«Allora, chi è questo Elijah?» chiedo a Tanya, sorseggiando la mia limonata. Dopo tre ore di shopping ci voleva proprio .
Lei alza gli occhi al cielo «È un mio amico. Mi sta aiutando a finire un lavoro di storia per scuola» dice poi, mettendosi gli occhiali da sole. La guardo con un sorriso divertito sul volto e , sporgendomi leggermente con il busto verso di lei , le dico «Un amico? Sul serio, Tanya? Allora , se lo ritieni tale dimmi che non hai mai desiderato sentire le sue labbra sulle tue». Lei sgrana gli occhi e mi fulmina con lo sguardo «Sei impazzita per caso?» esclama.
Alzo le spalle e rido «Forse, ma tu devi comunque rispondermi».
Tanya inclina la testa di lato e assume l'espressione di chi si sta sforzando di ricordare qualcosa. Sono certa che provi qualcosa per questo Elijah, la conosco molto bene. Da come ne ha parlato è palese ció che prova per lui.
«Va bene, hai vinto. Sono interessata ad Elijah... È affascinante, colto e gentile. Penso che mi abbia conquistata. L'unico problema è che non credo che lui provi lo stesso per me» dice lei , lasciando trasparire un velo di tristezza nella sua voce.
«Questo è tutto da vedere. Senti, ho un'idea... Invitalo alla mia festa, ti daró un io l'invito. Devi solamente dirmi il suo cognome e consegnarglielo, okay?» dico decisa . Voglio aiutare la mia amica, magari lei è più fortunata di me in amore ... E bisogna ammetterlo che non ci vuole tanto. Sono la ragazza più fortunata del mondo per certi aspetti, ma per quanto riguarda l'amore preferisco non commentare.
«Cosa potrebbe accadere alla festa?» mi domanda Tanya.
«Magari ti inviterà a ballare e poi, ormai è un fatto risaputo , una cosa tira l'altra e magari ti dirà ció che prova per te» rispondo io semplicemente. Tanya sospira , poi annuisce lentamente «Va bene, ci sto. Aspetta un secondo, controllo il suo cognome e te lo dico subito». Annuisco e , nell'attesa , sorseggio la mia limonata . Dopo qualche secondo , Tanya pronuncia il cognome di Elijah ed io mi strozzo.
«Mikaelson» dice lei. Comincio a tossire e Tanya mi guarda sconvolta. Come è possibile?
Ha lo stesso cognome di Klaus!
«Cloe! Hey, va tutto bene?» dice lei preoccupata. Annuisco e , anche se vorrei dirle che non è tutto okay, le dico «Sì, va tutto bene».
«Sei sicura?» continua Tanya.
«No... È che Mikaelson è lo stesso cognome di Klaus. Sei sicura di non aver sbagliato?» le chiedo io.
Lei scuote il capo e mi mostra il nome di Elijah sullo schermo del suo smartphone.
«Forse sono parenti» commento io perplessa.Dopo un po' , io e Tanya ritorniamo alle nostre rispettive case . Dopo aver preparato l'invito per Elijah, che dovró spedire io visto che Tanya si vergogna, mi inizio a preparare per andare in discoteca.
Mentre mi vesto non posso fare a meno di pensare a Klaus ed Elijah. Come cavolo è possibile che siano parenti? Il mondo è piccolo ... Quando sono pronta, scendo di sotto e incrocio lo sguardo di mio padre. «Dove vai?» mi domanda lui, guardandomi curioso con i suoi occhi verdi.
«Esco con Tanya. Non aspettarmi in piedi, torneró tardi» gli rispondo, sorridendo.
Lui alza gli occhi al cielo «Va bene, ma stai attenta» dice poi , dandomi una pacca sulla spalla.
Annuisco e prima di uscire dico «Papá, non devi preoccuparti per me. So badare a me stessa e poi cosa potrebbe mai accadermi?».
Sento che borbotta qualcosa , ma decido di ignorarlo e vado prendere la macchina.
Arrivo davanti alla serranda del garage e spingo il tasto di apertura. Questa inizia a sollevarsi e davanti ad i miei occhi compare la mia mini nera... Eh già, il regalo che mio padre mi ha fatto per il mio diciottesimo compleanno è stato una macchina. Considerando il fatto che quando ho superato gli esami della patente , mamma mi ha regalato una smart adesso mi ritrovo con due macchine: una parcheggiata a
Roma ed una qui a New Orleans.
Salgo in macchina e guido fino al locale che mi ha indicato Tanya. Parcheggio in una via laterale e le invio un messaggio :"Dove sei? Io sono arrivata"
Dopo poco mi arriva la sua risposta ed io, affranta , poggio la testa sul volante, suonando accidentalmente il clacson.
"Cloe, mi dispiace tantissimo ma non posso venire. Ho un forte mal di testa e non ce la faccio proprio. Divertiti!😞".
Bene. Adesso cosa faró tutta sola in questo locale? Posso bere un drink e tornarmene a casa. Mio padre sarebbe veramente felice di vedermi ritornare a casa presto.
