da fogli e cartelline dall'aria importante.

La stanza è interamente ricoperta da boiserie che presumo sia dello stesso legno della scrivania.

Vi sono impilati una quantità enorme di libri che hanno l'aria di essere molto antichi e già questo basta per mettermi dei brividi di piacere. Adoro leggere, soprattutto manoscritti e opere rare.

"Si avvicini ragazzo. Lei è...?"

"Matteo Cicognini"

"Ah sì, il nuovo ragazzo italiano! Adoro l'Italia, ho partecipato e tenuto io stesso delle conferenze letterarie. Che bellezza!"

Inizia a blaterare sulla scuola, su quanto sia fortunato ad esserci entrato, delle regole precise che ci sono per mantenere una buona facciata dell'università e così via, fino a quando mi lascia libero di andare nella mia stanza.

Arrivato ai dormitori devo salire tre rampe di scale prima di trovarmi davanti alla camera. Apro la porta con un po' di nervosismo, ma appena vedo il letto a baldacchino, una grande scrivania sotto un'enorme finestra che dà sul giardino secondario, la mia paura se ne va e ne prende posto l'eccitazione.

Mi sdraio subito sul letto e lo tasto facendo dei piccoli rimbalzi con il sedere. Non scricchiola neanche, così potrò muovermi quanto vorrò senza innervosirmi per il rumore.

Disfo immediatamente le valigie e scendo appena in tempo a lezione. La mia prima lezione di ingegneria aeronautica a Cambridge.

Spero anche di farmi nuovi amici. Nella mia vecchia scuola ero popolare senza aver fatto nulla di particolare, forse anche qua, con un po' di fortuna mi sarei fatto spazio fra gli inglesini posh.

Arrivo un attimo prima del professore che mi dà il benvenuto ma non si scomoda neanche a presentarmi. Benone, così qualcuno si farà avanti.

Infatti, finita la lezione, si avvicinano tre ragazzi che si presentano subito con un sorriso stampato in faccia.

"Ciao! Sei il nuovo ragazzo italiano? Le ragazze non fanno che parlare d'altro!"

"Veramente?" chiedo stupito, ma loro subito iniziano a ridere.

"Stiamo scherzando! Comunque siamo John, Edward e Thomas".

Rido anche io e porgo loro la mano:"Matteo, il nuovo stallone italiano".

Alla battuta si piegano per le risate e in quel momento si avvicina un altro ragazzo. Alto, capelli neri come il catrame ed occhi azzurri come il ghiaccio. Un "bel tipo" direbbero le ragazze.

"Alle 4 in palestra. Ti sfido " fa un sorriso beffardo e si gira dall'altra parte per uscire dall'aula.

John, Edward e Thomas restano pietrificati e mi guardano come se avessero avuto davanti un morto.

"In bocca al lupo amico. Noi ti verremo a vedere e ad assistere psicologicamente. Quello è uno che fa seriamente!" dice Thomas

"Spero tu sia più bravo!" replica John

"Anche io! Così la smetterà di fare il gradasso! " aggiunge con disprezzo Edward.

"Woo...un attimo! Di cosa state parlando? In cosa dovrei essere più bravo?" chiedo confuso.

"Lui sfida tutti i ragazzi a scherma: chi secondo lui è bravo ed ha coraggio, diventa suo amico e rientra nella cerchia dei suoi favoriti".

"Io non ho mai fatto scherma! E poi non voglio far parte di nessun club o cerchia ristretta! "

"Fidati, stare con lui conviene a tutti. Ha sempre dei grandi privilegi e spesso non rispetta le regole. E sai perché?" scuoto la testa e aspetto curioso cosa stia per confessarmi.

"Perché è ricco sfondato e suo padre dona un sacco di soldi alla scuola".

Alle 4 mi ritrovo in palestra per sfidare il figlio di papà che non è mai stato battuto. E mi chiedo pure il perché...forse per mostrare che non ho paura.

Mi tremano le mani e sudo freddo, ma infilo la divisa bianca che una ragazza mi ha dato e la maschera.

Mi sento chiuso in gabbia e sento che soffocherò presto.

I "tre moschettieri" si sono seduti sulle panchine in prima fila e gesticolano per mostrarmi delle tecniche.

Non serve a nulla anche perché la ragazza che poco fa mi ha dato la veste ora è in mezzo alla pedana e dice qualche cosa in francese.

Capisco che devo andare su, sebbene non abbia mai studiato quella lingua. Ma perché poi sono fissati con il francese?!

Di fronte a me avanza una figura che cammina con sicurezza e si staglia in tutta la sua stazza.

Mi porge la mano e gliela stringo il più forte possibile per non far vedere la mia tensione e paura.

"Che vinca il migliore" dice attraverso la maschera.

Ci sistemiamo ai lati dell'arbitro.

"En garde!" urla " Etes-vous prets?" io mi sento sperduto senza aria e senza capire un accidente!

"Allez!"

Il ragazzo inizia a muoversi e cerca di confondermi. Attacca e con il suo fioretto mi c'entra in pieno petto.

Rimango scioccato dalla sua velocità, ma questo mi sprona ad attaccarlo più volte: ovviamente lui si sposta e salta come un grillo e le stoccate che arrivano su di me sono per lui punti.

Alla fine, mentre mi colpisce un'ultima volta, perdo l'equilibrio e cado a terra.

La ragazza prende la mano del vincitore e solo in quel momento sento degli applausi e vedo che si è formata una folla intorno alla pedana.

Il ragazzo viene verso di me, si toglie la maschera e mi offre il suo aiuto per alzarmi. Io accetto e mi alzo in piedi.

"Per essere la tua prima volta non sei male. Hai grinta!" mi tira una pacca sulla spalla e se ne va, andando verso una ragazza alta, mora e con degli occhi castani che mi fanno subito sciogliere.

Sta guardando proprio me e mi sorride prima di voltarsi per andarsene via con colui che mi ha battuto. Non so neanche il suo nome. Anzi...i loro.

È complicatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora