Capitolo 16

1.6K 92 4
                                    

Ogni singolo muscolo del mio corpo urlava di dolore. Tutto quel lavoro fatto il giorno precedente in quella specie di palestra improvvisata mi aveva distrutto fisicamente. Quel giorno, in particolare, mi sentivo veramente sola, tutti quelli a cui volevo bene mi ignoravano per un motivo o per l'altro perciò, mi congratulai da sola per il casino che era diventata la mia vita.
Quando arrivai a scuola, vidi June litigare nel parcheggio con Tyler.
- Come hai potuto non dirmelo!
- È un segreto per voi umani-, rispose lui.
- Allora perché Derek lo ha detto a Roxanne?-
Tecnicamente lo avevo scoperto da sola...
- Lui ha disonorato il branco quando glielo ha rivelato!- la rabbia cominciava a montare dentro di me.
- Sei venuto solo ieri a trovarmi! Dovresti essere il mio ragazzo!
- Temevo di dirti chi fossi.
- Se fossi morta non te ne sarebbe fregato niente! - gli occhi di lei cominciarono a diventare neri finché la pupilla non si dilatò oscurando l'intero occhio.
- June, come puoi dire questo!- anche i suoi occhi mutarono.
- Ti odio!-, urlò June. Lui la afferrò per le braccia e la strinse a sé. Lei si rilassò per un secondo tra le sue braccia poi lo allontanò con una spinta potente.
All'improvviso le spuntarono degli artigli su tutte le dita.
- Ecco cosa sono adesso-. Scappò via in lacrime. Le corsi dietro e finimmo nel campo da football che in quel momento, fortunatamente, era desertico.
Si andò a nascondere sotto le tribune.
La sentivo singhiozzare sommessamente.
- June-, dissi a bassa voce.
- Vattene!
Mi avvicinai lentamente a lei, poi la abbracciai forte.
- Sono un fottuto mostro-, disse ancora con gli occhi lucidi.
- Non sei un mostro.
- Ho gli artigli!
- Magari possiamo limarli...- cominciò a ridere e si asciugò le lacrime con la manica della felpa.
- Non sono un cane-, controbattè.
- Perché stavate litigando?
- Non mi ha rivelato il suo segreto e non si è preoccupato di farmi visita dopo che ero stata aggredita. Potevo essere morta e lui non lo avrebbe nemmeno saputo.
- Devi capire che non poteva dirtelo.
- Ma tu...
- Io l'ho scoperto da sola pedinando il dottore nel bosco.
- Ma sei impazzita?! È questo quello che fai nel tempo libero, giochi a chi viene squartato per primo?
- In un certo senso...
- Ok, io sarò anche un fottuto licantropo, ma tra noi due sei tu la pazza.
Sai cosa trovo ingiusto? Che tu sei quella che saltella nei boschi, però quella che è stata morsa sono io-. Quelle parole mi ferirono profondamente.
- Scusami, non volevo dirlo.
- Però le pensavi quelle parole.
- No, sono parole dette per la rabbia. Non possiamo litigare anche noi due, dobbiamo rimanere unite.
- La scuola è iniziata ormai da molto-. Tentai di cambiar discorso.
- Forse dovremmo rientrare ora.
Mi alzai in piedi e le tesi la mano per aiutarla ad alzarsi.
- E se invece la saltassimo?
- Non lo abbiamo mai fatto...
- Nessuno se ne accorgerà!
Corremmo all'auto di June e partimmo con fretta dal parcheggio per non essere viste.
Guidò fino a casa mia, i miei genitori erano al lavoro, così nessuno ci avrebbe disturbato e fatto domande sul perché non eravamo a scuola.
- June, mi è venuta un'idea folle.
- Spara!
- Aspettami qua, torno subito.
Corsi così velocemente su per le scale che quasi inciampai nell'ultimo gradino. Rovistai per tutta la camera in cerca del libro e poi mi ricordai di averlo lasciato sotto al letto.
Misi il bestiario sotto il braccio e ritornai in salotto seguita da Koshka, che non appena vide June, rizzò il pelo e si appallottolò in un angolo della stanza.
- Strano, di solito le piace essere coccolata da me-, rispose confusa.
- Secondo me sente che in te è cambiato qualcosa-. Sembrò rattristarsi al pensiero.
- Perché sei scappata di corsa di sopra?
- Per questo-. Le porsi il vecchio e polveroso bestiario.
