Sono passati due giorni e non vedo Jack da allora.
Per ora le nostre strade si dividono. Non so chi ha creato questa maledizione, né come lo abbia fatto, ma troverò un modo per romperla, fosse l'ultima cosa che faccio. Troverò chi mi sta separando dal mio unico appoggio e, giuro su Dio, che a quel punto sarà meglio per lui che sia morto! Mi vesto comoda: un paio di pantaloncini, molto corti, ed una maglietta a maniche corte. Poi porto una felpina e lo zaino con i viveri. Esco dal grande edificio dove mi trovavo. Imponente. Enorme. Ma quell'edificio mi ha tolto Jack, anche se so perfettamente che non è colpa loro, lì ritengo un po' responsabili, anche se mi hanno salvato la vita. Così, con questi grigi e pesanti pensieri che mi ronzano nella mente entro in un piccolo bosco al limitare della piana dove si trova l'edificio. Cammino lungo un piccolo ruscello, prendendolo come punto di riferimento e cercando di non perdermi. Cammino fino a sera, le mie gambe sono piene di graffi ed ho i piedi stanchi, così decido di fermarmi. Accendo un fuocherello con rametti e foglie. Mi siedo davanti al fuoco: ci starebbero bene dei marshmallow, ma ho solo pane e formaggio. Mangio davanti al fuoco. Sento il suo scoppiettare caldo fin dentro le ossa. E' rilassante. Sbadiglio. E' ora di dormire. Tiro fuori una coperta color lavanda, mi sdraio sul masso più piatto che riesco a trovare. Mi giro molte volte prima di riuscire ad addormentarmi.
Mi sveglio quando una luce bianca mi abbaglia. Strano, sono in un bosco. Non è la luce del sole, troppo candida, sembra una torcia elettrica. Apro gli occhi e a fatica metto a fuoco. Una figura color bianco-latte mi sorride in piedi davanti a me.
"Sei una ninfa d'inverno?"
Chiedo insicura. La sento ridere. Sembra quasi il canto di un uccello, il cinguettare allegro di un pettirosso.
"No."
Dice. La sua voce è quasi meglio del canto, è qualcosa di magico. Parla molto lentamente e timidamente.
"Chi sei?"
"Cassiopea nord-est."
"Cassiopea nord-est?!"
Che razza di nome è?!
Annuisce lentamente. La guardo bene. Ha gli occhi ed i capelli che sembrano azzurri, bianchi ed inconsistenti. Ha una lunga treccia che le passa sulla spalla destra fino al fianco. La pelle è argento e bianca, preziosa e fragile. Indossa una tunica bianca, stretta ai fianchi, lunga fino alle caviglie. Sotto al vestito s'intravedono dei piccoli piedi nudi.
"Cosa sei?"
Chiedo titubante e distaccata.
"Cosa ti sembro?"
"Non lo so. Una lucciola, forse. Ma non ne ho idea. E' una magia o una maledizione?"
Un'altra risatina dolce.
"Nessuna delle due."
Dice scuotendo la testa. Riprende.
"Sono scesa quaggiù perché ho il compito di portare il tuo cuore smarrito sulla retta via."
"Non mi hai ancora detto chi sei..."
"Vengo dagli angoli più remoti di quello che le persone guardano con il naso in su. Sono una di quelle a cui i bambini urlano: guarda come brilla! Sono ciò che fa scaldare il cuore agli umani ed ad ogni altra specie. Vi guardo sempre, ma voi mi vedete solo di notte."
Uno spiraglio di luce si accende nel nero della mia mente spenta.
"Sei una stella! Cassiopea...o una costellazione?"
"Cassiopea nord-est...sono la stella a nord-est, nella costellazione Cassiopea...ma chiamami solo Cassiopea, non voglio essere una coordinata!"
"Wow...una stella in carne ed ossa...bè forse non proprio in carne ed ossa!"
Mi sorride, un sorriso sincero, spontaneo. Non so come faccio a capire che non è finto ma ora che so chi è qualcosa mi dice che di lei mi posso fidare.
"Hai detto che sei qui per aiutarmi, a fare che cosa?"
"Davvero non lo sai?"
"E' per la maledizione? Mi hanno detto che devo trovare chi me l'ha imposta e convincerlo a toglierla."
"E chi è stato?"
"Non lo so."
Ammetto. La cosa migliore è essere sinceri.
"Non so nemmeno come ha fatto a farmela."
Continuo.
"Non ti preoccupare Marysol, per come te l'ha messa ti posso aiutare, magari ti aiuterà a capire. Adesso sdraiati qui."
Fa scivolare la mano come se sfiorasse qualcosa. Ci sono bagliori e fiori e poi appare una brandina candida.
"Che cos'è?"
Chiedo un po' spaventata.
"Un lettino di anime non ancora sbocciate. Sono le future stelle, le anime di queste staranno in cielo un giorno."
- Okay. -
Mimo con le labbra. Mi sdraio sul lettino che sembra fragilissimo. Mi accorgo che mi regge. Comincia una litania di parole che non comprendo. Mette le braccia verso l'alto e comincia a tastarmi varie parti del corpo pronunciando sempre la stessa parola. Comincia a tastarmi i piedi per poi passare alle gambe e continuare verso l'alto. Non succede niente finché non mi tocca il braccio destro. Dal mio polso esce un fascio di luce abbagliante che, piano piano, scompare.
"Che...?"
Provo a chiedere.
"E' da lì che te l'hanno messa. Fammi provare un'ultima cosa..."
Con l'indice della mano sinistra mi colpisce il punto che si era illuminato. Si sente un sibilo, forte.
"Okay."
Mi dice sicura di sé.
"Hanno messo una polverina sul tuo avambraccio. Il tuo corpo l'ha assorbita e così hai preso la maledizione. Qualcuno ti ha toccato lì? So che è difficile, ma sforzati..."
Ripensai agli ultimi giorni. Il medico che mi aveva messo qualcosa nella mano, quello per scrivermi nella mente, forse aveva toccato l'avambraccio.
"La maledizione può passare attraverso un guanto?"
"No, la mano deve venir a contatto con la pelle."
Ci penso per un bel po'. Potrebbe essere stata la cameriera, ma non capisco perché.
"Non lo so Cassiopea, mi dispiace, non mi viene in mente niente, ma...grazie per quello che hai fatto, almeno ci abbiamo provato!"
Dico infine.
"Ma io non ho finito di aiutarti."
Afferma la stella.
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Ninfea
Teen FictionMarysol arrivò nel mondo degli umani dove incontrò lui. Lui che l'avrebbe fatta sognare, lottare ed innamorare. "promettimi che tornerai" "Non c'è bisogno di prometterlo. Sai che sarà così" "Lo so, ma ogni volta ho paura c...