Capitolo 31

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“Love is just a word, but you bring it definition.”

EMINEM

Dylan si tocca il labbro e si guarda intorno per sviare la risposta che aspetto.
Quel livido è sicuramente procurato da qualche rissa, ne sono sicura e il fatto che non mi stia dando una risposta ora e subito mi fa solo innervosire.  

"Dylan hai letteralmente cinque secondi per rispondermi." Ordino tra lo spavento e la voglia di fargli un livido nell'altra guancia.

"Non ho niente, mi è arrivata una pallonata in faccia facendomi uscire del sangue per colpa di questo piercing."

So bene quando mente e posso assicurare che questo è il caso.

"Ehilà!" Una voce alle mie spalle mi fa girare e vedo una chioma arancione.

"Piacere io sono Bella." Porge le mano a Dylan e quest'ultimo la guarda per un attimo prima di stringergliela esitante.

"Non preoccuparti per la tua fidanzata, è nelle nostre buone mani." Sorride, circondandomi le spalle.

Entrambi non diciamo niente. Io, ancora incazzata per non aver ricevuto una risposta, lui alterna lo sguardo tra me e lei non sapendo nemmeno come comportarsi.

"Bene! Io vi lascio, ci vediamo dopo Ally." Mi fa l'occhiolino, supera entrambi e poi si gira esultante mimandomi che ho buon gusto.

Alzo gli occhi al cielo e Dylan continua a rivolgermi quello sguardo.

"Hai già fatto amicizia." Constata.

"È nella mia stanza insieme ad altre due ragazze." Dico, continuando ad osservare la ferita sul labbro e la guancia violacea.

Ma chi vuole ingannare?

"Ci mettiamo a sedere?" Chiede, cambiando argomento.

Annuisco non riuscendo a togliermi dalla testa il suo stato. Con chi ha litigato? E soprattutto perché?

Prendiamo un tavolo per due e ci mettiamo a sedere. Inizialmente il bar è veramente pieno, poi la gente inizia ad uscire diretta tutta verso un'unica direzione.

Bella mi ha detto che fra un po' ci sarebbe stata una partita di Baseball o qualcosa del genere, suppongo che si stiano accalcando per questo motivo.

"Come stai?" Chiede dopo un po' di silenzio.

"Non lo so." Ammetto vedendolo trasalire. "Ho paura, a dire la verità." Non ho mai affrontato qualcosa di simile.

"Lo sai che ci sono." Mi prende la mano stringendola con la sua.

Il calore mi pervade nel corpo; proprio quello di cui avevo bisogno, dalla persona che amo.

"Sembra un collegio. Dovrò praticamente fare tutto quello che mi verrà chiesto, ma la cosa peggiore è che dovrò fare delle sedute da uno psicologo." Racconto in ansia.

Sto già contando i giorni per il mio diciottesimo.

"Beh, ti farà bene, lo sai."

Scuoto la testa. "Non mi sento pronta, è già tutto troppo per me."

Storce la bocca e guarda il tavolo riflettendo su qualcosa. "E se chiamassi Melanie, la tua vecchia psicologa?" Propone e mi si illuminano gli occhi.

"Non credo accettino. Hanno i loro psicologi qui."

Se viene Melanie sono anche contenta. Con lei la comunicazione mi era facile e non mi sentivo affatto in ansia quando le raccontavo i miei fatti.

"Hai il diritto di prendertene una di fiducia, esistono per questo. Ci parlo io con questi deficienti e poi parlerò anche con lei."

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