Capitolo 22

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Mi risvegliai tra le braccia di Derek. Era stato così bello potersi sentire così tanto vicina alla persona per cui provavo dei sentimenti forti.
Mi girai verso di lui e lo guardai dormire placidamente. Gli accarezzai i folti capelli neri e li scompigliai ancora di più.
Quando aprì gli occhi, il blu delle sue iridi non era mai stato così elettrico.
- Buongiorno-, disse in uno sbadiglio.
Mi stavo per alzare per andare in bagno quando lui mi prese per i fianchi e mi ributtò nel letto.
Mi prese il viso e mi guardò per un lungo istante, poi si avvicinò lentamente alle mie labbra e ci baciammo per un tempo lunghissimo. Rimanemmo a letto abbracciati, finché non fu mezzogiorno.
Ordinammo delle pizze e guardammo insieme il suo film preferito: Full metal Jacket.
Verso il tardo pomeriggio dovette tornare a casa e così rimasi sola. Non sapevo cosa fare, perciò presi l'auto di mamma e andai da June.
Mi accolse come sempre la piccola April; stavo quasi pensando che fosse l'usciere di casa Carter.
- Roxanne!
Mi saltò in braccio e mi resi conto che non era più leggera come una volta, stava crescendo.
- C'è June?
- Sì-, rispose scocciata.
- È successo qualcosa?
- È lunatica più del solito.
April non poteva usare parole più esatte per descrivere un'adolescente femmina in fase ormonale, morsa da un licantropo.
Salii nella stanza di June e appena entrai trovai il familiare casino della sua camera.
Dovete sapere che la madre di June ha lottato per anni per armonizzare la sua camera con il resto della casa, ma June, in segno di protesta contro l'ordine compulsivo della madre, aveva deciso di farle venire un esaurimento. Aveva pitturato la stanza di arancione, mentre tutti mobili erano azzurri, in più lei teneva tutti i suoi vestiti impilati uno sopra all'altro in modo caotico sul letto o sulla sedia.
Quando entrai nella sua stanza trovai una ragazza formosa e alta con i capelli biondi e lisci, pensai fosse la cugina di June, ma poi si voltò e quella ragazza rivelò essersi proprio June.
- Ma che ti è successo?
- Stamattina mi sono svegliata e... sbam! Una bomba sexy.
- Come?-, chiesi gelosa del suo nuovo aspetto.
- Miller mi aveva accennato che ci sarebbero stati cambiamenti al mio aspetto fisico, ma guarda qua!
Si indicò il seno.
- Finalmente ho le tette anche io!
Scoppiai a ridere.
- Qualcosa di positivo in questa storia lo abbiamo trovato.
- Volevo chiederti una cosa.
- Chiedi!
- C-cosa si prova quando ci si trasforma?
- All'inizio hai la nausea e ti gira la testa, poi il sangue sembra bollire dentro di te. Tutto il corpo si infiamma, dopodiché il morso comincia a pulsare e manda delle scariche di elettricità al cuore e al cervello. È una sensazione che non avevo mai provato in vita, era come se il mio corpo fosse collegato alla batteria della macchina.
Poi viene la parte peggiore...
- Cioè?
- Quando le ossa cambiano conformazione. Sembrava che mi stessero prendendo a martellate la faccia e la gabbia toracica.
Poi quello che è avvenuto esattamente dopo non lo ricordo, ma riesco ad assaporare ancora le sensazioni di quella notte. Era come se fossi tormentata, io non dovrei essere così, non è la mia natura.
- Intenso-, risposi.
- Adesso mi sento carica di energia, potrei spostare i monti ed afferrare il sole se lo volessi. Ma il dottore ha detto che presto l'effetto narcotico della luna sparirà e sentirò di nuovo la necessità di "farmi", poi peggiorerà sempre più perché ne vorrò ancora e ancora-, sembrava turbata al solo pensiero.
- Perciò Miller sta creando degli amuleti che ci rendano docili durante la luna piena.
- Quali amuleti?
- Non so bene, ha detto che lo stava preparando già qualche settimana fa.
- Sono venuta qui perché ho bisogno che tu stia con me quando leggerò questo.
Tirai fuori dallo zaino il bestiario.
- È peggio se lo leggerai.
- Devo sapere tutto su quella creatura. Devo conoscerla per poterla sconfiggere.
- Io continuo a pensare che sia una pessima idea.
Sfogliai le pagine fino ad arrivare al capitolo inerente alle succube.
C'era un disegno del loro vero aspetto, sembrava un avvoltoio dalle sembianze umane. Le si intravedevano le ossa attraverso la pelle scarna. Aveva lunghissimi artigli neri e i denti aguzzi.
- La succuba è una creatura sovrannaturale, facente parte della categoria "bestie notturne". Di questa creatura si hanno testimonianze molto antiche. Secondo la leggenda, la succuba è un antico demone che prendeva solitamente le sembianze di donne dall'enorme bellezza per sedurre gli uomini e farli cadere in tentazione. Dopo averli sedotti, si nutriva della loro energia vitale attraverso i loro sogni, finché l'uomo preso da isteria notturna non si suicidava.
Gli antichi credevano che per tener lontano questo demone si dovesse creare un cerchio di sale intorno alla persone che si volesse proteggere.
