A un tratto mi risvegliai. La testa mi stava per scoppiare e la spalla pulsava al ritmo del mio cuore. Non appena misi a fuoco la scena, notai che la macchina si era capovolta. Mi voltai per vedere come stesse mia madre e nel medesimo istante una fitta al collo mi fece vedere le stelle, provocandomi un gemito di dolore. Mi sforzai di non piangere e riprovai. La faccia di mia madre grondava sangue, doveva aver picchiato forte la testa contro il volante. Allungai il braccio per quanto potessi in quelle condizioni e la scossi, ma non emetteva nessun rumore. La bocca impastata di sangue e dolore non mi permetteva di esprimermi chiaramente. Le parole sembravano spezzarsi a metà. Poi un forte rumore metallico mi riportò alla realtà. Un uomo grande e grosso alle mie spalle strappò con forza la portiera, poi slacciò la mia cintura di sicurezza. Picchiai la testa sul tettuccio e il collo si piegò in maniera innaturale. Mi prese di peso, ma non potevo lasciare mia mamma così. Afferrai la manica del suo maglione, ma fu inutile la forza di quell'uomo era cento volte la mia.
«Roxanne, Roxanne, Roxanne», disse con tono di disapprovazione una voce familiare. Mi sforzai di vedere chi stesse parlando e vidi con rabbia che era Erin la succuba.
«Pensavi veramente di scamparla con quest'infantile stratagemma? Mi hai delusa.»
Quell'uomo mi mise in piedi ma mi teneva stretto il braccio come se avessi qualche chance di poter scappare in quelle condizioni.
Lei mi si avvicinò e leccò il sangue ancora fresco che scendeva freddo dalla ferita sulla mia fronte. Emise un brivido di piacere.
«Mi spiace doverti uccidere è uno spreco non potermi dissetare del tuo sangue, ma è per un bene superiore.». Emise una risata fanciullesca.
«Che sbadata, non ti ho ancora presentato Elia. Non è magnifico? È lui che vi ha fatto uscire fuori strada, grazie alla sua forza possente acquisita dalla trasformazione sotto la luna rossa.». Diede un morso giocoso al bicipite pulsante con cui Elia mi stringeva in una morsa il braccio.
«Certo tutto questo grazie anche al mio piccolo aiuto di creatura della notte. Forse ricorderai la mia melodia prima che vi addormentaste.»
Guardai immediatamente verso l'auto dove si trovava mia madre. Potevo vedere il segno di un pugno sulla portiera del guidatore. La macchina era capovolta in un fosso e il motore era ancora accesso. Mia madre era ancora china in silenzio.
«Tranquilla, non è morta. È solo ancora sotto il mio potere. Starà così finché non lo deciderò io.»
«Sgualdrina!», urlai con la poca voce che mi era rimasta e tentai di avventarmi su di lei ma la presa d'acciaio di quella bestia non me lo permise.
«Elia.»
Al solo suono del suo nome Elia mi diede uno schiaffo da capogiro e caddi a terra per l'impatto, ma lui mi prese per i capelli e mi rimise in piedi.
«Quanto sono obbedienti questi stupidi cani.»
Sentivo la sua enorme mano ancora su di me. Doveva avermi riaperto la ferita sul labbro che si era appena cicatrizzata dall'incidente, perché all'improvviso un sapore ferroso mi riempì la bocca.
Sputai sangue.
«Non fare quella faccia, questo è niente in confronto a quello che ti aspetta.»
Una risata di scherno proruppe dalle sue carnose labbra tinte di rosso.
«Ho bisogno di un consiglio da donna; Elia non capirebbe». Fece una lunga pausa e continuò, «secondo te questo vestito è adatto al tuo funerale?».
Cercai di non cadere nel suo tranello per farmi colpire di nuovo, ma non servì a nulla perché notando la mia calma con lo sguardo comandò a Elia di colpirmi di nuovo. Questa volta mi diede un pugno nello stomaco che mi lasciò ansimante e senz'aria per svariati minuti.
«È ora», disse lei e con un gesto mi fece caricare sulle spalle di Elia, mentre io cercavo di riprendermi da quel colpo.
L'unica cosa che potevo vedere era quello che mi stavo lasciando indietro: mia madre, casa mia, il mio stupido scooter malandato e il bosco che prima di quei terribili mesi faceva anch'esso parte di me.
Erin cominciò a saltellare in cerchio. Se non avessi visto il suo vero aspetto e il male che procurava alle persone, avrei detto che sembrava la creatura più innocente e splendida dell'universo. Ma si sa, l'apparenza inganna.
«Manca poco, dovresti sentire già la battaglia che è in corso.»
In effetti cominciai a udire dei ruggiti provenire da chissà dove nel bosco. Temevo per la vita dei miei amici e dei miei familiari.
Erano ancora vivi?
L'ignoranza mi provocava più dolore delle ferite.
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The Wolf's Hour
WerewolfPrimo capitolo della trilogia Hybrid. Compiti in classe, contrasti con i genitori, cotte adolescenziali, erano questi i problemi che Roxanne Ford, una semplice ragazza di sedici anni, doveva affrontare quotidianamente. Insomma, una vita tranquilla i...