capitolo 9

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Don't let me go

The Fray

"Ciao" lo saluto forzando un sorriso. È da tanto che non lo vedo e onestamente speravo di non incontrarlo nuovamente.

"Come stai?" Chiede con un sorriso che va da un orecchio all'altro.

"Bene" mento- "Tu come te la cavi?" Chiedo per non essere scortese. In questo momento vorrei solo andare a casa e chiudermi dentro tutto il giorno, altro che fare conversazione.

"Sto bene. Mamma ha chiesto molte volte di te, sei sparita da tanto... perché non vieni a trovarci?" Chiede molto tranquillamente mentre dalle mie spalle riesco a percepire lo sguardo fulminante di Dylan.

"Sai-" lo sento bofonchiare avanzando di qualche passo. "Sei un po' quelle informazioni che trasmettono i media. Tipo l'ebola hai presente? Ne hanno parlato giusto qualche settimana facendo terrorizzare mezzo universo, poi dopo che l'informazione non è più stata trasmessa la gente ha pensato che l'ebola fosse finita." Dice facendo tendere la mascella a Hardin.

"Ho per caso parlato con te?" Chiede squadrandolo da testa a piedi.

"Stai parlando con la mia ragazza." Sottolinea continuando ad avanzare.

"Ehm noi dobbiamo andare." Decido di mettermi nel mezzo per porre fine a questa futile conversazione. L'ultima cosa che voglio è uno scontro senza senso.

Hardin guarda in cagnesco Dylan prima di rivolgere lo sguardo a me "beh, vienici almeno a trovare un giorno di questi, che dici?" Chiede sorridendo.

Mi gratto la nuca nervosamente. "Si, verrò." Dico per liquidarlo.

"Allora ci vediamo" esclama sorridendo. Da un'ultima occhiata a Dylan poi si gira per andarsene.

Sospiro e mi giro verso Dylan "tranquillo, non vado a casa loro." Lo precedo prima che possa iniziare con i suoi soliti attacchi nevrotici.

Alza un sopracciglio "non ti ho detto niente."

"Ma stavi per farlo." Alzo le spalle e mi incammino verso l'auto.

Mi segue senza dire una parola e apre con la chiave la sua macchina. Mi posiziono sul sedile allacciandomi la cintura e appoggio la testa sul finestrino. Non vedo l'ora di arrivare a casa e fare un bagno caldo per rilassarmi, sono troppo stressata e emotivamente provata per fare qualsiasi altra cosa.

"Grazie." Dice improvvisamente facendomi voltare.

"Di cosa?" Aggrotto la fronte.

"Per non aver deciso di andare a casa sua." Ammette e io faccio un piccolo sorriso.

"L'ho fatto perché so quanto ti fa andare di matto."

Si gira con un ghigno stampato sul viso "da quando così accondiscendente?" Chiede ridacchiando.

Sospiro e ripenso a tutto: tante di quelle discussioni essenzialmente inutili e facilmente evitabili, sono successe. Ma potevo tranquillamente cavarmela trovando compromessi, invece testarda come sono, ho l'impulso di complicare le cose e dovrei trattenermi. Anche io do di matto quando lui agisce al contrario di quello che voglio, e non nascondo di comportarmi come una bambina.

"Non voglio farti arrabbiare, semplicemente. Se tu facessi qualcosa che a me darebbe fastidio, mi comporterei allo stesso modo." Rispondo notando un sorriso comparire sul suo viso.

"Ti amo." Dice accendendo un po' di vivacità nel mio corpo.

"Ti amo anch'io" sorrido e lui mette una mano sulla mia coscia facendomi rilassare.
Chiudo gli occhi. Mi viene in mente il discorso di Ashley, e il sorriso compiaciuto di papà. No, non devo pensarci.

It was worth it.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora