Quella giornata scolastica era stata un inferno in tutti i sensi.
Appena arrivai vidi i miei compagni, persino alcuni professori, colpiti dalla sindrome di Halloween. Tutti erano travestiti da mostri. Tutti tranne me. Io stavo ai costumi di Halloween come il Grinch stava al Natale. Non eravamo fatti per stare insieme.
June mi aveva dato della noiosa come tutti gli altri miei compagni.
Finalmente però non dovevo più rimanere in punizione, perciò non appena finirono le lezioni tornai a casa e mi guardai un bel film horror, uno di quelli che ti fa saltare in piedi ad ogni scena.
Stavano per uccidere la solita svampita del gruppo, quando sentii suonare il campanello.
- Adesso chi è?-, domandai a me stessa scocciata.
Aprii la porta e vidi la mia amica June con due shopper gonfie di vestiti.
- E quelle cosa sono?
- Borse con dentro degli abiti per stasera-, mi fece la sua solita faccia da angioletto.
- Da cosa ti maschererai?
- Che gusto c'è se te lo dico subito? Adesso andremo in camera tua e mi dirai come mi stanno!
Salì le scale impettita e sentii la porta della mia camera aprirsi.
- Prima verrai e prima tutto finirà!-, alzai gli occhi e mi trascinai fini alla stanza da letto.
- Comincio con questo!
Infilò tutto il braccio nella shopper e ne tirò fuori un cumulo di vestiti e tulle.
Si infilò nella mia cabina armadio e sparì per molto tempo.
- Ti hanno rapita?-, chiesi sarcastica.
Uscì con teatralità e si mise in una posa plastica ed esagerata.
- Che ne pensi?
Aveva dei gambaletti bianchi con dei fiocchetti azzurri all'estremità superiori e delle scarpe rosse brillantinate. Portava dei codini sbarazzini che le davano l'aria da bambina. Aveva legato alla vita un grembiulino a quadri bianchi e celesti con una taschina con sopra disegnato un cagnolino nero e sotto indossava una maglietta abbastanza lunga da farla sembrare un vestito.
- Sei Alice nel paese delle meraviglie?
- No...
- Una scolaretta!
- No!
Si buttò sul letto, incrociò le braccia e mise il broncio.
- Sono Dorothy del mago di Oz...
Infilai il braccio nel borsone e le consegnai un altro costume, lo prese senza entusiasmo e sparì. Poco dopo aprì le porte della cabina armadio: indossava dei pantaloni aderenti neri, un cinturone e una maglietta a collo alto nera, infine portava i capelli raccolti in uno chignon.
- Eva Kant-, mi anticipò con voce suadente.
- Sembri un mimo-, prese un cuscino e cominciò a colpirmi violentemente, mi armai anche io e cominciammo a prenderci a cuscinate. Le imbottiture dei cuscini cominciarono a uscire e la stanza si riempì di piume, sembrava di stare in un pollaio.
- Spero che questo vada bene, altrimenti non ci vengo.
- Incrociamo le dita allora!-, mi diede un'altra cuscinata in faccia e mi ritrovai i capelli pieni di piume, sembrava quasi che stessi indossando un copricapo indiano.
- Ti sbrighi? Faremo tardi!
- Prova tu ad infilarti una tuta intera aderente e ne riparliamo.
Aveva stivali e guanti neri fino al gomito coordinati e alla cintura era legata una frusta. Tra i capelli portava delle orecchie da gatto.
- Cat woman!
- Sì!-, saltellò di gioia.
- Questo è perfetto per te.
- Miao-, stavolta la presi io a cuscinate.
- E in quella busta cosa c'è?
- C'è il tuo costume, ovviamente. Sapevo che non l'avresti preso, così ci ha pensato la sottoscritta. Non mi ringraziare.
Guardai nella borsa e cominciai a ridere.
- Devo dire che è perfetto per la situazione.
Nella borsa c'era una gonnellina rossa, un corpetto nero una maglietta pomposa bianca e una mantellina rossa.
Ironia della sorte sarei stata Cappuccetto Rosso circondata da un branco di lupi.
Ci divertimmo a prepararci e a truccarci, ma era ora di andare.
Prendemmo tutte le nostre cose e salimmo nell'auto di June.
- Dobbiamo passare a prendere Tyler-, mi avvisò.
La città di Oldwood era illuminata dalla flebile luce di candela proveniente dalle zucche che creavano disegni spettrali. I bambini bussavano alle porte e facevano dolcetto o scherzetto travestiti da ogni possibile creatura: da quella reale a quella irreale.
L'umore festoso dei più piccoli mi contagiò e mi mise di buon umore.
June si fermò davanti ad una casa davvero bella, sembrava una di quelle case moderne che stavano sulle copertine delle riviste d'arredamenti, ma stonava con lo stile coloniale della vecchia cittadina.
Tyler uscì di fretta dalla casa, sembrava stesse discutendo con qualcuno.
- Mamma, no!
Ci raggiunse anche sua madre, era una giovane donna, forse aveva una ventina di anni in più di noi.
- Mia madre vuole farci una foto...
Io e June ridemmo sotto i baffi.
- Dite Halloween!
- Hallo...- stavamo per dirlo ma la madre di Tyler scattò la foto in anticipo, così quando ce la mostrò sembrava che tutti e tre fossimo stati colpiti da un sonno improvviso e avessimo dovuto sbadigliare all'unisono.
- Ciao, mamma!
- Divertitevi. Ty fai il bravo!
June partì, Tyler le diede un bacio veloce sulle labbra.
- Ty fai il bravo sto guidando!-, Tyler divenne paonazzo.
- Ty adoro tua madre-, dissi.
- Smettetela di chiamarmi Ty!-, incrociò le braccia per la rabbia.
- Ty se fai il capriccioso, niente dolci per te stasera-, dissi. Ridemmo tutti insieme di gusto.
La strada era già piena di macchine, dovemmo parcheggiare sei isolati più avanti.
- La città si anima di notte-, disse June e ancora non sapeva quanto potesse essere vero.
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The Wolf's Hour
WerewolfPrimo capitolo della trilogia Hybrid. Compiti in classe, contrasti con i genitori, cotte adolescenziali, erano questi i problemi che Roxanne Ford, una semplice ragazza di sedici anni, doveva affrontare quotidianamente. Insomma, una vita tranquilla i...