Capitolo VI

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Questa notte non riesco proprio a prendere sonno . Saranno passate due ore da quando ho augurato la buona notte ad Elijah e mi sono rifugiata sotto le coperte. Mi sento strana, quasi nervosa. Forse è tutta colpa del Mikaelson premuroso che dorme a due stanze di distanza da me. Oppure è tutta colpa di Kol, il ragazzo dai capelli morbidi e il sorrisetto in modalità flirt perennemente stampato sul suo volto. Dannazione, uomini... Perchè siete così complicati? Eppure dite che siamo noi quelle che si fanno mille problemi e che non riescono mai a trovarne le soluzioni.
Sbuffo e mi alzo dal letto. Sono stanca di provare a dormire se non ci riesco. Apro piano la porta della mia camera e decido di andare a passeggiare un po' in giardino. Mi muovo cautamente e cerco di non fare rumore per non svegliare il mio ospite. Finalmente supero la porta della sua camera e corro giù per le scale.
Apro la porta di casa e vengo investita dalla fresca aria di una notte d'estate a New Orleans.
Rabbrividisco leggermente e comincio a passeggiare senza una meta precisa.
L'unico rumore che disturba questa quiete perfetta è quello delle automobili che sfrecciano veloci sulla strada. Sospiro e mi siedo sul dondolo accanto al roseto . È sempre stato il mio luogo preferito per riflettere e così chiudo gli occhi e lascio che i miei interrogativi affiorino nel mare in tempesta che ho come mente. In un attimo, le parole di Klaus rimbombano di nuovo nella mia mente e la faccia di Kol prende forma nei miei pensieri.
E se fosse veramente un mostro? Mi dovrei ritenere fortunata che sia ancora in vita.
I mostri peró non salvano la vita della gente, gliela tolgono e Kol mi ha salvato la vita quella notte. Non puó essere un mostro, mi rifiuto di pensarlo.
«Non riesci a dormire , eh?» dice una voce profonda. Apro gli occhi e vedo Elijah in piedi davanti a me. Sorrido e scuoto il capo «Da cosa lo intuisci?» dico in tono ironico.
Lui sorride e si siede accanto a me.
«Neanche io riesco a dormire» afferma poi, aggiustandosi l'orologio sul polso.
«Deve essere stata la cena» scherzo io.
«Io non credo che sia stata la cena a rimanerti indigesta. Penso piuttosto che sia colpa di Niklaus» sentenzia Elijah, smascherandomi.
È inutile negare l'evidenza a questo punto, quindi vuoto il sacco.
«Hai ragione. La conversazione con Klaus mi ha scosso un po'... Ma non fa niente, mi ha messo di fronte alla realtà dei fatti . Ho sempre avuto la brutta abitudine di fidarmi ciecamente di tutti e spesso ci sono rimasta fregata. Il mio problema è che non riesco mai a vedere il male nelle persone, vedo solo ed esclusivamente il bene ed è snervante» dico io, guardando un bocciolo di rosa. Mi sento proprio come quel piccolo fiorellino adesso. Mi sento forte, ma in realtà sono indifesa.
«Tu pensi veramente che sia un problema vedere il bene nella gente? Ti sbagli di grosso, Cloe. Il tuo è un dono che non tutti hanno e ti prego di preservalo. Non farti influenzare dalle parole di mio fratello, commetteresti un terribile errore» mi risponde Elijah , posando una mano sulla mia. Lo guardo negli occhi e rabbrividisco , ma non sono certa che sia per colpa del mio abbigliamento troppo leggero o per la mano di quest'uomo sulla mia.
«Hai freddo?» mormora lui, notando la pelle d'oca sulle mie braccia.
«Non lo so» dico sinceramente . Elijah si toglie la giacca e me la posa sulle spalle. Arrossisco e scuoto il capo «Non dovevi farlo. Sono io la pazza che va in giro in bretelle e pantaloncini di notte, merito di avere freddo».
Lui sorride impercettibilmente «Non dire assurdità. Finiresti per ammalarti e questo non lo sopporterei». Lo guardo stupita e lui sostiene il mio sguardo. Per un secondo mi perdo nei suoi occhi neri e sorrido «Grazie, Elijah. Grazie per essere qui adesso» sussurro poi. Lui mi accarezza una guancia e mi sistema una ciocca di capelli dietro le orecchie «Non devi ringraziarmi. Peró, vorrei che mi concedessi un ballo domani» dice.
«È il minimo che possa fare» gli rispondo io.
Rimaniamo in silenzio per un po' , poi ci alziamo e torniamo nelle nostre camere.
«Cloe» mi richiama Elijah, prima che apra la porta della mia stanza . Mi volto e lui mi raggiunge «Buon riposo» mi sussurra, baciandomi la guancia. Rabbrividisco e chiudo gli occhi. Basta, devo smetterla di rabbrividere così facilmente.
Apro la porta della mia stanza e sospiro, dando le spalle al letto.

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