Capitolo 11 - Trust

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Un mostro.

Chiunque avesse ferito una bestia da lotta come Aidan in quel modo, non poteva che essere un mostro; rabbrividì. I punti di sutura – serrati e perfetti, la firma della mano ferma di William – stiravano la pelle in profondità, forse provocando perfino dolore.
Dolore? Alex non provava dolore fisico da più tempo di quanto ne riuscisse a ricordare.

«Quel figlio di puttana è stato velocissimo.» ribadì la vittima, riabbassandosi la maglietta nera e facendola aderire perfettamente ai suoi fianchi delineati «Questo schifo... mi verrà una cicatrice! Una di quelle che non vanno più via!». Alex sapeva perfettamente che avrebbe dovuto mostrarsi quantomeno dispiaciuta, ma invano cercò di soffocare una risata di fronte alla smorfia disgustata del fratello che continuava a lamentarsi. Quel suo preoccuparsi anzitutto del suo aspetto fisico e solo in secondo luogo di tutte le implicazioni in fatto di salute che quello squarcio avrebbe comportato... beh, era esattamente quel che poteva aspettarsi da uno come lui.
«Che hai da ridere?» brontolò, fissandola di sottecchi.
Era troppo buffo per restare composti.
«Che ho da non ridere?»
«Sono stato sfigurato!»
«Sul fianco.»
«Sul mio bellissimo fianco.»
«Poteva essere la faccia.»
«Meglio morto che deturpato!»
Rise di nuovo.
«Sei una drama queen, Dan.»

Lui girò gli occhi e sospirò, esasperato; Alex dovette ancora una volta mordersi entrambe le labbra con vigore, per evitare anche solo di sorridere con aria divertita. Lo seguì con lo sguardo, mentre si dirigeva verso la poltroncina di pelle del salotto e vi si abbandonava come corpo morto; una strana sensazione di tranquillità la pervase.

Erano passati cent'anni dall'ultima volta che erano stati contemporaneamente nella stessa stanza – senza essere obbligati dalle circostanze – e aveva come l'impressione che avrebbe dovuto trovarsi fuori posto, a disagio o che, quantomeno, sarebbe stato sensato provare una certa difficoltà nel parlare con quel fratello perduto per così tanto tempo e solo alla fine ritrovato.

Invece, non poteva sentirsi più serena di così; superato l'apparentemente insormontabile scoglio della rappacificazione, tutto s'era susseguito in maniera così sciolta e naturale che, dalla loro ultima conversazione civile, non sembrava passato nemmeno un giorno. Scoprì con piacere che tutto l'affetto che nutriva per suo fratello – che credeva fosse ormai andato deteriorandosi con la lontananza – era in realtà rimasto invariato.

E così la sua naturale propensione per i guai. Un tratto che da sempre condividevano.
«Che hai intenzione di fare?» domandò, incrociando le braccia e gettando una rapida occhiata – stavolta con una parvenza di serietà – al fianco di lui, ormai coperto.
Dan si aggrappò ai braccioli della poltrona e abbandonò la testa bruna e scompigliata al morbido schienale. «Non lo so ancora.» si passò entrambe le mani sul viso, l'anello che indossava sull'anulare destro, azzurro, baluginò sotto la luce elettrica del lampadario che pendeva dal soffitto. «Immagino che per un po' dovrò restare nell'ombra. E tenere gli occhi aperti.» borbottò stancamente «E tu dovrai fare lo stesso. Nessuno di noi è al sicuro, finché Barker è sulle nostre tracce».

Barker: non era la prima volta che Alex udiva questo nome; era un cacciatore piuttosto conosciuto per le sue doti e per la sua inspiegabile longevità, che andava di pari passo con la sua apparente evanescenza. Attraversava le terre emerse da almeno un secolo, ma non c'era vampiro che ne avesse visto il volto o che, dopo averlo fatto, fosse sopravvissuto abbastanza da raccontarlo. Le narrazioni e gli aneddoti – più o meno attendibili – che lo riguardavano avevano, con gli anni, assunto un carattere quasi mitico, leggendario, che lo accomunavano a tanti mostri delle tenebre di cui si narra per sentito dire, la maggior parte delle volte solo per minacciare i bambini irriverenti e imporre obbedienza ai figli indisciplinati.

Certo, Alex aveva imparato a non diffidare troppo dei racconti popolari: nelle stesse favolette tramandate di bocca in bocca, di mese in anno, erano racchiuse piccole scintille di verità riguardanti la sua stirpe e molte altre, rimaste celate agli umani per così tanto tempo da diventare mostruose, miti e leggende a cui nessuno era più disposto a credere da molto tempo.

Hypnophobia (#wattys2017)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora