Villa Hearzen

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Entro dal portone, stranamente non ci sono paggi. Passo tutto il salone d'ingresso, è enorme! Non avevo mai visto una stanza come quella, ma, appena varco la porta di fronte, ritiro tutto quello che ho appena pensato, questa è la stanza più grande che io abbia mai visto!

Non so come descriverla, sarà grande almeno otto volte un cinema, è enorme! Non ero mai entrata in una casa così. Cammino tra la folla d'invitati. La stanza ne è piena. Saranno tremila, se non di più. Sento una donna chiamare un signore. Avendo sentito il nome decido di buttarmi nella conversazione. E' un uomo sulla cinquantina con un frac grigio e il papillon verde. E' il signor Hearzen, il proprietario della villa.

"Salve, sir Hearzen."

Saluto.

"Miss..."

Capisco che non mi riconosce, e come dargli torto, non mi ha mai visto.

"... Lady Catherine Scarlett."

"Buona sera, lady Scarlett, non credo di averla mai incontrata."

"Oh, non può avermi incontrata, vede io sono la figlia degli Scarlett, li conosce?"

"Certo, certo."

"Come le dicevo non può avermi incontrata perché studiavo all'estero."

"Oh, ecco perché non mi ricordavo di lei."

"Graziosa la sua casa, niente di che. La mia è più grande e più sfarzosa."

Dico giocherellando con un anello che mi ha dato Cassiopea.

"Milady, lasci che l'accompagni al buffet, i migliori chef sono venuti qui da Parigi."

"Oh, la ville lumière!"

Ecco come conquistarsi un ricco uomo, dicendogli che sei ancora più ricca.

In quel momento arriva un bambino di poco più di sette anni, cicciotello che scappa da qualcuno. Il signor Hearzen lo blocca.

"Lady Scarlett, posso presentarle mio figlio Alexander?"

"Che tenero, è l'unico figlio che ha?"

Dico abbassandomi per dargli un bacio sulla guancia.

"No, lui è il minore, mio figlio Henry è il maggiore."

"Me lo presenta?"

"Ma certo. Henry."

Chiama il ragazzo senza urlare. Ha una classe da far invidia. Il ragazzo arriva trafelato.

"Scusatemi padre, stavo cercando Alec."

"Tuo fratello si chiama Alexander, Henry."

"Certo padre. Perché mi avete chiamato?"

"Volevo presentarti a lady Catherine Scarlett."

"Incantato, milady."

Dice chinandosi per baciarmi una mano. E' una strana sensazione, ti riporta indietro nel tempo, quasi.

"Kate, la prego sir Hearzen."

"Per te solo Henry."

Mi sorride. Il padre se ne va con un sorriso stampato sulle labbra. Mi dispiace dirlo, ma dovrò usare il signorino come esca per rubare il diamante, è l'unico modo.

"Allora, mi dai l'onore di questo ballo?"

"Perché no?"

Andiamo nel centro della sala, esattamente sotto al lampadario di cristallo. Enorme e allo stesso tempo fragile, abbagliante. Con un gesto della mano verso l'orchestra fa partire un valzer. Mi prende una mano e la intreccia con la sua. L'altra la mette dietro la mia schiena ed io metto la mia sulla sua spalla. Comincia a ballare. E' bravissimo, non riesco quasi a stargli dietro. Non è come quando ballavo con Jack, lì era tutto spontaneo, questa è una danza rigorosa, fatta di passi prestabiliti ed il mio partner non è lui. Un velo di tristezza e di nostalgia per i giorni persi mi bagna gli occhi. Mi deve sentir tremare perché si sposta e mi porta su un divanetto.

"Cos'hai, Kate?"

"Nulla di importante..."

"Posso fare qualcosa per te?"

"Distraimi."

"Potresti aiutare mia sorella?"

"Non sapevo che ne avessi una."

"In effetti mio padre non la fa uscire."

"E' da pazzi!"

"Lo so."

"Dov'è ora?"

"Andiamo."

Mi dice serio. Ci facciamo strada tra camerieri ed invitati. Saliamo le scale a chiocciola finché non arriviamo davanti ad un'enorme porta antica.

"Qui?"

Chiedo. Annuisce. Gira l'enorme chiave ed apre la porta. All'interno c'è la ragazza più bella che io abbia mai visto. Ma c'è un problema.

"E' umana?"

"E' per questo che mio padre non la fa uscire."

"Com'è possibile? E' adottata?"

"No, sua madre è umana. E ha ereditato i capelli e i poteri da mio padre."

Guardo la ragazza seduta sul letto che mi fissa senza parlare. Ha i capelli azzurri lunghi e lisci. Ha gli occhi castani e la pelle rosa candido. E' magra e indossa un abito verde con dei nastrini d'oro. Sembra quasi una dea.

"Ma com'è possibile?"

"Essendo sua madre un'umana si riproduce come gli umani. E nostro padre c'è cascato."

Annuisco.

"Che poteri ha?"

Chiedo.

"Angelica, glieli mostri tu?"

Senza parlare né muoversi la ragazza crea un piccolo uragano nella stanza.

"Wow!"

"Già."

Dice lui, quando la sorella interrompe l'uragano.

"E' così bella e forte ma non è accettata. Né qui né nel mondo degli uomini..."

Dice.

"Quanti anni ha?"

"Quindici."

Mi viene in mente un'idea.

"Ti va di fare una pazzia?"

Il suo sguardo mi dice – sfidami. -

"Fino a che punto sei disposto a seguirmi?"

"Fino alla fine."

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