- Cos'è?-, domandò.
- È un bestiario, racconta tutto quello che c'è da sapere su qualsiasi bestia sovrannaturale.
Sfogliò casualmente il bestiario e si soffermò su una pagina.
- Quindi secondo te esistono veramente tutte queste creature?
- Non lo so, ma sui lupi mannari e i licantropi ci ha azzeccato!
- Perciò esistono anche loro?
Mi mostrò l'immagine di un piccolo demone nero.
- Incubo?-, lessi ad alta voce.
- È un demone a quanto pare-. Qualcosa nella sua mente si accese di entusiasmo. Cominciò a sfogliare il libro fino a quando non trovò quello che desiderava.
- Streghe!- urlò ad alta voce - Magari sono una strega e non lo so...
Cominciai a leggere il profilo dettagliato sulle streghe.
- C'è scritto che le streghe smettono di essere tali quando subiscono una maledizione...
- Maledetto licantropo!
Andai al capitolo sui lupi mannari.
- Qui dice veramente poco su come si trasformano gli essere umani in lupi mannari, però ci sono informazioni veramente interessanti sui loro poteri.
- Ho dei poteri?
- Qui afferma che la maledizione lunare comporta poteri sovrannaturali che se stimolati nel giusto modo possono comparire anche senza la luna piena.
- Finalmente qualcosa di utile.
- Secondo il libro possono essere utilizzabili a pieno solo dopo la prima trasformazione-, dissi indicando il paragrafo centrale della pagina.
Si stravaccò sul divano in segno di rassegnazione.
- Perciò, in questo momento, sono una ragazza lunatica con la capacità di farsi crescere gli artigli.
- E non dimenticarti degli occhi paurosamente neri!
- Occhi neri?
- Sì... non te ne accorgi quando succede?
- No!
- Vuoi provare?-, proposi.
- A fare cosa?
- A farli diventare neri.
- Non so come fare-, rispose.
- Qui c'è scritto che, nel novizio, possono comparire alcune caratteristiche lupesche senza alcun controllo. Successivamente, il lupo mannaro imparerà come usarle a suo vantaggio.
- Quindi posso controllarle o no?
- Sul margine della pagina c'è un appunto.
- Leggilo!
- Con l'accelerazione del battito cardiaco e il controllo di forti emozioni, alcune caratteristiche possono manifestarsi.
- Non ho capito cosa devo fare.
- Andiamo a correre-, risposi con un sorriso sbieco.
Ci mettemmo dei vestiti comodi per intraprendere una corsa e uscimmo di casa.
- Adesso faremo accelerare il tuo cuore.
Iniziammo a correre sul sentiero che portava al cuore del bosco.
Da una parte avevo paura, ma dall'altra ero felice di stare a contatto con la natura.
- Sai che non sento più freddo come prima?-, disse col fiato corto.
- Derek mi ha confessato che i licantropi sono più caldi rispetto agli umani.
- Roxanne-. Si fermò di punto in bianco.
Si piegò sulle ginocchia.
- Ti senti bene?
- Le mani...
Le presi una mano e notai dei lunghi artigli che le spuntavano dalle dita.
- Adesso controlla il tuo battito cardiaco. Inspira profondamente e poi espira, butta fuori tutta l'aria.
Vidi il suo petto alzarsi e abbassarsi svariate volte. Gli artigli si ritrassero e rispuntarono le unghie.
- Ce l'abbiamo fatta!- Ci battemmo il cinque e si sentì uno schioppo che riecheggiò per tutta la foresta.
- Ora visualizza nella tua mente che vuoi trasformare solamente i tuoi occhi.
Lei mi fece un segno di assenso col capo e ripartimmo col nostro allenamento.
Il bosco sembrava che si aprisse al nostro cammino, la neve ricopriva interamente ogni pianta e arbusto. Gli animali erano silenziosi e tutti i rumori erano silenziati dal freddo. Ad un certo punto scivolai su una lastra di ghiaccio e caddi.
June cominciò a ridere di gusto della mia caduta.
Mi diede la mano per aiutarmi ad alzarmi e poi il tempo si fermò improvvisamente.
Ero già incappata in quella zona d'alberi e in quel pendio del terreno.
Accettai la mano di June e ritornai in posizione verticale.
Corsi verso il terreno scosceso e notai che la fossa in cui ero caduta era stata riempita.
- June, qui c'era...
Un ululato potente riecheggiò nel silenzio invernale.
