Capitolo I

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Il grande giorno è arrivato: tra meno di un'ora devo imbarcarmi sull'aereo. Sono felice e , ad essere sincera, non mi sono mai sentita così ogni volta che dovevo andare a trovare papà.
Afferro i miei bagagli e saluto mia madre, promettendole che le scriveró almeno un messaggio al giorno.
Il mio taxi è arrivato e mi precipito immediatamente di sotto. Il tassista è gentile e si offre subito di aiutarmi a sistemare le valigie nel portabagagli.
«Dove la porto, signorina?» mi domanda appena saliamo in macchina.
«All'aereoporto di Fiumicino, grazie» rispondo io con voce decisa. Questo sarà un nuovo inizio per me. Allaccio la cintura e la macchina parte: New Orleans, I'm coming.

Il viaggio è durato dodici ore e , quando l'autista di papà mi viene a prendere all'aereoporto , fuori è già buio pesto.
«Ciao Paolo, è un piacere rivederti» lo saluto io, sorridendogli amichevolmente. Paolo lavora per mio padre da più di dieci anni ormai, lo considero uno di famiglia.
«Sera, Cloe. Bentornata a New Orleans» dice lui, aprendo lo sportello dell'auto per me.
«Grazie mille» rispondo io.
Non appena usciamo dal parcheggio dell'aereoporto, Paolo rompe di nuovo il silenzio «Suo padre non è a casa, purtroppo ha avuto un problema a lavoro. Mi chiede di porgerle le sue più sentite scuse. Tornerà tardi, domani mattina vi incontrerete alle otto per la colazione».
Fantastico. Sono arrivata da neanche venti minuti e già ricevo delle spiacevoli notizie. Sospiro e tengo lo sguardo fisso sulle mie scarpe. «Non fa niente. So benissimo che mio padre è occupatissimo, lo saluteró direttamente domani» rispondo io, fingendo che vada tutto bene.
È da più di nove mesi che devo vedere mio padre dal vivo e che cosa succede ?
Io arrivo a New Orleans e lui non è a casa a darmi il solito abbraccio paterno.
Mando un messaggio a mia madre e le dico che sono giá sulla via che porta a casa.
Dopo circa una mezz'ora di viaggio , la macchina si ferma davanti al grande cancello automatico che divide il giardino della villa di papà dalla strada.
«Eccoci qui» dice Paolo, mentre aspettiamo che il sensore si attivi e ci faccia passare.
«Già ... Siamo arrivati» mormoro io.
La macchina entra nel giardino e le ruote sui ciottoli producono quel tanto amato rumore che per me vuol dire casa.
Scendo e respiro a pieni polmoni l'aria dell'America, l'aria di New Orleans.
Non posso crederci che questo posto mi manchi sempre così tanto ... Eppure non ho molti amici qui. Conosco solamente una ragazza: Tanya , la figlia di un collega di mio padre.
Apro il portabagagli dell'auto per prendere le mie valigie, ma Paolo mi ferma all'istante.
«Che cosa ha intenzione di fare?» dice lui, guardandomi stupefatto.
«Sto prendendo i miei bagagli, mi sembra ovvio» rispondo io con naturalezza.
«Non se ne parla proprio! È per caso impazzita? Suo padre vuole che sia trattata come una principessa» mi bacchetta ancora.
Santa pazienza. Non ci posso credere.
«Paolo, ascoltami. Mio padre non è qui adesso, quindi non sei costretto a servirmi e riverirmi come se fossi il mio personale schiavetto... Io non sono una principessa, non ho la corona e non voglio essere trattata come una ragazzina viziata» protesto, icrociando le braccia al petto.
Paolo ride «Gli ordini sono ordini , signorina. Non posso permettermi-» inizia di nuovo, ma io lo interrompo e afferro le mie valigie.
«Okay, okay. See you later, Paolo... E per cortesia, non mi dare del lei , mi sento vecchia!» dico , correndo verso l'entrata della villa. Appena entro sorrido e lascio che il mio sguardo si posi su ogni angolo dell'enorme atrio illuminato dal grande lampadario di cristallo appeso al soffitto. Amo questa casa nonostante sia così grande che spesso finisco per perdermi. Salgo le scale di corsa e raggiungo la mia camera. Apro la porta e getto subito le valigie a terra. «Ora sì che sono a casa...» sussurro , accendendo la luce . Vorrei buttarmi sul letto come sono solita fare, ma noto che una grande scatola nera , chiusa da un fiocco verde, si staglia sulle sue bianche coperte.
Mi avvicino al letto e ,lentamente , sciolgo il fiocco. Sono certa che questo è uno dei tanti regali di papà... Mi vizia troppo, devo essere sincera. Apro la scatola e vedo un vestito rosso fuoco al suo interno. È fantastico . Lo tiro fuori dalla scatola e me lo metto davanti. Papà è veramente bravo a scegliere i regali!
Faccio per riporlo di nuovo nella scatola, ma noto un biglietto al suo interno. Lo apro e lo leggo:

Cara Cloe,
spero che il viaggio sia stato piacevole e non stressante. Mi dispiace moltissimo di non poter essere lì con te adesso, ma ho avuto un contrattempo a lavoro.
Il vestito che hai trovato in questa scatola è per la festa in tuo onore che ho deciso di dare il 15 Giugno alle ore 20:00.
Ti voglio bene
Papà.

Santa pace. Mio padre ha organizzato una festa in mio onore? Sa che odio stare al centro dell'attenzione! Domani mi sentirà.
Richiudo il pacco e lo poggio sopra il tavolino al centro della stanza. Sono stanchissima, sarà meglio che vada a letto: domani dovró affrontare una giornata piuttosto faticosa.

Alle 09:00 del mattino qualcuno ha la brillante idea di aprire la finestra della mia camera ed i miei occhi vengono feriti dalla luce del sole.
Che violenza! «Hey! Chiunque tu sia, ti prego di richiudere immediatamente quella stupida finestra» mi lamento , girandomi di fianco.
«Buongiorno anche a te, Cloe» sussurra la voce dell'intruso. Sorrido e mi alzo di scatto dal letto. «Tanya! Che ci fai qui?» esclamo, correndole incontro ed abbracciandola .
Lei ride e scostandosi da me dice «Tuo padre ha detto al mio che eri arrivata a New Orleans ieri sera ed io ho semplicemente preso le chiavi della mia auto e ti ho raggiunta».
«Mio padre... Dovevo immaginarlo. Allora, che facciamo?» rispondo io sorridendo.
«Per prima cosa fai colazione, poi andremo a fare shopping. Questa sera andiamo a ballare» afferma lei con una faccia da furbetta.
Dovrei per caso preoccuparmi? L'ultima volta che siamo andate in discoteca, siamo ritornate a casa per miracolo... Eravamo ubriache fradice. «Sei sicura che sia una buona idea? Ti ricordi in che condizioni siamo ritornate a casa l'ultima volta?» dico io , aprendo la valigia e cominciando a sistemare i miei vestiti nell'armadio.
Tanya ride e si siede sul bordo del letto «Come potrei dimenticarlo? Ho avuto una terribile emicrania il giorno seguente».
Annuisco e vado in bagno a farmi una doccia.
Quando rientro in camera, trovo Tanya intenta a chiacchierare al telefono con qualcuno e ,curiosa , cerco di capire chi sia . Mi vesto e attendo con ansia un nome.
La mia amica ride e finalmente , per mia gioia . pronuncia lo pronuncia.

«Va bene, ci sentiamo . A dopo , Elijah» sussurra.

Mi assicuro che la comunicazione sia interrotta e vado all'attacco «Ah-ah! Ti sei fidanzata , eh? Chi è questo misterioso Elijah?».
«È soltanto un amico, non è il mio ragazzo» dice lei, alzando gli occhi al cielo.
«Certo, è solo un amico... Ma ammettilo: ti piacerebbe averlo tra le tue braccia» scherzo io , aprendo la porta della mia camera e correndo di sotto per fare colazione.
«O mio Dio, Cloe! Non sei cambiata affatto!» urla Tanya, cercando di essere seria.

Quando arrivo nella grande sala da pranzo , trovo mio padre seduto al suo solito posto ma non è solo. Un ragazzo biondo con un'aria da ricco ribelle siede di fronte a lui.
«Buongiorno» dico, fermandomi sulla soglia d'entrata. I due si voltano verso di me ed io sorrido.
«Tesoro mio, bentornata! Come stai? Siedi qui con noi» dice mio padre , venendomi incontro ed abbracciandomi. Adoro gli abbracci di mio padre, mi sento protetta tra le sue braccia.
«Grazie, papà. Sto bene» rispondo, raggiungendo il mio posto.
Il ragazzo dai capelli biondi mi sorride e porge la sua mano per presentarsi «Piacere di conoscerti. Il mio nome è Klaus, Klaus Mikaelson».
«Il piacere è tutto il mio. Io sono Cloe Amato, Giorgio è mio padre» dico , sorridendogli.
«Lo so, tuo padre mi ha parlato molto di te» dice, sorseggiando il suo caffè.
Bene. A quanto pare , mio padre ama parlare di me. Abbasso lo sguardo e bevo il mio caffè in silenzio.
Quando abbiamo finito di mangiare, ci alziamo e mio padre ci saluta immediamente , dicendo che non puó fare tardi al lavoro. Lo saluto e accompagno Klaus alla porta «È stato un piacere conoscerti, Klaus. Spero di avere di nuovo il piacere di incontrarti» dico.
Lui sorride e mi guarda negli occhi «Non ti preoccupare, ci vedremo molto presto. Tuo padre ha invitato me ed i miei fratelli alla tua festa. Arrivederci, cara» risponde, per poi uscire dalla casa.

Tanya scende le scale e mi chiede «Chi era?».
Alzo le spalle «Un amico di mio padre, credo. Si chiama Klaus e a quanto pare verrà alla mia festa».
Tanya sorride «Wow! Magari sarà il tuo futuro ragazzo!».
«Ma finiscila! Klaus non è il mio tipo» dico io , afferrando la mia borsa e uscendo insieme a lei.

Insegnami ad amare |#Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora