Ita fert corde voluntas

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Lo abbraccio forte, ma per poco, il tempo stringe.

"Non lo farò. Mi raccomando apri la porta solo a me o a Jack e non rispondere al telefono."

Lo guardo. Sarà forte.

"Mi raccomando, io te lo riporterò."

Dico mentre esco di casa. Mi siedo sugli scalini. Vado a cercarlo, sì, ma dove? Comincio con la casa abbandonata dove ho conosciuto James, in fondo lui non sa che sono stata rapita. Corro a perdifiato, non è lontanissima. Eccola, ce l'ho davanti. Entro.

"Jack?...Jackie?..."

Nessuna risposta. Non è qui! Esco di corsa, prossima fermata piazza del mercato.

"Jackie?...ti prego..."

Niente, di nuovo. Passo dal porto, dalla stazione, dalla spiaggia, dal parco. Niente è come se fosse sparito. Giro tutta la città, non ne lascio nemmeno un angolo inesplorato. Ma niente non c'è traccia del mio Jackie. Mancano meno di due ora all'alba e l'unico posto che ho scartato fin dal principio è quello in cui mi rimane da controllare. Perché lì? Comincio a correre. Le gambe mi fanno male. E' tutto la notte che corro per cercarlo, anzi per trovarlo. Sono tornata dai miei assalitori. Chi lo farebbe? Bè, io lo faccio per lui. Entro dal secondo ingresso. I giganti dovrebbero essere svegli. Passo dal tunnel e alzo piano piano le mattonelle per vedere fuori. La scena mi fa sudare freddo. Jack è sdraiato sul pavimento con mani e piedi legati ed il gigante che a parlato con me lo sta interrogando.

"Allora? Ti ho chiesto dov'è la tua amichetta?"

Scena muta. Il gigante gli tira uno schiaffo.

"Non sono stato chiaro, dov'è?"

"Morirò per salvarla, non potrai far nulla per fermarmi. Anche se mi picchi. In questo modo morirò per lei. Con me non ci guadagni niente. Io non ho nulla da perdere."

La voce gli va e viene a causa dei colpi.

"Ho ancora un sacco di tempo e la speranza che tu ti decida a parlare."

"Se non sai cos'è l'amore, non puoi capire quello che dico. Io la amo, la amo, la amo..."

"Ma lei non ama te o sarebbe già qui. Ti difenderebbe da me, femminuccia!"

Altro schiaffo.

"Marysol combatte contro una guerra ingiusta che le ha portato via tutto quello che aveva: il suo ragazzo...."

"Vedi, tu non hai posto nel suo cuore!"

"Importa davvero? Mi va bene anche essere suo amico. Non pretendo niente di più. E comunque, puoi anche chiamarmi femminuccia ma non combatterò. Lei non vuole la guerra, allora io non posso farla."

"Umani, e soprattutto uomini. Siete così sopraffatti dall'amore che non vi rendete conto che questo vi fa distruggere tutto quello che avete creato con la fatica e con il sudore della fronte."

"Ognuno cerca la felicità dove può e per me è in lei. Lei è il mio sole, la mia gioia, ormai è tutta la mia vita e non posso lasciarla andare. Piuttosto vado via io. Hai ancora la speranza che ti riveli dov'è?"

Schiaffo. Perché mi ama così tanto? Perché tutto questo per me? Io non lo merito, è fantastico.

"Non puoi fare l'impertinente con me, hai capito?!"

Sorride.

"Non puoi capire quanto valga per me. Non proverai mai l'amore e mi dispiace per te perché ti perdi una delle sensazioni più belle della vita."

"Non capisci che non c'è nulla di utile nell'amore."

"Forse per te."

"Per chiunque."

"Non ti dirò mai nulla su di lei."

"La speranza è l'ultima a morire."

Sghignazza lui. Ed io da sotto ascolto ogni parola e pendo dalle labbra del mio Jack. Decido di intervenire, ho sentito abbastanza. L'ultima frase mi fa venire un'idea. Non ho mai fatto un incantesimo se non all'Accademia e spero di non fare troppo casino. Comincio a recitare una formula portando in alto le braccia.

"Ita fert corde voluntas.

Spes vivit in coribus nostris.

Ita fert corde voluntas.

Spes vivit in coribus nostris.

Ita fert corde voluntas.

Spes vivit in coribus nostris.

Ita fert corde voluntas.

Spes vivit in coribus nostris."

Lo dico a volume sempre più alto. Poi aggiungo una mia speciale variazione.

"togli la speranza da questo impuro cuore

perché io possa salvare chi è degno d'amore.

togli la speranza da questo impuro cuore

perché io possa salvare chi è degno d'amore.

togli la speranza da questo impuro cuore

perché io possa salvare chi è degno d'amore."

Non mi sentono per fortuna. Delle piccole scintille gialle escono dai palmi delle mie mani, vagano intorno al gigante, finché non entrano nel suo corpo ed escono con una pallina verde: la sua speranza. Le scintille me la appoggiano sulle mani. La butto via, non deve riuscire a riprenderla.

"Basta! Ora mi dirai..."

Urla

"...strano...Basta! Me ne vado. Non sa niente. Liberatelo."

Vedo la faccia di Jack incredula mentre viene preso e scaraventato fuori dalla grotta. Gli corro in contro senza farmi vedere. Lo sorreggo e mentre c'incamminiamo verso casa comincia a parlarmi.

"Da dove sbuchi?"

"Modestia a parte ti ho salvato la vita."

"Ehm, come?"

"Con una formula magica."

"L'hai imparata all'Accademia?"

Annuisco.

"Comunque ho sentito qualcuno che bisbigliava qualcosa in latino. Che cosa diceva la formula?"

"-Ita fert corde voluntas. Spes vivit in coribus nostris. Togli la speranza da questo impuro cuore perché io possa salvare chi è degno d'amore.- La parte in italiano l'ho aggiunta io in modo da togliere la speranza al gigante perché ti lasciasse stare. In realtà questa formula dona la speranza e non sapevo se avrebbe funzionato. Ma è andato tutto liscio."

"E che cosa vogliono dire le frasi in latino?"

"Significano: così vuole il cuore. La speranza vive nei nostri cuori."

"Wow...che parole profonde!"

"Io infatti ho messo quelle in italiano."

Un sorriso appare sul volto di entrambi.

"Come facevi a sapere che ero lì?"

"Non lo sapevo, ho girato mezza città prima di trovarti. Ti sei fatto rapire!"

"Ero venuto a cercarti."

"Lo so, ho anche sentito tutta la conversazione. Sei stato carino!"

"E' tutto vero! Non so come farti capire quanto vali per me? Ora lo sai per certo e sta ha te decidere."

Non so cosa rispondere. Per fortuna siamo arrivati a casa.

"Adesso entriamo, non ci pensare."

Mi dice in modo dolce.

"Okay."

Sussurro.

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