- Cos'è stato!?-, chiesi inpaurita alla mia amica.
Sentii dietro di me un ringhio. Mi voltai lentamente e quello che vidi mi lasciò sconcertata.
June aveva di nuovo gli artigli e le pupille si erano completamente dilatate fino a ricoprire l'intero occhio.
Arrancai indietro nella gelida neve e calpestai il terreno che ormai ricopriva la vecchia fossa.
Forse era destino che morissi lì, dove una volta c'era il cadavere dal quale era partito tutto.
Mentre lei si spostava lentamente verso di me, cominciai a sentire un bisbiglio; sembrava provenisse dappertutto ma allo stesso tempo era solo nella mia testa.
Uccidila..., continuava a ripetere quella voce come un disco rotto.
- Uccidila-, ripeté quasi in trance June.
Mi rialzai e tentai la fuga, ma June mi afferrò violentemente i capelli. Piansi lacrime di dolore.
- June, respira ed espira, ricordi?
- June, ti prego!-, implorai.
Appoggiò uno dei suoi artigli sul mio collo dove la carotide pulsava velocemente. Sapevo di avere i secondi contati, così calpestai con forza un piede di June vhe allentò la presa. Approfittando del momento, le diedi una testata all'indietro. Fece qualche passo indietro e si toccò la fronte: una goccia di sangue le colorò il viso pallido.
Dovevo averla fatta arrabbiare perché un ringhio uscì dalle profondità del suo corpo.
Si avventò contro di me e mi gettò a terra, come un giocatore di football con il suo avversario.
Si mise sopra di me e mi bloccò le gambe.
Aprì gli artigli in segno di lotta e tentò di graffiarmi il viso ma le mie mano afferrarono con forza i suoi polsi.
Quella voce sussurante si palesò nuovamente.
Uccidila!
Non riuscivo quasi più a contenere la sua forza. Se non facevo qualcosa all'istante mi avrebbe ucciso.
Cercai di muovere la gamba sinistra ma era pressoché impossibile, era bloccata. Provai con la destra e piano piano riuscii a spostarla fino a liberarla. Con il mio peso feci leva su di lei e riuscii a voltare la situazione. Ora ero io sopra di lei.
Ero certa però che, se questa lotta fosse stata compiuta durante la luna piena, non sarei neanche riuscita a difendermi.
Lei si dimenava sotto di me e ringhiava, io con forza la trattenevo a terra.
Poi una voce si fece avanti nella mia mente.
Uccidila...
- No!-, urlai sconvolta.
Poni fine alla sua patetica vita!
June cominciò a perdere il controllo e mi diede un pugno. Io rimasi tramortita per qualche secondo, ma non mi resi conto che gli artigli erano spariti.
Cominciai a tirarle un pugno dopo l'altro, non riuscivo a fermarmi. June giaceva immobile con la faccia tumefatta e insaguinata, ma qualcosa non mi faceva smettere di picchiarla. Stavolta ero io ad essere stata ammaliata.
- Fermati!-, gridò una voce lontana.
Venni placcata da qualcuno che mi teneva ferma nella neve.
- L'ha ridotta parecchio male...
- Dobbiamo portarle entrambe da Miller.
- Non credo che lei si sia completamente calmata.
- Lasciami!-, gridai. La persona che mi teneva ferma aumentò la presa su di me.
- Comincia a portare June da lui. Io rimarrò qui con lei finché non si sarà calmata, poi vi raggiungeremo.
Sentii l'altro ragazzo portare via June e sparire mentre l'altro mi teneva ancora con la faccia immersa nella neve.
La voce si fece sentire di nuovo nella mia mente.
Chi è il vero mostro?
- Non sono un mostro!
- Ross!
- Non sono un mostro.
- Non lo sei.
- Non sono un mostro...
Poi il mio corpo per qualche strana ragione cominciò a dolermi e ogni energia svanì.
Gli occhi si chiusero pesantemente e mi addormentai profondamente.

Mi risvegliai a causa di alcune voci che provenivano dalla stanza. Tenni gli occhi chiudi facendo finta di dormire per ascoltare la conversazione.
- Non avendole viste a scuola, mi sono preoccupato-, commentò Derek.
- Tyler mi aveva detto che aveva litigato pesantemente con June, per questo motivo abbiamo deciso di andarle a cercare. Nelle vicinanze del bosco ho sentito riecheggiare due cuori che battevano fortissimo-, replicò Alec.
