Capitolo XIV

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Il viaggio in macchina è lungo e la strada sembra non finire mai. Odio dover stare seduta per più di un'ora e , controllando il mio orologio da polso, mi rendo conto che sono passate due ore da quando ci siamo lasciati alle spalle mio padre, i Mikaelson e una congrega di streghe e stregoni che credono di essere i vendicatori della notte. Sbuffo e guardo il paesaggio fuori dal finestrino , cercando con lo sguardo qualsiasi cosa possa catturare la mia attenzione. Questo viaggio si sta rivelando una vera e propria tortura. Accendo lo stereo in cerca di una canzone decente che mi intrattenga. In tutto questo, Kol si limita a guidare dritto in silenzio e , di tanto in tanto, a lanciarmi qualche occhiata di traverso.
Sbuffo di nuovo e guardo Kol.
«Kol?» lo chiamo. Lui non stacca gli occhi dalla strada e mi risponde con un verso che mi incita a continuare. So che quello che sto per chiedergli lo farà scoppiare a ridere per poi rifiutare la mia proposta, ma cerco di ignorare questo pronostico e proseguo «Posso guidare io?». Il vampiro mi guarda con la coda dell'occhio e poi, sorridendomi, risponde «Assolutamente no. La mia macchina la guido solo ed esclusivamente io». Come immaginavo.
«Avanti, Kol. Ti prego, fammi guidare un pochino» lo supplico io, guardandolo con gli occhioni da cucciolo abbandonato.
«Non ci provare. Con me non funziona così» continua. Bene. Allora me la pagherà. Mi volto e gli porto il muso, comportandomi da bambina.
«Non osare portarmi il muso!» mi avverte lui con tono scherzoso. Io non gli rispondo ed incrocio le braccia al petto. Kol sorride e mi indica un cartello «Siamo arrivati , quindi vedi di sorridere e smettila di fare la ragazzina».
«No» gli rispondo io , cercando il telefono in borsa.
«Come , scusa?» dice lui, imboccando una stradina laterale.
«Mi hai sentito benissimo, non intendo ripetere» lo stuzzico io, mettendo le cuffiette.
Kol ferma la macchina davanti ad una villa gigantesca e rimango a bocca aperta.
«Cos'è che Klaus aveva costruito? Una casetta?» esclamo, scendendo dall'auto.
Kol ridacchia e afferra i nostri bagagli «In confronto a tutte quelle che i Mikaelson hanno costruito, questa è decisamente una casetta» dice, facendomi strada.
Kol apre la porta della villa ed entriamo nella casa più lussuosa che io abbia mai visto in vita mia. Tutto è finemente decorato e nulla sembra trovarsi fuori posto. Mi guardo intorno e noto cinque ritratti . In uno è raffigurato Klaus, nel secondo Elijah, nel terzo Rebekah , nel quarto un uomo che non conosco e nell'ultimo Kol.
Sorrido e mi rendo conto di essere arrossita.
Era veramente bello nel 1700, ma del resto lo è anche ora. Mi domando come fosse vivere in quell'epoca. A me sarebbe piaciuto, ma forse sarei stata costretta dalla mia famiglia a sposare qualcuno contro la mia volontà... E questo non l'avrei accettato.
«All'epoca ero straordinariamente affascinante, non trovi? Tutte le ragazze della città cadevano ai miei piedi senza che io dovessi impegnarmi» dice Kol alle mie spalle.
Ed ecco che il suo carattere narcisista e megalomane emerge di nuovo... Sorrido e mi volto verso di lui «Eri un pavone anche all'epoca?» gli domando.
Lui allarga le braccia «Ovviamente sì. Potevo ottenere chiunque volessi con una sola occhiata» .
«Fidati, Kol, non mi avresti mai avuta ai tuoi piedi» lo avviso io, avanzando di un passo verso di lui. Kol azzera la distanza in un secondo «Tu dici di no, tesoro? Io dico di sì. Per avere il tuo cuore mi ci è voluto addirittura molto meno di quanto ci impiegassi allora» mi sussurra all'orecchio.
«Perché lo pensi?» gli chiedo io, poggiandogli una mano sul petto.
«Perché ti avevo già convinta con la prima frase che ti ho detto» mi risponde lui, accarezzandomi una guancia.
«Cosa ci fa una ragazzina come te tutta sola in un locale?» aggiunge, facendomi rivivere il primo istante in cui l'ho incontrato.
«Cerca un vampiro Originale che la porti via da New Orleans» gli dico io. Kol mi bacia la fronte e mi stringe in uno di quegli abbracci che mi fanno sentire protetta, al sicuro da tutto e da tutti.
«Io ti prometto che mai e poi mai ti verrà fatto del male da qualcuno» sussurra.
Io chiudo gli occhi e appoggio la fronte sulla sua spalla. «Dovresti riposare adesso. Vai a sceglierti una camera, al resto ci penso io» mi dice l'Originale, scostandosi e facendomi l'occhiolino. Annuisco e salgo le scale che portano alle camere.
Apro una porta e mi ritrovo in una stanza enorme, illuminata e dalle pareti color cipria.
Chiudo la porta alle mie spalle e mi vado a sdraiare sul grande letto a baldacchino che troneggia nella camera. Mi sdraio e chiudo gli occhi, pensando solo a quanto sia contenta di trovarmi lontano da New Orleans.

Piove ed io sto correndo per strada . Non ho un ombrello con cui potermi riparare, così utilizzo la mia giacca di jeans.
Mi guardo intorno e mi rendo conto di essere a Roma. Ma cosa ci faccio qui? Dovrei essere a Mystic Falls, non in Italia.
Mi fermo improvvisamente nel bel mezzo della strada e rabbrividisco nel notare che c'è qualcos'altro che non quadra: le sdrade sono deserte e tutto è fermo come se il tempo stesso avesse congelato la città intera.
Dove sono gli abitanti? Perchè ci sono solo io?
«C'è qualcuno?» grido, ricominciando a camminare. Non ricevo nessuna risposta eccetto l'eco della mia voce .
«Kol! Klaus! Rebekah!» urlo. Niente.
«Elijah! Papà! Mamma!» continuo, chiamando i loro nomi . Sono sola, completamente sola. Cosa posso fare? All'improvviso il suono di una risata si propaga per la via e sento un rumore di tacchi in lontananza.
«Cloe, vieni avanti» dice la voce.
«Chi sei?» le domando io.
«Non è importante al momento. Vieni qui».
«Qui dove, scusa?».
La voce ride ancora , poi continua «Dove hai perso ció che contiene quello che dovresti essere». Cosa vuol dire? Non capisco e provo a dirle «Aiutami a capire, ti prego». La donna non risponde e grida in latino «Surge, Clara!».

Mi sveglio urlando e respiro affannosamente. Chi era quella donna? Perchè Roma era deserta nel mio sogno? E che cosa ho perso? Mi alzo dal letto e vado in bagno, dove con mia sorpresa trovo tutto sistemato. Dopo essermi sciacquata il viso, torno in camera e trovo Kol seduto sulla poltroncina accanto al letto.
«Hey, va tutto bene? Ho sentito le tue urla e sono corso qui» mi dice. «Va tutto bene, non dovevi preoccuparti» mento, appoggiandomi con la schiena al muro.
«Ti va di allenarci un po'? Mettiti qualcosa di comodo, non puoi lottare con pantaloni attillati e ballerine» dice il vampiro , sorridendomi dolcemente.
«Certo, ma esci dalla stanza» gli rispondo, indicandogli con un dito la porta.
«Stai scherzando, vero?» si lamenta Kol, alzando gli occhi al cielo.
«Fammici pensare... Mmm, ad essere sincera no. Non sto scherzando, quindi alzati e vai fuori da questa porta» sorrido, andando ad aprire l'armadio. Kol bofonchia qualcosa e se ne va. Lo ignoro e mi cambio in un pantacollant e un top di quelli per fare ginnastica che lasciano scoperto l'addome.
So già che questa sarà una pessima scelta, ma essendo partita di tutta fretta devo arrangiarmi. Raccolgo i miei capelli in una coda di cavallo alta e raggiungo Kol in giardino.
«A questo punto, tesoro, potevi farmi restare in camera...» sottolinea Kol, squadrandomi dalla testa ai piedi. Ed eccolo che inizia! Me lo immaginavo. Alzo gli occhi al cielo «Ti prego, non cominciare» gli dico.
Il vampiro sorride «Cominciamo, allora».
Lo ignoro e aspetto che mi dica cosa fare.



Angolo autrice:

Hey! Scusate il ritardo nell'aggiornare, ma non ho avuto proprio tempo per pubblicare. Cosa ne pensate della storia fino ad ora? Che cosa vorrà dire la misteriosa frase del sogno di Cloe? Cosa pensate che accadrà a Mystic Falls?
Shippate di più la Kloe (Kol+ Cloe) o la Elioe ( Elijah+Cloe) ?

CHIARIMENTO:

" Surge, Clara " vuol dire "Alzati/Svegliati, Chiara" . Avete qualche ipotesi sul perché la donna abbia chimato Cloe in quel modo?

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