Tra Passione e Lacrime

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Ero appena tornato a Roma.
Sentivo un'aria diversa,aria di casa anche se quei giorni con Emma furono indimenticabili era il momento di tornare alla vita di sempre e riprendere a lavorare.
Tornai a casa,feci una veloce doccia e raggiunsi la mia casa discografica.
Giacomo,il mio capo e nonché grande amico,era felice e allo stesso tempo incazzato di vedermi.
Non mi fece nessuna domanda,aveva smesso di essere invadente nei confronti della mia vita privata,aveva capito che non doveva interessarsi di cose che andavano al di fuori del mio lavoro. Eravamo molto più tranquilli,mi lasciava più libero.
"Ora ci rimettiamo a lavoro Mattia giusto?"
"Perché chi sì è mai fermato? Mi sono preso dei giorni de cazzeggio,adesso sono tornato."
"Ha chiamato il manager di Elisa ieri,vuole che partecipi ad un evento in cui ci saranno anche gli altri ragazzi di Amici,mi sembra una bella opportunità."
"Ammazza sì,ecco perché Elisa aveva provato a chiamarmi ieri."
"E come sempre tu non eri reperibile."
"Ce siete voi per questo."
Uscì per andare a fumarmi una sigaretta e chiamai Emma per avvisarla dell'invito di Elisa.
"Ehy..."rispose in modo quasi freddo..
"Tutto bene?"
"Sì sì è solo che sto in studio."
"Sei de ghiaccio altroché..."
"Mattia non mi sembra il momento di farmi il processo per come ti ho risposto,oggi ho i miei scazzi non ti ci mettere anche tu."
"Io ti avevo chiamato perché volevo condividere una gioia con te."
"E io sono qui ad ascoltarti."
"Quasi per forza ma sì mi stai ascoltando."
"Dai,non fare l'offeso,sono qua."
"Elisa mi ha invitato a Cividale,per un live."
"Aveva chiamato anche me."
"Quindi ci sarai anche tu?"
"No Mattia non ci sarò..."
"Stai scherzando?"
"Non posso voglio dire non me la sento,è troppo presto,non così non dobbiamo dirlo così."
"Ma che stai dicendo? Stai prendendo le distanze da me dopo tutto quello che abbiamo vissuto a Milano!"
"Non lo so,non sono più sicura di niente...Non so se tutto questo è giusto..."
"Noi non abbiamo più niente da dirci Emma."
Chiusi il telefono,sconvolto.
Presi la macchina;non avevo una meta,continuavo a vagare per le vie di Roma senza avere pace.
Mi sentivo a pezzi. Avevo trovato il modo per chiudere tutto con Micaela,per raggiungere un equilibrio,mi ero lasciato completamente andare con lei.
E ora mi sentivo in frantumi come se avessi lasciato tutto a lei,nelle sue mani e provavo rabbia perché le permettevo di farmi stare male con un solo rifiuto. Era finita. Di nuovo.
D'istinto,senza pensare neanche al perché stessi andando da lei mi diressi in ospedale. In fondo non era peggiore di tutte le persone che avevo intorno,alla fine tutti mi avevano deluso.
"Ehy..." le dissi mentre la vedevo insofferente su quel letto di ospedale.
Non chiesi neanche il motivo per cui era finita là,che importava,stava male e la colpa era solo mia.
"Mi dispiace,sono stata una stupida."
"Shh...Non sforzarti..."le dissi mentre mi siedevo vicino a lei a bordo del letto.
"Ho sbagliato tutto Mattia."
"Il problema non sei tu."
"Avrei dovuto reagire diversamente,non ho fatto altro che allontanarti."
"Forse sarebbe andata così comunque."
Il mio telefono iniziò a vibrare,era Emma a cui prontamente rifiutai la chiamata.
"Guarda che puoi rispondere."
"Nun me vá."
"È lei? Guarda che so tutto."
"Sei l'ultima persona con cui vorrei parlarne e sinceramente per te non è neanche il momento,rimettiti."
Mi alzo per andare via,dopo averle baciato la fronte.
"Matti."mi voltai al suo richiamo mentre di spalle stavo per andare via "Non voglio perderti."
Io non le risposi e mi diressi verso l'uscita ancora più confuso di prima.
