CAPITOLO 33- Marco

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《Un altro bicchere di whisky》era il quinto che mi scolavo avevo un bruciore allo stomaco, i pensieri erano troppi, "congratulazioni diventerete genitori" quando disse così la ginecologa mi si fermò tutto il mondo, dovevo stare solo tra me e i pensieri ma sapevo che mi sarei sfogato sul alcool; anche quando morirono i miei genitori il mio lutto fú ubriacarmi per poi cadere a terra e stare di merda. 《Sapevo che ti avrei trovato qui》Stefano si mise sullo sgabello vicino a me e ordinò una cola e rum, 《un altro bicchiere di whisky》dissi guardando la barista 《amico, vacci piano》mi disse Stefano, 《io non vado piano, sono affari miei se voglio ubriacarmi》dissi sbattendo una mano sul bancone 《Marco, ormai non sei più un ragazzino di 26 anni, stai diventando papà cavolo》a quella frase il mio cuore iniziò a martellare sempre di più, 《non so se voglio diventare padre》mi misi le mani sulla testa che stava per esplodere, 《basta con questo alcool, fai l'uomo. Prenditi le tue responsabilità》si alzò e se ne andò senza dire più nulla, non avevo mai visto Stefano così deluso e arrabbiato e la cosa mi faceva male, perché anche se avevo un carattere di merda volevo la mia "roccia" il mio amico, qualcuno che sapeva tenermi testa anche se avevo un carattere di merda. Mi alzai lasciando il whisky ancora nel bicchiere, lasciai i soldi sul bacone e uscì.. fuori c'era una bella giornata di sole, faceva caldo e iniziavo a sudare, camminai finché vidi un parco giochi, c'erano bambini che ridevano e scherzavano, bambini che inciampavano sul prato per poi pangere e farsi dire dalla madre o dal padre che non era successo niente. I bambini erano una felicità.
Presi dalla tasca del pantalone l'iPhone digitai il numero di Stefano che rispose dopo tre squilli 《Marco》disse lui, 《Ste, sono al parco giochi. Vieni》chiusi la chiamata e mi sedetti sulla panchina guardando la felicità dei bambini.
Dopo 20 minuti circa arrivò Stefano, 《Stefano scusa per prima》Stefano mi abbracció e mi disse che era tutto okey. 《Voglio andare in un posto》dissi mentre ci avviammo nella macchina 《dove?》disse lui avviando il motore della macchina 《dove non sono riuscito ad andare in questi ultimi anni, Stefano》lui mi guardò 《andrà tutto bene Marco》mi mise una mano sulla spalla.
Dopo 30 minuti circa arrivammo al cimitero dove c'erano sepolti i miei genitori, 《voglio andare da solo》dissi 《tranquillo, io ti aspetterò Marco, sei come un fratello per me》《grazie amico mio》dissi, scesi dalla macchina e mi avviai dentro il cimitero. La lapide era di un marmo bianco/giallino con le foto di mamma e papà che sorridevano, c'erano fiori e statuine che a mio padre piacevano tanto, baciai le foto e tutti i pensieri mano a mano se ne andavano in un pozzo profondo. Mi sentivo così vicino a loro ero stato uno stupido stronzo egoista a non venirci più, ma non trovavo il coraggio di venirci. Avrei voluto vivere con loro per altri cento anni, avrei voluto i miei genitori affianco a me.
"Mamma papà, io... ecco sono una nullità, ho fatto soffrire così tante ragazze, ho messo incinta la ragazza che "amo" e sono fuggito via senza prendermi le mie responsabilità, ora non so che fare voglio andare da lei e chiedergli perdono per la seconda volta ma ho paura che mi avrebbe mandato a fanculo".
Guardai i miei genitori in quella dannata foto sulla lapide e vidi come si sorridevano tra loro, c'era la gioia di una famiglia splendida.
Baciai ancora una volta le loro foto e me ne andai, salì in macchina e dissi
《Portami da lei》.

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