- Due impronte di scarpe portavano nel bosco. Le abbiamo seguite e ci siamo ritrovati davanti Roxanne che picchiava a sangue June.
- Sembrava non la riconoscesse...
- Lei crede che Roxanne sia...
- No-, rispose fermo il dottore.
- È sicuro? Abbiamo già notato le sue capacità...
- Sono sicuro.
- Come?-, chiese Alec.
- Ho indagato sul suo albero genealogico, ma non c'è nulla.
- Dovrò informare lo stesso mio padre dell'accaduto.
- È la cosa giusta-, rispose Derek.
- Lasciamola riposare.
Miller ed Alec uscirono entrambi dalla stanza, mentre Derek rimase ancora un po' con me, mi accarezzò dolcemente i capelli e se ne andò anche lui.
Non appena sentii la macchina nel vialetto sgommare via, aprii gli occhi. Non mi trovavo nella mia camera, guardai in giro per capire di chi fosse ma non c'erano foto. Era una piccola camera con un letto matrimoniale. Guardai nell'armadio ma non vi erano vestiti, sembrava quasi una camera da albergo.
Appoggiai l'orecchio alla porta per sentire se vi fossero rumori, ma nel corridoio tutto taceva. Aprii la porta e notai che l'arredamento mi ricordava qualcosa. Scesi piano le scale e mi ritrovai nel salotto della casa del dottor Miller. Sgattaiolai silenziosamente fino alla porta d'ingresso.
- Te ne stai già andando?-, domandò il dottor Miller alle mie spalle. Il cuore cominciò a battere velocemente per lo spavento.
Non sapevo cosa rispondergli.
- Volevo vedere se June stesse bene.
- Allora perché te ne stai andando?
- Non è all'ospedale?
- Seguimi.
Camminai dietro di lui fino ad uno stanzino che poteva contenere massimo due persone.
Si chinò, spostò il tappeto e sul pavimento comparì una botola. La aprì e ci entrò dentro finché non scomparve nel buio.
- Scendi.
Misi i piedi sulla scaletta a pioli e scesi al piano inferiore.
Era tutto buio, ma il dottore accese la luce e tutto divenne più chiaro. Sembrava il sotterraneo di qualche castello medievale. Le pareti erano fatte con pietre irregolari e il pavimento era in terra battuta.
- Cos'è questo posto?
- Qui si trova il mio laboratorio. È dove studio e curo le bestie sovrannaturali. È qui che si trova June-. Indicò una porta in legno.
Quando la aprii vidi June sdraiata su un tavolo operatorio che stava riposando.
Corsi immediatamente da lei e vidi che la sua faccia era piena di contusioni.
- Guarirà presto, la piccola percentuale di sangue di licantropo che è in lei aiuterà la sua guarigione, soprattutto adesso che ci sarà la luna piena.
- Sono un mostro.
- Raccontami cosa è successo...
Gli raccontai ogni cosa: di come io e lei avessimo tentato di controllare la sua sovrannaturalità, dell'ululato e di come lei aveva cominciato ad attaccarmi, della voce nella mia testa e di come non riuscivo più a fermarmi.
- La sua natura si è risvegliata in anticipo perché l'alfa l'ha chiamata a sé. Quando ha ululato ha dato parzialmente il via alla sua trasformazione e il comando era quello di uccederti, però non comprendo come il suo comando abbia potuto influenzarti.
- Non riuscivo a smettere di infierire su di lei, se non mi avessero fermata probabilmente l'avrei uccisa-. Le lacrime uscirono a fiumi dagli occhi, non potevo pensare di aver fatto del male alla mia amica.
- Non è colpa tua, abbiamo sottovalutato il potere dell'alfa. Sembra che abbia poteri inspiegabilmente più potenti di un normale alfa.
- Ho paura che possa ricapitare.
- Dobbiamo porre fine a tutto-. Strinse forte i polsi come se la questione fosse personale.
June riposava tranquilla sul lettino mentre le tenevo la mano. Il suo viso sembrava migliorare sempre di più ad ogni ora che passasse. Il dottore promise che le avrebbe raccontato ogni cosa non appena si fosse svegliata e che poi l'avrebbe riaccompagnata a casa. Io tornai a casa e mi sdraiai sul letto in balia dei miei demoni e per tutto il giorno pensai alle parole dette nella mia mente.
E se fossi stata io il vero mostro?

The Wolf's Hour Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora