I glitter

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Apro l'armadio. E' sempre stato un problema trovare un vestito che stia bene con il color oro dei miei capelli, dei miei occhi e adesso anche della mia pelle luminosa. Scelgo un abitino nero, non che voglia andare chissà dove, ma è quello che mi sta meglio tra tutti. Sciolgo e pettino i capelli. Una miriade di boccoli mi ricade sulle spalle e metto un nastrino nero sulla destra per rendere tutto più bello. E' estate, ma anche se fosse inverno potrei vestirmi come voglio perchè le ninfe non hanno mai freddo. Mi siedo sul letto ed apro il bigliettino che mi ha dato Mike:

-Lo splendore del suo volto farebbe pallide le stelle

Come il sole, la fiamma di una torcia.-

"Romeo e Giulietta, che dolce!"

Shakespeare. Il poeta degli innamorati. Il poeta delle passioni.

Ripongo il bigliettino e decido di non pensarci più.

Scendo le scale. Trovo James che gioca con i Lego. Mi guarda stupito.

"Ma cosa ti sei messa sulla pelle? E' così luminosa. Sono glitter?"

Mi ero dimenticata che non lo sapeva!

"Non sono glitter e questa è la mia pelle. Sarà così ancora per due giorni, non ti preoccupare. Prima avevo del trucco."

Lui annuisce pensieroso e poco convinto. La testa gli gira a mille per cercare di capirci qualcosa. Dopo un po' fa un gesto di noncuranza e si arrende. Vado avanti verso la cucina, ormai è ora di cena e devo cucinare. Incrocio Jack mentre imbocco la porta e lui sorride di soppiatto. Ecco abito troppo corto, forse era meglio quello bianco.

"Stai benissimo. Sembri quasi una dea. Sei meravigliosa."

Dice lui senza neanche un velo d'imbarazzo. Sono contenta di aver preso tutta questa confidenza con lui, ma non so come faccia ad avere tutto questo sangue freddo. Forse avergli rivelato di essere una ninfa ci ha unito e poi lui è sempre stato disposto a credermi. Fino a poco tempo fa eravamo due estranei ed ora mi parla così senza veli e senza preoccupazioni. E' una persona fantastica. Non so che farei se non lo avessi come amico! Mi fa sentire unica ed importante. E' il migliore amico che non ho mai avuto. Ma la domanda mi frulla per la testa e non riesco a non chiederglielo.

"Come mai mi hai sempre creduto? Non ti è mai venuto il sospetto che stessi mentendo?"

"Su cosa?"

Mi indico la pelle.

"Oh. Bè, certo. Mi è venuto un sospetto, ma se mi dovessi inventare una bugia ne inventerei una credibile. E poi la Luminescenza mi ha convinto, come hai detto tu è il segno più evidente del fatto che non sei umana."

Sorrido.

"Grazie."

"Per cosa?"

"Per tutto. Per ospitarmi in casa tua, per avermi creduto fin da subito, per avermi accettata per come sono, anche se non sono umana e per volermi bene, perché io te ne voglio. Sei il mio salvatore."

"Dovere."

Dice con modestia.

"Non è vero. Nessuno lo avrebbe fatto. Nessuno avrebbe accolto una persona in casa sua così."

"Mi hai riportato mio fratello."

"Le altre persone avrebbero ringraziato e chiuso la porta. Tu mi hai aperto un portone."

"Adesso basta complimenti però."

"Hai cominciato tu."

"Vero. E ora dico di smetterla."

Lo abbraccio. Anche lui mi stringe forte. Mi abbraccia e poi mi guarda. Mi guarda come se mi vedesse per la prima volta. Sorrido. Nessuno parla, ma non è un silenzio imbarazzato, anzi è un silenzio di quelli in cui non serve parlare per capirsi. Non basterebbero mille parole per descrivere quello provo ora. Lo guardo negli occhi. In quegli occhi blu mare che mi hanno colpito fin da subito. Mi hanno ammaliato. E vedo il mio riflesso nei suoi occhi e credo che anche lui veda il proprio nei miei occhi color nocciola. E rimaniamo così abbracciati con gli occhi immersi in quelli dell'altro per un attimo che pare l'eternità.

NinfeaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora