Capitolo 8

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Sentivo il ruggito del motore della macchina accesa che attendeva inquieta sul vialetto.
I minuti sembrava passassero in un istante e io tentennavo sul da farsi.
Volevo soltanto riavere la mia vita.
Mi alzai dal divano e mi piazzai davanti alla porta, poi misi la mano sul pomello. Feci un lungo respiro e la aprii. Lui mi stava aspettando in macchina, camminai lungo il vialetto e lo guardai attraverso il finestrino: sembrava nervoso.
Uscì dall'auto e mi fece un sorriso impacciato.
- Vuole entrare?
- Preferisco stare qui.
- Cominci, allora. Voglio sapere...
- Forse è meglio che tu mi faccia delle domande e che io risponda.
Pensai a lungo, avevo un milione di domande che mi frullavano per la testa, ma in quel momento non me ne veniva nessuna, così rimanemmo in silenzio per qualche minuto.
- Siete quello che penso io?-, chiesi incerta.
- Cosa credi che siamo?
- Licantropi...-, sussurrai quella parola come se ne avessi timore, ma la realtà era che avevo paura che mi ridesse in faccia e mi dicesse che ero pazza. Ma nulla di tutto ciò accadde.
- Sì.
- Quindi è tutto vero? Non me lo sono immaginata?
- Siamo reali, Roxanne.
- Anche mio padre è un licantropo?
- Sai qual è la differenza tra un licantropo e un lupo mannaro?
Scossi il capo.
- Il lupo mannaro è un essere umano condannato dal marchio a trasformarsi in una bestia feroce ad ogni plenilunio, perciò è un'alterazione del DNA originario. Mentre il licantropo nasce così e si può trasformare ogni volta che lo desidera e senza perdere la ragione.
- Quindi mio padre è un lupo mannaro?-, domandai scettica, sembrava irreale anche solo pronunciare quelle parole.
- Sembrerebbe.
- Non ne è sicuro?
- Per ora è in procinto di trasformazione, finché non arriva la luna piena non sapremo se la supererà.
- In che senso?
- In pochi superano la metamorfosi.
Mi spaventai.
- Vuole dire che potrebbe morire?
- Non è un scienza precisa, ma sì potrebbe-, notò il mio sguardo distrutto - ma non credo sia il caso di tuo padre.
- Chi ha ucciso l'uomo nel bosco?
- Non lo so...
Sembrava davvero sincero, decisi di dargli la mia fiducia.
- Ok.
Tentò di avvicinarsi ma mi allontanai d'istinto.
- Credo che per oggi possa bastare, ho bisogno di mandar giù tutte queste informazioni.
- Roxanne, per qualsiasi cosa io ci sono-, mi consegnò il suo biglietto da visita.
Entrò in macchina, fece inversione e se ne andó.
Così finì la mia giornata: milioni di domande senza risposta che mi frullavano nella testa ed un'unica certezza, la consapevolezza che niente sarebbe stato più lo stesso.

Sognai di essere in una radura, l'erba verde pungeva i miei piedi scalzi. L'aria giocava tiepida tra i miei capelli e il sole scaldava il mio corpo nudo. Non provavo alcun tipo di vergogna, ero del tutto a mio agio. Un lupetto bianco zampettò impaurito verso le mie gambe e mi scrutó per un lungo minuto, poi si accovacciò placido vicino alla mia coscia. Era come se il tempo si fosse fermato in quella radura: il sole non calava mai, il vento continuava ad alitare placido e l'erba solleticava il mio corpo; quando, ad un tratto, un'ombra oscura caló su quel piccolo angolo di paradiso.
Il lupo drizzò le orecchie e rimase in ascolto, poi scappò impaurito. In fondo alla radura dove gli alberi cominciavano a sorgere c'era un uomo, anch'esso nudo, che mi guardava. All'improvviso sentii il bisogno di coprirmi. Continuò ad avanzare e ad ogni passo lasciava come un'impronta gelata e tutto quello che calpestava ghiacciava e moriva. L'uomo iniziò a correre e allo stesso tempo contorcersi fino a piegarsi a quattro zampe. Un folto pelo nero quanto la notte gli ricoprì il corpo e un profondo occhio purpureo, scrutava nella mia direzione.
Arrivò quatto, quatto verso di me e cominciò ad annusarmi. Dalle sue fauci proveniva un olezzo pestilenziale, era come se fino a quel momento si fosse nutrito di cadaveri. Mi annusò la gola e poi il seno, avevo paura che volesse squarciarmi il petto e nutrirsi del mio cuore. Si ritrasformò in forma umana, ma era come se il mio cervello avesse messo dei filtri per non farmi capire il suo volto; era impossibile distinguirlo.
Mi afferrò per la gola, io mi appesi alle suo braccia nel tentativo di liberarmi ma la sua presa era una morsa micidiale. Sentivo la vita defluire dal mio corpo, stavo morendo.
All'improvviso mi lasciò e caddi a terra in un tonfo. Cominciai a tossire forte, il mio organismo stava cercando l'aria, ma la mia gola era stata stretta così forte e così a lungo che non riusciva quasi a passare.
Avevo il cervello annebbiato, ma riuscii a mettermi seduta: un giovane lupo bianco stava lottando con un mostruoso lupo nero. Il pelo bianco era chiazzato di macchie di sangue che colavano sui fili d'erba verde.
Il lupo più grosso aveva la gola di quello più piccolo tra le fauci, volevo aiutarlo ma non riuscivo ad alzarmi. Quell'occhio sanguinoso mi penetrò l'anima e una grassa risata echeggiò nel mio cervello, poi i lamenti del giovane lupo si fermarono all'improvviso, il corpo si afflosciò tra le sue zanne e un rivolo di sangue sporcò il suo pelo candido.
Lasciò cadere la carcassa e si ritrasformò.
- Se non farai quello che ti dico quella sarà la fine di tutti quelli che ami-, la voce non sembrava umana era selvatica e gutturale.
Con un balzò mi atterrò.

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