Nei giorni successivi ero impegnato nuovamente nel lavoro.
Emma mi chiamava da giorni. Si era complimentata con me tramite messaggio per come mi ero esibito a Cividale.
C'era sempre ad ogni ora del giorno,c'era con le chiamate ed era un pensiero fisso per me.
Probabilmente voleva scusarsi con me per tutto ma io non ne volevo sapere,una chiamata non avrebbe risolto nulla,non stavolta,era troppo semplice.
Tutto questo mi rendeva nervoso,perché dopo quel litigio non avevo avuto di sfogarmi con lei,dirle che quelle parole mi avevano distrutto,il suo essere distaccata mi aveva distrutto e che non averla accanto mi uccideva. Sfogavo le mie sfrustazioni scrivendo e ubriacandomi,come se fosse la cosa più normale del mondo e la mia vita stava pian piano tornando alla normalità,tutto quello che facevo prima di conoscerla.
Ma cosa mi aspettavo? Che davvero fuori da quelle mure la favola sarebbe continuata?
L'unica frase che mi annebbiava la mente era "sopravvivo nonostante te". L'unica che sembrava dare un senso a quello che stavo vivendo.
Portai Micaela con me,nuovo evento stesso copione.
Volevo ferirla? Forse. Volevo che il messaggio le arrivasse forte e chiaro. Lei mi aveva lasciato ed io mi ero rifugiato nelle mie certezze.
Uno scatto,uno solo. Io e Micaela che sorridiamo ad una battuta,niente di compromettente,niente di intimo.
Ma lei sbatte questa foto sui social,sono la sua felicità,ed io non dico nulla,anzi quasi sorrido alla visione di quella foto. Sapevo che lei si sarebbe sentita male quasi quanto me.
Non una chiamata,non un messaggio.
Ci direggiamo verso l'hotel,ognuno ad una stanza diversa. Il malessere è sempre lo stesso,mi sento solo più forte di nuovo,il mio orgoglio era di nuovo intatto ma anche il mio amore per lei. Era predominato da rancore e rabbia ma era ancora là.
Una doccia fredda.
Cerco qualche maglia nella valigia ma sento bussare alla porta. Immagino che sia la cena che mi spetta anche se è già mezzanotte. Ancora in accappatoio apro la porta,e mi ritrovo davanti l'ultima persona che mi aspettavo ma l'unica che desideravo.
"Hai finito coi teatrini? O ce l'hai nascosta sotto al letto?"
Mi spinge dentro la stanza con modo sicuro dopo essersi chiusa la porta alle spalle.
"Non c'è nessuno qui. E anche se ci fosse non sarebbe affar tuo."
"Si che lo è,lo è dal momento che mi hai mentito."
"Io non ho fatto proprio un bel niente,sono tornato alla mia vita de merda,quella di cui mi devo accontentare e che mi aspetta ogni volta che te girano,ogni volta che mi volti le spalle."
"Sono giorni che provo a chiamarti per rimediare."
"Non c'è proprio un cazzo da rimediare." Le dico alzando la voce.
"Non ti interessa neanche sentire ciò che ho da dirti,tu eri quello con cui potevi intavolare una discussione,beh lo sto vedendo."
"Perché cazzo sei venuta eh?"
"Per te. Per te sono venuta. Perché sono una cogliona. Perché distruggo sempre tutto. Tu neanche immagini la felicità che ho provato ad averti con me. E sono impazzita talmente tanto che mi sembrava di sognare,era troppo bello,troppo per una come me. E ho avuto paura Mattia,e quando ho paura metto le persone alla prova quasi come se volessi tastare la loro resistenza di fronte al mio carattere di merda. Non voglio che la nostra storia finisca sui giornali come non voglio condivederti con nessuno. E come faccio di fronte all'ennesima foto con lei? Era una frecciata,una prova,cos'era Mattia?"Lei iniziò a piangere e io mi sentivo impotentente di fronte a quelle parole. Lei aveva sofferto nel mio stesso modo,forse di più perché tutto questo dipendeva da lei.
Così la avvicinai a me. Senza rancore. Senza più rabbia.
"Volevo farti incazzare,l'ennessima provocazione.
Non l'ho neanche sfiorata..."
"Lo sò..."Mi disse mentre affondava le sue mani tra la mia schiena nuda facendosi largo nel mio accappatoio.