- Ma qui non dice niente sul creare un legame psichico tra due persone o come sconfiggerla!-, affermai mortificata. Chiusi con rabbia il libro e lo ricacciai nello zaino.
- Però potresti cospargere del sale intorno alla casa-, suggerì June.
- Credi che funzionerà?
- Fin'ora quel vecchio libro ha avuto sempre ragione.
Guardai l'orologio e mi accorsi che era tardi.
Salutai June ed April e mi fiondai con l'auto a casa mia.
Mi spogliai e feci una rilassante doccia calda. L'acqua bollente mi bruciava dolorosamente le ferite, ma una parte di me lo trovava seducente.
Quando uscii dalla doccia, misi ad asciugare i miei lunghi capelli castani dentro ad un grande asciugamano e lo arrotolai fino a creare un turbante, poi mi legai un asciugamano intorno al corpo e, infine, ritornai nella mia stanza.
Frugai nel mio armadio in cerca di un vestito elegante; quando le speranze erano ormai ad un punto di non ritorno trovai l'abito perfetto. Era un bellissimo abito nero con due profondi spacchi che arrivavano in linea d'aria con l'interno coscia, le maniche erano lunghe e di pizzo e lo scollo sul seno era elegante e mi incorniciava le scapole. Notai che era ancora attaccato il cartellino col prezzo.
Non ricordavo neanche di averlo comprato.
Appena lo indossai mi sentii tremendamente bella. Il tessuto aderiva al mio corpo in modo seducente, come una seconda pelle.
Mi truccai leggermente gli occhi e misi un bel rossetto bordeaux sulle labbra. Poi tolsi il turbante e i capelli mi caddero selvaggi sulle spalle. Erano ancora umidi, ma non avevo tempo per asciugarli.
Misi delle décolleté nere e scesi in giardino, dove Derek mi aspettava.
- Sei davvero bellissima, Roxanne.
Il complimento mi fece arrossire.
Mi prese a braccetto e mi condusse nel bosco. Per fortuna aveva piovuto tutta il giorno e la neve, ormai, era un vago ricordo.
Avevo un po' freddo alle gambe, ma l'aria pungente di novembre non mi disturbava, poi avevo il mio ragazzo che era una stufetta portatile sempre pronto a riscaldarmi.
Non dovemmo camminare molto per arrivare al ritrovo del branco.
Appena arrivammo tutti gli occhi vennere puntati su di noi.
Guardai il branco e tra di loro i miei occhi indugiarono per un istante in quelli di Alec.
La folla calò nel silenzio e creò due gruppi lasciando un passaggio in mezzo da cui sbucò il sindaco.
- Io sono Gabriel Oldwood, alfa del branco.
Per ringraziarti del tuo coraggio mostrato durante la notte di plenilunio, ti diamo ufficialmente il benvenuto nel branco degli Howling Winds.
- Venti ululanti?-, domandai a Derek.
- È il nome del nostro branco. Gelidi come la bora e invisibili come spettri, è il nostro motto.
Una vecchia donna dagli occhi ciechi mi prese per mano e mi fece sedere. Prese del colore giallo da un contenitore e cominciò a disegnarmi forme sul viso.
Derek mi consegnò uno specchio.
L'anziana aveva dipinto una mezza luna sulla mia fronte e aveva disegnato dei segni a forma di punta sulle mie guance e dei puntini esattamente sopra che mi incorniciavano le guance. Sembravo selvaggia e potente, un'antica guerriera pronta a lottare.
Dietro di me venne accesa una grande fiamma. Il fuoco danzava nelle tenebre e ad un tratto divenne tutto più oscuro dove la luce non arrivava.
- Chi è quella signora?
Miller apparve al mio fianco dal nulla.
- È l'anziana madre. L'ultima ancora in vita del vecchio branco.
- Perché è cieca?
- Secondo il mito, donare gli occhi a Luna era simbolo di grande coraggio. In cambio del grande gesto Luna dona la capacità di trasmigrazione. Appena morirà ritornerà in vita in un nuovo corpo.
- Aspetta un secondo, hai detto occhi?
- Sì, perché?
- Come quelli posti ai vertici del triskell?
- Forse l'Alfa vuole impossessarsi di un corpo.
All'impovviso tutto tacque.
- È ora del giuramento-, parlò solenne Oldwood.
Due bambine mi accompagnarono a sedermi su un vecchio tronco.
- Io Oldwood Gabriel, prometto di dare la mia vita per salvare la tua.
Tutto il branco pronunciò quelle parole.
- Io Victoria Black, giuro di dare la mia vita per salvare la tua-, ritornò al suo posto con una morfia di disgusto.
- Io Edwin Black, prometto di dare la mia vita per salvare la tua-, pronunciò quelle parole come se avesse appena mangiato un limone asprissimo.
- E ora cantiamo alla luna il nostro inno alla notte!-, pronunciò con voce stanca la vecchia anziana.
Le sopracciglia ormai inesistenti della signora lasciavano spazio a due piccoli occhietti bianchi e freddi come il ghiaccio. I capelli erano completamente argentei e legati in un'elegante treccia. Al collo portava una collana fatta di strani cristalli dal colore mutevole. Le pietre erano di un perla brillante, ma non appena la luce cambiava, dentro il cristallo, avveniva uno strano effetto: sembrava che fosse stata catturata l'aurora boreale e ad ogni colpo di luci i colori danzavano ad un ritmo gioioso.
Ci riunimmo tutti intorno al fuoco e ci prendemmo per mano. Poi alzammo gli occhi verso la luna e i lupi cominciarono a cantare una sorta di cantilena.

