Capitolo 19

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Corsi fuori e mi diressi verso l'auto di mio padre, ma quando tentai di aprire la portiera mi resi conto che doveva essersi tenuto le chiavi in tasca.
Dei rumori allarmanti provenienti dalla casa mi fecero scattare e decisi di proseguire per il bosco. La notte era intrisa di potere; tutte le creature della notte erano in fermento. Afferrai il coltello a serramanico e la boccetta di infusione allo strozzalupo e abbandonai la torcia; la luna era talmente luminosa quella notte che non mi sarebbe servita.
Improvvisamente gli animali smisero di cantare; mi guardai intorno e vidi una figura in piedi non lontano da me. Mi alzai per scappare, ma esattamente proprio dietro di me alla medesima distanza c'era June. Entrambi fermi immobili che attendevano.
Mi accorsi che non erano soli; tre persone si unirono a loro creando un semicerchio.
Mio padre e June si allontanarono nel buio e sparirono, mentre gli altri tre fecero un passo in avanti.
I loro ringhi mi facevano accapponare la pelle, avevo così tanta paura che il mio cuore sembrava volesse uscirmi dal petto e scappare.
Chi erano quelle persone e perché ce l'avevano con me?
Ormai mi avevano circondato, mancavano ancora pochi passi e sarei morta.
Feci scattare il coltellino a serramanico e sembrarono tentennare. Sentii dietro di me una potenza primordiale, mi girai e vidi i miei due salvatori; lo yin e lo yang della mia vita. I due licantropi si misero in posizione di attacco in attesa di un loro passo falso.
Il loro muso era contratto dalla rabbia, il labbro superiore saettava sui loro denti aguzzi e le enormi zampe tastavano il terreno per avere una maggiore aderenza al suolo.
Corsi incontro ai due licantropi, ma loro mi sorpassarono con uno scatto e balzarano sui loro nemici. Era una lotta violenta: Derek e Alec tentavano di affondare le loro fauci nella loro carne, ma i lupi mannari resistevano all'attacco e usavano i loro artigli per difendersi.
Mentre osservavo la scena, il terzo lupo mannaro mi atterrò violentemente a terra. Era una donna, doveva avere qualche anno in più di Tyrone, aveva gli occhi completamente neri e le zanne erano tinte di un rosso acceso; doveva essersi nutrita di qualche povera bestia.
Cercavo di liberarmi dalla sua forza sovrannaturale, ma ogni tentativo risultava invano. Con un artiglio mi toccò la vena che avevo sul polso e poi cominciò ad incidere sulla linea verdastra.
Cominciai a urlare dal dolore, ma nessuno venne in mio soccorso. Allungai il braccio verso il coltello, che mi era caduto nell'atterraggio, ma era troppo lontano.
In quel momento mi ricordai di avere la boccetta di strozzalupo nella tasca. Presi il contenitore, lo aprii e glielo gettai negli occhi. La donna lupo arretrò uggiolando per il dolore e la temporanea cecità. Cominciò a sferrare colpi nell'aria e uno mi ferì il petto. Mi toccai il seno istintivamente e le mie dita si sporcarono di sangue; vidi che anche il mio avanbraccio perdeva lentamente lentamente un liquido denso e scuro. Guardai a terra, la purezza della neve era stata corrotta dal mio sangue. Sembrava così sbagliato...
Lei aveva smesso di urlare e ora stava annusando il mio odore.
- Il sangue non mente-, mi tuffai nella neve e afferrai il coltellino. Non appena piombò su di me, sferrai un contrattacco e riuscii a ferirle il volto. Un'agghiacciante risata riempì la notte.
Con il suo dito indice premette sulla ferita facendo sgorgare altro sangue e poi si leccò sensualmente il dito. Pochi secondi dopo la ferita si era già rimarginata.
- Stupida bambina, non puoi ferirmi.
La sua voce sembrava provenisse da un abisso da cui non potevi far più ritorno.
Mi colpì in faccia, sentivo il mio zigomo urlante di dolore.
Mi afferrò i capelli e poi mi diede una testata che mi provocò un furioso mal di testa. Non riuscivo a vedere e a capire bene, quel colpo era stato davvero violento.
Una risatina acuta fece eco a ringhi di lotta e mandibole che scattavano.
Vidi Derek strappare con le sue fauci la giugulare di un giovane ragazzo, poco dopo Alec prese tra le sue zanne il collo di un uomo e lo spezzò come un ossicino di pollo. Quello era il momento di scappare, si sarebbero occupati loro di quella donna inquietante.