"La mattina in cui sei partito per Roma...ho letto una conversazione con la tua ex..."
"Perché non me lo hai detto?"
"Non lo sò Mattia,sono rimasta senza parole."
"Alla stazione ti avevo chiesto cosa te turbava e non m'hai detto nulla."
"Mattia tu le dicevi che stavi sacrificando la tua vita per me,poi la fretta di partire. Ho pensato il peggio,come sempre."
"Che hai pensato?"
"Che partissi per lei,per andare a trovarla. E ho avuto paura di perderti,di nuovo,pensavo che mi stessi mentendo."
"Ti ho mai mentito?"
"No.Ma...." disse mentre iniziava a piangere abbracciata a me.
"Ehy...guardami..." con le dita sul suo mento cercai i suoi occhi arrossati con qualche lacrima nera sul viso dovuta al mascara che si stava sciogliendo. La odiavo quando ne metteva più strati del dovuto,tutto quel trucco non le rendeva giustizia.
"Ti amo. E se per farlo devo sacrificare la mia vita lo farò anche se a te non sta bene. Anche se per te non è giusto. "
"Anche io Ti amo."
"Allora non te fá più venì ste paranoie perché io non te mollo."
Così avevo di nuovo il suo profumo addosso che i suoi capelli sprigionavano. L'avevo perdonata ancora e lei aveva perdonato me. Non c'era alternativa tra di noi. Sapevo che sarei finito di nuovo tra le sue braccia.
"Mi togli il cappotto?" E senza dire nulla glielo tolsi delicatamente come se avessi paura di farle male.
Era arrivata senza nulla,aveva una borsetta rossa con dentro l'essenziale. La poggio su un appendino insieme al suo cappotto.
Aveva la mia maglia,quella che gli avevo lasciato prima di tornare a Roma,dei jeans aderenti e degli stivali neri che si era già sfilata come fa sempre appena rientra a casa.
"Resta con me." Le dissi mentre la tenevo stretta alle mie braccia mentre era di spalle.

"Ho sofferto,tanto in questi giorni."
"Non volevo farti soffrire,ho avuto paura Mattia ma non ho mai smesso di amarti."
Così iniziammo a baciarci e non aspettavo altro da quando era entrata in questa stanza.
Eravamo entrambi in lacrime,scendevano sulle nostre labbra che assaporandole non smettevano di volersi.
"Mi sono sentito vuoto,perso,senza di te."
Volevo averla di nuovo nuda tra le mie braccia e senza chiederle il permesso iniziai a spogliarla,senza foga,senza rabbia.
"Non hai fretta vero?"
"No....."e nel frattempo mi sfilò l'accappatoio che era l'unica cosa che divideva i nostri corpi dall'incastrarsi di nuovo,dal volersi di nuovo.
Così la presi in braccio con le sue gambe incrociate tra i miei fianchi.
Ci desideravamo come se non fosse successo nulla,come se fossimo tornati indietro,come se fossimo ancora tra le mura della sua mansarda.
E così la feci sdraiare su quel letto ancora intatto,si fece largo tra le coperte,mi tirò per un braccio e delicatamente mi accolse dentro di lei.
La trovai pronta ad essere di nuovo mia,mia e di nessun'altro. Suo e di nessun'altra. Carezze,piccole spinte e lacrime che avevano lasciato spazio a sorrisi. Mi sussurrava il mio nome all'orecchio,quando lo faceva era perché voleva sentirmi più forte.
Mi alzai per averla sopra di me e in pochi secondi era tutto diverso. Posizione diversa,stesso piacere,stessa voglia di non sentire nient'altro che il suo corpo sul mio,ancora.
Raggiungiamo il limite del piacere entrambi;e la stringo su di me,continuo a voler sentire il suo profumo.
"Vieni qui." Le dico facendola posizionare con la testa tra un mio braccio e con il resto del corpo la stringo forte,non lascio la presa.
Tra affanni e mani che si cercano e che solo quando si trovano raggiungono la pace,ci guardiamo ancora poi senza rendercene conto ci addormentiamo,imprigionati l'uno all'altro.
Sento che dopo un po inizia a baciarmi,nel frattempo si è fatto giorno.

La risposta é negli occhi 2.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora