Era già passata una settimana da quando ero stata trasportata nella mente dell'alfa e avevo scoperto con rammarico che avevo i giorni contati. Ora la premonizione dell'anziana madre aveva un senso: sarei stata uccisa alle pendici di un frassino bianco, a causa del mio sangue; sebbene non avessi ancora intuito il motivo per cui due esseri sovrannaturali se lo contendessero.
Le venature sembravano non volessero passare, così, per uscire, utilizzavo i guanti per nascondere le mani, la sciarpa per il collo e una dose di fondotinta per il viso.
I miei genitori erano molto preoccupati per la mia salute. Mio padre conosceva il vero motivo di ciò che mi era successo, invece mia madre credeva facessi uso di sostanze stupefacenti. Era l'unico modo che il suo cervello umano potesse spiegare ciò che mi era accaduto, così ogni giorno ispezionava la mia camera in cerca di chissà quale droga.
Finalmente potevamo indagare sulla morte dei due cacciatori.
Stavolta il solito team di investigatori aveva acquisito un nuovo elemento: June.
Mi aveva detto che non mi avrebbe più perso di vista e che sarebbe stata la mia ombra d'ora in poi; era superfluo dire che mi sentivo già senza respiro.
Ci trovammo davanti casa del dottore, il quale ci stava aspettando immobile davanti all'immensa foresta. C'era qualcosa in lui che non quadrava, pareva stressato. Le occhiaie, le borse sotto gli occhi e i frequenti sbadigli stavano ad indicare che c'era qualcosa che lo tormentava e non lo lasciava riposare.
Era una mattina gelida, il freddo mi pungeva la pelle. Le raffiche di vento e la neve rallentavano i nostri passi. Bisognava camminare a lungo per arrivare sulla scena degli omicidi. Da quando avevo invocato la succuba il mio rapporto con Derek si era un po' incrinato, ma cercavamo di non darlo a vedere. June, al contrario, aveva dato un'altra opportunità a Tyler ed ora erano tornati a frequentarsi.
In testa al gruppo si trovavano Alec e Miller che camminavano fieri come due capibranco, poi c'era June che marciava irrequieta, tremando come una foglia per il gelo. Derek ed io, ci trovavamo in fondo al gruppo e li seguivamo silenziosi. Ogni tanto mi guardava in cerca del mio sguardo, ma la realtà era che temevo mi respingesse a causa del mio aspetto e ogni volta che tentava di andare sull'argomento, cambiavo discorso.
Finalmente eravamo arrivati nell'accampamento dei due uomini. Era ancora contornato dai nastri gialli della polizia. Le tende erano semi-distrutte e coperte di neve. Formammo dei gruppetti per cercare qualche indizio.
A me e a Derek era toccato il lato ovest, a June il nord ed ai due restanti l'est.Ci guardammo intorno, ma non sembrava esserci niente di sospetto. Derek si mordicchiava il labbro, sapevo che voleva dirmi qualcosa.
- Roxanne...
Strinsi i pugni nel cappotto.
- Vuoi parlarmene?
- Di cosa?- tentai di evadere la domanda.
- Perché non vuoi che ti tocco? Non sei contagiosa...
- So di non avere la peste...
- Non volevo dire quello.
- Ho paura, ok?!-, sbottai.
Sembrava che il tempo atmosferico fosse coordinato ai miei stati d'animo, perché all'improvviso una folata di vento si scagliò su entrambi.
- Ho il timore che quando mi vorrai toccare in modo più... intimo, proverai ribrezzo.
Cercai nei suoi occhi un indizio su cosa stesse pensando, ma il suo viso era indecifrabile.
Sembrava stesse rimuginando sulle mie parole.
- Provo per te un sentimento che va oltre il tuo aspetto.
- È facile dirlo adesso...
- Roxanne, quando ti ho visto in quel letto d'ospedale, immobile, ho sentito qualcosa che non pensavo di provare...
Non capivo cosa volesse dire.
- Eri fragile, debole e io desideravo solamente vederti forte e combattente come al solito. Era la prima volta che ho pensato di poterti perdere.
Fece un profondo respiro per prendere coraggio.
- Io ti...
Le sue parole furono interrotte dalla voce di June che ci esortava ad accorrere.
Ci guardammo ancora per un istante negli occhi. Sembrava rammaricato per non essere riuscito a concludere il suo discorso.
Mi afferrò la mano e mi sorrise, poi corremmo verso il punto di ritrovo.
Alec e Miller erano arrivati per primi.
- Dov'è?-, chiesi.
Tutti ci guardammo intorno e notammo una ragazza che si sbracciava per farsi notare. Arrivammo davanti a lei.
- Cos'hai trovato?
June mi spostò di peso esattamente dove si trovava lei e poi mi voltò verso il luogo di ritrovo.
All'inizio non capivo cosa dovessi vedere, poi notai il simbolo di trinità.
In quella posizione risaltava all'occhio il triskell: era stato inciso parzialmente con gli artigli su diversi alberi, così da non essere notato a meno che non si avesse avuto l'insieme del puzzle. Si poteva sentire ancora la traccia di magia lasciata.
Quel potere era così inebriante ed invitante che cercava di attrarmi con le sue spirali vorticose.
- Ottimo lavoro-, si complimentò Daniel.
La voce del dottore mi riportò alla realtà.
- E adesso che sappiamo che anche queste morti sono contrassegnate da questo simbolo?-, chiese June.
- Dobbiamo scoprire quando sono stati uccisi.
Alec prese prontamente il cellulare e navigò su internet.
- Secondo il telegiornale sono morti...
- Un mese e mezzo fa-, conclusi.
- Esatto.
- Alec controlla la posizione della luna di quella notte.
Pigiò frettolosamente le lunghe dita sul suo cellulare.
- Mezza luna.
Il dottore si girò pensieroso verso il simbolo intagliato nel fusto di quegl'alberi.
- A cosa sta pensando?-, chiese Derek per tutti noi.
- Ho appena capito una cose: ora so con esattezza quando avverrà il terzo ed ultimo sacrificio-, disse rivolgendo il suo sguardo a me.
- Quando?-, domandò tra i denti Derek.
- Mezza luna, plenilunio...
- Novilunio-, terminò Alec.
- Ma è tra poco più di una settimana!
Ero rimasta in silenzio per tutto il tempo. Il dottore non aveva mai smesso di guardarmi, sapevo a cosa stesse pensando. Quando l'ultimo triskell fosse stato completato, l'Alfa e la succuba sarebbero venuti a reclamarmi.
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The Wolf's Hour
WerewolfPrimo capitolo della trilogia Hybrid. Compiti in classe, contrasti con i genitori, cotte adolescenziali, erano questi i problemi che Roxanne Ford, una semplice ragazza di sedici anni, doveva affrontare quotidianamente. Insomma, una vita tranquilla i...