Trovai un sasso e glielo lanciai addosso e la beccai in pieno viso.
Mi alzai a fatica e cominciai a correre, ma lei si ostinava ad inseguirmi. Sembrava stesse giocando con la sua preda prima di darle il colpo mortale. Vidi un ramo abbastanza robusto da sostenere il mio peso, perciò mi posizionai sotto prendendo la rincorsa e saltai. Riuscii ad aggrapparmi e a tirarmi su con la sola forza delle braccia. Salii più in alto così da non essere alla sua portata. Cominciò a camminare intorno all'albero, osservandomi con calma.
- Non potrai mai sentirti al sicuro se io sono viva.
Vidi da lontano Alec e Derek mentre sopraggiungevano. Uno proveniva da destra, mentre l'altro da sinistra. Mancava ancora qualche metro e il ricordo di quella donna sarebbe scomparso per sempre, ma non appena i due licantropi le balzarono addosso, lei con l'agilità di un gatto saltò sullo stesso ramo su cui mi ero arrampicata. Li guardò con derisione e fissò i suoi grossi occhi neri sulla sua preda.
Fece scattar fuori i suoi artigli e li piantò dentro la corteccia di quel possente pino. Si fece piano piano strada verso di me e mi afferrò i jeans.
-Lasciami!-, urlai, ma le sue terribili unghie mi perforarino il polpaccio e i jeans si macchiarono di un rosso scuro.
Le tirai dei calci e finalmente la colpii; cadde ma con la sua forza riuscì a portarmi giù con lei.
Lei atterrò sulle quattro zampe, mentre io rimalzai in un primo momento contro alcuni rami, che attutirono parzialmente la mia caduta, poi caddi con un tonfo nella neve. Il freddo mi penetrò nei vestiti e ne fui felice, ora potevo avere un po' di sollievo dal dolore bruciante delle ferite.
Alec e Derek mi circondarono in segno di protezione. Lei mi guardo alzando il mento e la bocca incurvata dal disprezzo.
- I tuoi mastini non ci saranno per sempre. Tornerò a prenderti.
Corse via in direzione della notte.
Alec la seguì, mentre Derek rimase con me.
Mi si sdraiò accanto e cominciò a leccarmi le ferite sulla gamba e sul petto, ma, improvvisamente, cominciò ad uggiolare e si rannicchiò vicino a me.
Derek era davvero imponente, non era grosso quanto l'Alfa, ma le sue dimenzioni erano simili a quelle di un grizzly.
Derek in pochi secondi tornò nella sua forma umana.
- Roxanne, stai perdendo molto sangue. Dobbiamo tornare da Miller.
- Miller!
- Anche io sono preoccupato per lui.
- June e mio padre?
- Alec li sta cercando.
Mi prese in braccio e mi appoggiò sulla sua spalla, più che la sua ragazza sembravo un trofeo di caccia.
Doveva avermi messo in quella posizione perche vidi che l'altro braccio aveva molte più ferite.
Così ciondolavo lungo la sua schiena, mentre lui camminava a passo veloce verso la casa del dottore
- Lo sai che sei nudo?
- Sì.
- E... non ti imbarazza?-, chiesi con la vergogna stampata in viso.
- Inizialmente sì, ma poi mi sono abituato.
In realtà l'unico momento in cui realmente mi sento nudo e vulnerabile è quando sono nella mia vera natura. Altrimenti indosso sempre un costume.
- Quindi tu ti senti realmente te stesso solo quando diventi un lupo?
- Il plenilunio per noi non è una maledizione, ma un momento di gioia. Finalmente possiamo essere noi stessi e stare a contatto con la natura.
- A volte anche io mi sento molto vicino alla vita selvatica, qualche volta ne sento il richiamo.
- È uno dei motivi per cui mi piaci.
- Cioè?-, chiesi con un sorriso.
- Sono certo che dentro di te ci sia una creatura indomita che non aspetta altro che uscire.
- Come fai a saperlo?
- Lo vedo dai tuoi occhi e da come guardano il mondo. So che sei speciale.
Finalmente arrivammo alla casa di Daniel.
Derek disse che sarebbe andato a cercare i suoi indumenti e poi mi avrebbe raggiunto.
La porta era rimasta aperta. Entrai e trovai il caos; ogni cosa era fuori posto. Sembrava che i mannari stessero cercando qualcosa di importante, tutti i libri erano stati scaraventati a terra.
Mi calai nella cantina e corsi immediatamente nella stanza di prigionia.
Il corpo del dottor Miller era martoriato da numerose ferite. Era stato lasciato lì da solo: inerme e nudo.