Proteggi il branco, non mostrare paura.
Rispetta il codice ed insegnalo ai giovani.
Caccia i nemici e ulula alla luna.
Esplora l'ignoto e vivi il cambiamento.
Sopporta paziente e soffri in silenzio,
Che nessuna debolezza è ammessa nel branco,
Poiché neppure nella tua casa
sei al sicuro,
Quando ulula il lupo.

- E ora festeggiamo!-, gridò a gran voce l'anziana madre.
I più giovani intonavano canzoni inerenti alla natura. I ragazzi ballavano intorno al fuoco a piedi nudi.
Gli adulti, invece, si erano riuniti per discutere dei recenti avvenimenti.
Alec si avvicinò e mi prese la mano.
Mi fece capire con un cenno del capo che voleva danzare con me. Mi tolsi le scarpe e insieme ad Alec cominciai a ballare nel fango. Era liberatorio esprimere la propria energia tribale attraverso la danze a così stretto contatto con la natura.
Alec mi insegnò un ballo antichissimo dei licantropi. Bisognava portarsi al petto le mani, poi irrigidire le braccia verso il cielo, mentre coi piedi potevi fare quello che desideravi, bastava tenerli in movimento durante la danza. Mi spiegò che era una danza propiziatoria alla luna.
Derek si unì a noi nella danza, ma mentre Victoria e Ashley ci passarono accanto, Victoria mi spinse e caddi nel fango. Mi sporcai completamente il vestito.
Ma non mi arrabbiai, ero troppo preoccupata per la succuba e l'alfa, che queste bambinate non mi toccavano più.
Andai a sedermi sul grande tronco che si trovava leggermente spostato rispetto alla festa. Derek si sedette accanto a me e mi prese una mano.
Un vecchio lupo stava narrando una leggenda.
- Molto tempo fa Caos regnava sull'universo. Tutti erano arrabbiati e lottavano fra di loro, persino le famiglie erano in guerra. Ma un giorno il Grande Vento spense il fuoco degli animi degli uomini e vennero creati due entità sovrannaturali: Lupo Cosmico e Luna.
Lupo Cosmico era nero come la notte e il suo manto riluceva di miliardi di stelle, mentre Luna era leggiadra e formosa, i suoi capelli erano bianchi come la neve e la sua pelle pallida come il latte. Ogni giorno sognavano di potersi toccare, ma la distanza era troppa.
Così, una notte, Luna sciolse i suoi capelli nel Grande Vento e creò la Via Lattea, che permise a Lupo Cosmico di attraversare l'universo e poterla toccare.
Da quella notte d'amore nacquero i licantropi: i guardiani della notte che con il loro canto durante la luna piena ricordano alla madre di sciogliere i lunghi capelli e lasciar passare papà Lupo.
La storia mi affascinò a tal punto che volevo saperne di più, andai da Miller, ma l'anziana madre mi fermò.
Mi prese la collana e cominciò a blaterare cose senza senso.
Poi aprì gli occhi e disse:

La madre, il padre e il figlio.
Alle radici del frassino bianco,
del sangue sarà versato.
In molti moriranno,
A causa di un segreto celato.
La bilancia cadrà
E la fenice dalle ceneri risorgerà.
Ma nelle tenebre si cela un nemico
Che dal suo sangue è stato rapito.
La madre, il padre e il figlio.

Poi lasciò il mio ciondolo e sorrise.
- Vuoi un biscotto lunare, cara?
Tirò fuori da un cesto dei biscottini alla farina bianca.
Era forse un'altra profezia?
Notò il mio silenzio e mi allungò un biscotto.
- Tranquilla tesoro, è solo al cioccolato bianco.
Lasciò nella mia mano il biscotto, dopodiché si sedette su un ceppo e si mise a contemplare nelle fiamme.
I suoi occhi ciechi riflettevano il fuoco ardente del falò, scrutando qualcosa di invisibile ad occhi umani.
Finita la festa tornai a casa.
Derek mi accompagnò alla porta e mi baciò appassionatamente.
Entrai nel letto e poco dopo sentii i miei genitori parcheggiare nel vialetto in ghiaia.
Chiusi gli occhi, ma quella notte non riuscii a dormire. Ero tormentata dai demoni del mio presente e in cuor mio sapevo che la profezia parlasse di me.

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