Capitolo 41

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Roxanne

Era tutto buio. La luce sembrava non esistere nel posto in cui mi trovavo. Dovevano essere passate delle ore oppure pochi secondi, pareva non esistesse né il tempo né lo spazio in quella landa oscura.
Dove mi trovavo? Cosa mi sarebbe successo?
Poi un lampione spento apparve misteriosamente a pochi passi da me.
D'un tratto mi trovai in un campo erboso bioluminescente. Ogni cosa che toccavo pareva prendere vita attraverso colori e giochi di luce. Rotai su me stessa giocosamente, per creare un vortice viola di luce, ma mi fermai di colpo quando notai due figure identiche a me che mi fissavano imbarazzate.
«Sei morta, ma ancora ti diverti», disse quella con l'abito nero.
«Sssh». La zittì l'altra in argento.
«M-morta? Non capisco, io...». Il petto sembrò divampare e istintivamente portai la mano al mio cuore. Il sangue fuoriusciva copiosamente e appiccicava i vestiti al mio corpo. Un flashback di un pugnale tornò alla mia mente e mi mozzò il fiato
«Non posso essere morta...».
«Lo sarai presto», parlò di nuovo la Roxanne dall'abito nero.
Un altro flashback tornò dolorosamente alla mente: Roman mi aveva ucciso. Cominciai a ricordare tutto e inevitabilmente scoppiai in lacrime.
«D-dove sono?», domandai singhiozzante.
«Ti trovi nel limbo Roxanne. Qui le anime vengono portate per fare delle scelte», spiegò pazientemente Roxanne in argento.
«Voi chi siete?», chiesi.
«Ancora, ma non ci eravamo già passate?».
«Suvvia, ha appena subito un trauma sii paziente.»
La ragazza in nero roteò gli occhi e sospirò.
«Roxanne, noi siamo l'arma dormiente.»
«Che cosa?!».
«Lo avevo detto che era stupida.»
«Noi siamo la lama a doppio taglio di cui parlava tuo padre: metà lupo e metà cacciatore. Se risvegliata, una delle due, porterà la morte», continuò l'altra.
Improvvisamente la luce del lampione illuminò due strade: una conduceva avanti e l'altra indietro.
«Ora devi andare», disse la cacciatrice in abito nero.
«Ho ancora tante domande.
«Le tue domande otterranno risposta solo col tempo-, disse la licantropa.
«Perché siete tutti così criptici?», chiesi stanca.
«Perché prima hai bisogno di esperienza», disse lei.
«Ho paura.»
«È ora», disse turbata la cacciatrice.
«Non devi, ricordati che noi saremo sempre con te e accorreremo in tuo aiuto non appena ne avrai bisogno.»
Una forza superiore cominciò ad attirarmi verso la strada che conduceva "oltre".
«Cazzo», disse la cacciatrice.
Entrambe si materializzarono davanti a me, unirono le mani e mi colpirono con una luce accecante che mi schiantò nella direzione opposta.

Ero frastornata. Sentivo il cuore di qualcuno battere forte, ma mai quanto il mio che pulsava talmente velocemente che era impercettibile.
Lo sentivo bruciare dolorosamente nel petto. Un odore di sangue mi provocò la nausea, ma dietro quell'odore era celato un lieve profumo di resina. Potevo percepirla in lontananza che scivolava lentamente sulla corteccia di un vecchio abete. Sentivo la neve sotto di me, potevo toccarla. I cristalli di ghiaccio si scioglievano a contatto con il calore della mia pelle. Il sangue scorreva energico nelle mie vene deboli. Una goccia calda colpì il mio viso e finì sulle mie labbra. Era salata.
Doveva essere una lacrima.
Chi stava piangendo per me?
Un impulso di energia andò dritto nel mio cervello.
Aprii gli occhi. Tutto divenne nitido in un istante. Vidi Derek che stava piangendo per me e i ricordi tornarono alla mente come un fiume in piena. Lo guardai ma lui non mi vide, poiché accecato dal dolore; così gli sussurrai due semplici parole all'orecchio: ti amo. Sentii il suo cuore saltare un battito per lo stupore.
Qualcosa dentro di me si attivò, ma stavolta ero consapevole più che mai di cosa fosse: il mio potere di ibrida.
Con un balzo, atterrai in piedi a qualche metro di distanza da tutto quanto. Dovevo farmi un'idea generale di quello che stesse succedendo.
Le persone attorno a me erano attonite nel vedermi viva e nel pieno delle mie forze. Ma i miei occhi erano solo per Roman. Nel vederlo una rabbia incontenibile proruppe dalle mie labbra e si trasformò in un ruggito. Percepivo che qualcosa stava mutando in me. Sentii le falangi allungarsi e le unghie diventare artigli. I denti si allungarono e ferirono le mie labbra umane. Sfilai il pugnale dal petto e lo puntai contro Roman in segno di sfida. Lui in risposta si strappò gli abiti consunti e si trasformò in licantropo. Era molto più grosso dell'ultima volta che lo avevo affrontato, doveva avere ancora parte dei miei poteri.
Lui balzò nella mia direzione, ma riuscii a prevedere la sua mossa e saltai paurosamente lontano. Lui mi corse incontro, ma stavolta non feci in tempo a fuggire poiché con una zampata mi scaraventò contro il frassino bianco. Lui era grosso e forte, perciò decisi di usare queste sue abilità contro di lui. Mi arrampicai sui rami spogli del frassino e attesi, finché non fu abbastanza vicino e saltai. Caddi sul suo dorso e rimasi attaccata grazie al pugnale, ma lui si buttò di schiena e mi schiacciò col suo peso a terra. Quando si rialzò potei finalmente respirare, purtroppo quella libertà durò pochi secondo perché mi bloccò di nuovo con la sua enorme zampa. Sentivo il suo fetido alito sul mio viso e la bava gocciolava copiosamente.
Finiva tutto così? Dopo tutto quello che avevo fatto, sarei morta di nuovo e stavolta per sempre...
Ad un tratto l'enorme creatura mollò la presa su di me e cominciò a prendersela con tre lupi che lo attaccavano senza dargli respiro.
Un meraviglioso lupo nero venne scagliato contro un abete e prima di svenire si ritrasformò in umano. Era Derek. Un lupo bianco venne in mio soccorso ma venne assalito da un altro licantropo che non avevo mai visto, ma il mio istinto mi diceva che era lo sceriffo Black. L'ultimo lupo era più piccolo e il manto color sabbia non era lucido come quello degli altri due; doveva essere Mason, il mio vero padre. Attaccava incessantemente il lupo alla gola, ma nessuno dei tentativi andò a segno. Il mostro dall'occhio solitario lo sbranò al collo e lui rimase inerme a terra. Una furia cieca si liberò nel mio corpo. Corsi verso di lui e prima che le sue fauci si chiudessero su di me, balzai sopra di lui e afferrai nuovamente il pugnale. I miei occhi bruciavano di rabbia.
Corremmo uno incontro all'altro. Non appena fu abbastanza vicino, scivolai sotto il suo corpo e nel mentre conficcai il pugnale in quell'enorme bestia. Il sangue si riversò su di me e Roman ululò per il grande dolore e poi cadde a terra e si ritrasformò in umano. Era inerme, nudo e sconfitto.
Potevo sentire il suo battito rallentare. Cominciò a tossire sangue e suoi occhi si fermarono tristi su di me. Gorgogliò qualcosa ma non riuscivo a sentirlo, così mi avvicinai e con le sue ultime forze mi strinse il viso con una mano.
«S-siamo... tutti... s-spacciati...». La mano lasciò la presa e cadde a terra priva di vita. Chiusi il suo occhio solitario come si soleva fare in questi casi. Non provavo alcun pentimento o gioia nell'averlo ucciso in modo tanto violento. Era possibile che stessi già cambiando?

Evviva la bestia è morta (🎉), ma il romanzo non è ancora finito...
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