Mi avvicinai al suo corpo immobile e cominciai a piangere.
Lo voltai a pancia in su e vidi una grande cicatrice sul costato.
Cominciai a fargli il massaggio cardiaco ma non sembrava funzionare.
- Ti prego!-,urlai.
Unii i pugni e gli diedi un colpo sul cuore.
- No, ti prego no!
Mi accasciai su di lui e piansi. Non potevo credere che anche lui se ne fosse andato dalla mia vita.
Era solo colpa mia, sarei dovuta stare là ad aiutarlo. Avrei dovuto usare lo strozzalupo come mi aveva detto lui.
Iniziai a disperarmi, quando all'improvviso sentii un leggero palpitare nel petto.
Vidi il torace alzarsi e ad abbassarsi in modo cadenzante.
Mi sfilai il cappotto e glielo appoggiai sotto la nuca come sostegno per la testa.
Gli presi la mano e sentii che me la strinse a sua volta.
Derek arrivò alle mie spalle e prese di peso il corpo di Daniel.
- Dove lo porti?
- Nel suo letto.
Si caricò sulle spalle il suo corpo e lo portò fino al primo piano.
Poi lo aiutai a vestirlo e lo mettemmo a letto.
- Rimani con lui, vado a cercare una cosa.
Uscì dalla porta e sentii i suoi passi pesanti mentre scendevano le scale.
Gli poggiai un pezzuola bagnata sulla fronte e cominciai a pulirgli le ferite più evidenti. Aveva molti segni significativi sul volto e all'addome, dovevano esserci andati pesanti con lui.
Poi notai la lacerazione sul mio braccio che non smetteva di sanguinare.
Alec entrò dalla porta, aveva il viso ancora coperto del sangue di quell'uomo.
Sembrava affaticato e pallido.
Si accasciò sul letto e cadde a terra.
Mi alzai di scatto e la testa cominciò a farmi male. Sembrava quasi che il mio cervello premesse contro la scatola cranica in segno di protesta.
Afferrai Alec per le braccia e lo tirai su con tutte le mie forze.
Sembrava svenuto.
- Derek!-, gridai ripetutamente finché non ricomparve alla porta. Sembrava stesse male, aveva lo stesso pallore del fratellastro e le cicatrici non si erano ancora chiuse.
Si accasciò sulla porta e cominciò a perdere sangue dal naso.
- Usale per curare le ferite-, disse consegnandomi delle strane foglie dalla forma semicircolare.
Lo aiutai a stendersi sulla poltroncina.
- Non so cosa devo fare!-, risposi istericamente, ma ormai respirava a fatica e non sarebbe stato in grado di rispondermi.
Cominciai a tremare, non sapevo neanche cosa fosse quella pianta, perciò feci l'unica cosa che mi era venuta in mente.
Andai al piano inferiore e cominciai a triturare le foglie con un pestello. Quando fui soddisfatta, andai nel bagno di Daniel. Era ordinato, finché non cominciai a mettere in disordine ogni cosa per trovare quello che stavo cercando. Quando le speranze erano ormai prossime a spegnersi trovai finalmente la vaselina. Mischiai i due ingredienti e tornai di nuovo nella stanza. Cominciai con il dottor Miller: infilai due dita dentro a quell'intruglio gelatinoso e ne spalmai una dose sopra ogni ferita.
Poi continuai con Alec, aveva molte ferite sulla schiena e sull'addome. Appena appoggiai la crema sulla ferita nel basso addome lui mi prese con forza il polso, ma poi svenì nuovamente per il dolore.
Poi toccò a Derek. Annaspava l'aria, ma era ancora cosciente.
Mi guardò per tutto il tempo in cui lo medicavo.
- Sapevo che avresti trovato una soluzione.
Sapevo che eri speciale non appena ti ho visto.
Sembrava avesse avuto un momento lucido nel delirio del suo dolore.
Non appena ebbi finito, vidi che tutti e tre cominciarono ad acquistare colore e i loro respiri si stabilizzarono. Pareva che la guarigione sovrannaturale fosse cominciata, perché quasi impercettibilmente si potevano vedere le parti lese cicatrizzarsi.
Mi spalmai il magico unguento sul braccio, sul polpaccio e sul petto; i punti in cui mi aveva ferito quella donna lupo psicopatica.
Uscii sul balcone. La notte si era conclusa così come il plenilunio. La luna era ormai un pallido ricordo nel cielo. L'aurora era arrivata sul suo carro d'orato e avviluppò con le sue lunghe dita rosee l'oscurità, portando con sé un nuovo giorno.

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