Capitolo 5

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Work from home

Fifth Harmony

I miei piedi mi fanno correre senza prendere un taxi. Ho bisogno aria nuova nei miei polmoni, ho bisogno di scacciare ogni tipo di insicurezza che mi domina il corpo. Ho bisogno di correre e andare via. Le lacrime si asciugano contro il vento ma gli occhi continuano a bruciare come l'inferno. Quando comincio a stancarmi, rallento e respiro riprendendo il fiato. Non è poi così lontano ma abbastanza da fare il tragitto a piedi. L'edificio dove si trova lo studio di Melanie fa capolino e io rallento ancora di più il passo camminando. Ho perso fiato, e devo fermarmi davanti all'edificio per un minuto prima di entrare. La donna bionda dietro il bancone mi rivolge un sorriso professionale e mi chiede di aspettare nella sala d'attesa finché non mi verrà a chiamare. Guardo l'orologio appeso sul muro: mancano cinque minuti. Sospiro e prendo una rivista della vanity Fair sopra il tavolino di fronte. Presa dalla noia e dall'ansia inizio a sfogliare le pagine guardando immagini di ragazze in costume che fanno abbassare l'autostima. Sara Sampaio è una di queste. Perché così tanta bellezza in una sola persona?

"Signorina Ally Rose?" La biondina mi chiama e mi accompagna davanti alla porta. Vorrei poterle dire che sono già venuta qui molteplici volte e che non c'è bisogno che mi mostri la strada ma lascio stare.

Busso la porta e Melanie mi accoglie alzandosi dalla sua sedia dietro la scrivania.

"Ciao Ally" Mi porge la mano e io la stringo.

"Ciao" saluto titubante.

Ha fatto un po' di modifiche nel suo studio. Le pareti sono colorate di un color panna e la parete centrale tinta interamente di un color porpora. È carino.

"Siediti pure" dice quando vede che sono ancora in pedi a dondolarmi sulle mie vans.

Mi siedo sul lettino e guardo i miei piedi dondolare avanti e indietro. Vedo il mio riflesso orrendo sfocato sul pavimento e alzo lo sguardo verso di lei per non guardarlo più.

"Come sono andate le vacanze?" Chiede mettendo una sedia per avvicinarsi a me.

"Una merda" Ammetto.

Il suo sguardo si incupisce e aspetta che dica qualcos'altro. Aspetto questo momento da tanto tempo e non so nemmeno da dove iniziare. Sono successe troppe cose.

"Ho visto mio padre. La notte di capodanno" Vedo la sua espressione stupita nonostante stia cercando di nasconderlo.

"Quella stronza di Ashley lo ha portato. È stata lei e.." mi sto già irritando. Sospiro.

"Cos'è successo?" Mi fa un sorriso di incoraggiamento.

"Niente, in realtà. Ha detto che è venuto a vedermi e basta. Poi se n'è andato insieme ad Ashley che ha detto che mi avrebbe chiamato, invece sono spariti dal niente. Io non so cosa fare con questa situazione.." abbasso la testa torturandomi le mani.

"Perché non la chiami tu?" Chiede piegando la testa di lato attendendo una mia risposta.

"Non lo so... forse è questo. La verità è che sono spaventata e paradossalmente preferisco non vederli mai più piuttosto che parlarci. Sto in ansia" Ammetto.

Annuisce. "Sai perché tuo padre è venuto a vederti?"

"L'ha chiamato Ashley, te l'ho detto. Non so perché l'ha fatto, forse per darmi fastidio non so. La odio più di ogni altra cosa. Stavo bene, te lo giuro... non mi ero sentita così da tempo." Mi sfogo.

Non l'ho mai fatto prima d'ora ma questa cosa della psicologa mi sta facendo aprire molto. Lei è una brava ascoltatrice nonostante all'inizio pensavo di trovarmi a disagio.

It was worth it.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora