Non tornerò più in quella casa

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Suo padre è lì, nel suo verde splendore che, come sempre faceva, scrive, non ho mai capito cosa. Mi avvicino cauta e senza alzare gli occhi dai fogli mi saluta.

"Ciao Marysol, qual buon vento? "

"Ciao Parivo, sono qui per parlarti di Mike."

Improvvisamente l'uomo forte e possente di fronte a me impallidisce e alza lo sguardo.

"Mike...Mike è morto, credevo che il generale...che il generale ti avesse mandato una lettera."

Mi sento fuori posto, quello non è il tipo di lutto che provo io. Il mio dolore può essere riparato, il loro no, ma ormai sono qui e non posso fare nient'altro che rimanere e provare a far trasparire quello che provavo e che ancora provo per Mike.

"Sì, sì, mi è arrivata la lettera...ma...ma credevo che fosse meglio venirne a parlare di persona. Anche se oggi mi hai salutato molto gentilmente, so benissimo di non esserti mai andata a genio, ma voglio farti capire che amo ancora tuo figlio, anche se qualcosa più grande di noi lo ha portato via. Perché anch'io sto malissimo, mi rendo conto di non aver vissuto con lui tanto tempo fisicamente, ma nella mia mente, non ci separavamo mai. E' come un fuoco che si spegne, un pezzo della mia anima che se va via con lui e che non ritornerà mai più da me, come lui che non potrò più riabbracciare, non sentirò mai più il suo respiro sui miei capelli e le sue labbra morbide sulle mie. Non sentirò il mio cuore battere all'impazzata quando il mio viso era a pochi centimetri dal suo. A voi non piaceva il suo comportamento nei miei riguardi, e posso capirlo, neanche quando me ne sono dovuta andare ha smesso di venire da me, solo la guerra me l'ha portato via. Forse non lo sai, ma mi voleva chiedere di sposarlo, di creare un noi due, per sempre. Ancora oggi non so come si fa ad esprimere la gioia che hai quando ti chiedono una cosa del genere, e non ci sono un numero di sì sufficienti a fargli capire quanto lo ami e lo voglia con te. Lo volevate far sposare ad una qualunque ragazza del villaggio, non vi importava veramente chi. Ormai era grande e doveva sistemarsi, ma non con chi voleva lui."

Solo quando ho finito di parlare mi accorgo di quello che ho detto ed arrossisco violentemente. Lui fa finta di nulla e riprende a parlare come se niente fosse.

"E' qui che ti sbagli. All'inizio volevamo fargli sposare una qualunque ma, da come parlava di te, abbiamo capito che non c'era modo di farlo tornare indietro. L'hai stregato, non so come, in tante ci hanno provato, ma nessuna c'era mai riuscita ai tuoi livelli. Così decidemmo di assecondare i suoi e, a quanto pare, anche i tuoi desideri permettendogli di chiederti la mano. Ma è morto prima di riuscirci."

Finisce con una lacrima che gli riga la guancia sinistra.

"Mi dispiace."

Mi dice.

"Dispiace a me. Scusa se ti ho fatto riaffiorare brutti ricordi, capisco che è una ferita ancora aperta dopo tutto."

"Come la tua d'altronde"

"Già, come la mia."

Termino guardando fuori dalla finestra e immergendomi un'altra volta nel mare dei miei pensieri. Si avvicina e mi prende una mano.

"Sai che il mondo non finisce con lui. C'è un mondo là fuori e Mike avrebbe voluto che tu non ti fermassi con lui. Che andassi avanti a vivere. La vita è come un sentiero. Ad un certo punto avete cominciato a camminare mano nella mano, ma lui si è dovuto fermare. E' un sentiero antico quanto il mondo e termina con la fine del mondo. Ad un certo punto tutti si fermano, ma il tuo punto non è uguale a quello di Mike. Tu devi andare avanti, devi avere la forza di continuare a camminare, per entrambi."

Parole profonde.

"Dovrei essere io a consolare te, non il contrario."

Gli sorrido triste.

"Forse per te è più difficile perché è la prima volta, io ci sono già passato."

Non sono sicura che sia la prima volta. Io teoria sì, ma in pratica è come se tutta la mia famiglia fosse morta. Non vedo più nessuno e non parlo più con nessuno. E' come se avessi perso tutti: mia madre, mio padre e mia sorella. O forse loro hanno perso me. Non credo che ci sia molta differenza tra queste due cose.

Parivo mi sorride. Mi guarda cercando di capire qualcosa su di me. E' sempre stato così calcolatore e preciso ma non capisco che cosa cerchi in me in questo momento.

Parivo m'interrompe chiedendomi con il tono di chi si è ripreso da un dolore momentaneo (gli ho sempre invidiato questa capacità.)

"Ma sei venuta a Calenia solo per dirmi questo o c'è dell'altro che devi fare?"

"Come fai a cogliere sempre nel segno? In effetti c'è un altro motivo. Sappiamo entrambi che...che Mike è morto per questa guerra, e come lui ne sono morti tanti altri, molte altre famiglie hanno sofferto una perdita causata da contrasti che neanche gli appartengono. Mi trovo bene dove vivo ora, ma appena mi è giunta la notizia ho capito che, in fondo, anche se questa terra mi ha rifiutato io la amo ancora, è la mia patria in qualunque caso. Io sono nata e cresciuta qui, non amerò mai nessun posto come questo, come questa casa in cui tutto ricorda lui. Forse nella mia casa non tornerò mai, ma prima, passandoci davanti, ci ho pensato, ma poi mi sono detta: a che serve? Ormai non sono più della loro famiglia. Ma sto divagando... dicevo, sono qui perché voglio fare un discorso nella piazza principale, domani, alla folla del mercato alla quale voglio far capire l'inutilità della guerra. Ci sarai?"

Chiedo dopo tutto un discorso affettivo dal quale non mi sono ancora separata.

"Sai vero che ci sono moltissimi sostenitori di questa guerra?"

Dice con un tono preoccupato per me.

"E per questo dovrei lasciar correre?"

"Per questo potresti morire."

"Non ho mai vissuto per qualcosa o per qualcuno, e adesso che ne ho l'occasione non posso lasciarmela scappare."

Concludo con una affermazione più decisa che mai. Sorride soddisfatto. Non so se per la mia determinazione o perché la sua scelta di lasciarmi a Mike era giusta.

"Sono fiero di te."

Mi dice.

"Grazie. Per me vuol dire molto."

E' vero. Considero Parivo quasi come un mentore per me. Mi ha sempre aiutato ed insegnato molto, almeno fino a quando non sono stata esiliata.

"Allora, verrai?"

"Non posso dire di no. Però fai attenzione. Può essere pericoloso."

"Starò molto attenta."

Sorride.

"Grazie Parivo."

Dico abbracciandolo.

"Domani a mezzogiorno, e preghiamo perché vada bene. Ora devo andare, mi ha accompagnato il generale Thompson e si chiederà dove sono finita."

"Perché non chiedi al generale di aiutarti col discorso?"

"Ce l'ha già con me perché sono qui, cerco solo di non farlo arrabbiare ancora di più!"

"Ciao Marysol, buona fortuna e prenditi cura di te."

"Lo farò."

Dico chiudendo la porta e uscendo in strada. Non so se tornerò mai più in quella casa, non dopo quello che è successo. Mi volto a guardare la villa.

"Addio."

Riesco solo a sussurrare.

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