Scendo dall'automobile e mi dirigo verso l'entrata del locale. Quando entro noto che non è il solito locale caotico , pieno di gente ubriaca e intenta a fliertare con chiunque respiri, ma un normale locale con l'area riservata al ballo e quella con i tavoli per bere.
Mi avvicino al bancone e chiedo un drink analcolico. Il barman annuisce e si accinge a preparare il mio stupido drink. Nell'attesa guardo lo schermo del cellulare e noto che sono solo le 21:30. Fantastico... Chiudo gli occhi per un secondo e spero solo che il tempo passi in fretta. Qualche minuto dopo, il barista richiama la mia attenzione «Ecco a te» dice. Apro gli occhi e davanti a me vedo un bicchiere pieno di un liquido arancione.
«Grazie mille» dico, abbozzando una sorta di sorriso.
Bevo un sorso del mio drink e sospiro. Che noia.
«Cosa ci fa una ragazzina come te tutta sola in un locale?» dice una voce vellutata e con un forte accento inglese . Mi volto e proprio alla mia destra vedo un ragazzo dai capelli castani un po' ribelli e due occhi color nocciola capaci di far sciogliere chiunque incroci il suo sguardo. Inarco un sopracciglio «Non sono proprio una ragazzina, sai? Comunque avrei dovuto passare la mia serata in compagnia di un'amica, ma lei non si è sentita bene quindi sono qui da sola» dico.
Lui sorride «Mi dispiace. Deve essere deprimente bere da sola».
«In effetti non è molto divertente... Poi questo drink è analcolico, quindi la situazione è veramente tragica» sorrido io.
Lui sgrana gli occhi e , sorridendo ancora una volta, si siede acccanto a me «Allora permettimi di tirarti un po' su il morale. Mi chiamo Kol» dice lui , porgendomi la mano.
«Piacere di conoscerti. Io sono Cloe» dico stringendogliela.
Kol. Strano nome, ma devo ammattere che mi piace. È adatto al ragazzo che ho accanto.
«Non sei Amaricana, vero?» dice Kol, scrutandomi con i suoi occhi indagatori.
Scuoto il capo «No. Sono italiana, vivo a Roma». Kol annuisce lentamente «Italiana, eh? Come mai ti trovi qui a New Orleans?».
«I miei genitori sono separati . Mio padre vive qui ed io passo tutte le estati a New Orleans» gli spiego finendo il mio drink. Butto un'occhiata sull'orologio del bar e noto che sono le 22:30. Mi alzo e dico a Kol «Senti, mi dispiace doverti scaricare in questo modo... Ma si è fatto tardi ed io ho un po' paura di guidare con il buio». Kol mi guarda e mi fissa intensamente negli occhi «Tranquillizzati e siediti qui con me. Beviamo qualcosa insieme».
Come per magia mi rilasso e non mi ricordo il motivo per il quale mi sono alzata, così mi siedo di nuovo. Le labbra di Kol si increspano in un sorriso soddisfatto ed ordina al barman due bicchieri di vodka liscia.
«Non credo di poterla bere...» dico , guardando Kol.
Lui alza gli occhi al cielo «Non dirmi che sei una di quelle ragazze che non bevono perchè le regole non si violano...».
Che cosa?! Ma per chi mi ha presa?
La prendo come una sfida e ,quando il barista ci serve le ordinazioni , guardo Kol negli occhi e bevo il contenuto del mio bicchiere tutto d'un fiato. Lui ride e mi fa l'occhiolino.
«Ritiro immediatamente ció che ho detto. Sei forte, cara...» dice bevendo.
Sorrido e , cercando di ignorare il bruciore che dalla gola mi arriva allo stomaco, gli dico «Non devi sottovalutarmi. Mai».
Kol si mordicchia il labbro inferiore e ordina altri due bicchieri «Ti sfido. Il primo che si ubriaca perde».
Cosa dovrei fare? Accettare? Una parte di me grida di rifiutare, ma l'altra è attratta dall'idea di rischiare e perdere il controllo. Sono confusa, ma alla fine prendo una decisione ... Ovviamente la peggiore.
«Accetto la sfida... Sei pronto a perdere, Kol?» dico io, guardandolo con uno sorrisetto di sfida. Lui inarca un sopracciglio «Io sono sempre pronto, ma temo di doverti deludere: non perdo mai» dice lui, guardandomi fisso negli occhi.
Il barista ci porge i due bicchieri e noi li afferriamo subito. «Prima di iniziare dobbiamo decidere la penitenza che spetterà al perdente» dico io.
Kol sorride «Facciamo così: se perdi tu , vieni a ballare con me ... Se perdo io , mi costringerai a fare ció che vuoi. Va bene?».
«Va bene. Cominciamo» dico io, levando in alto il mio bicchiere . Kol ride e beviamo insieme.
L'alcohol brucia nella mia gola ed io tossisco un po'. Non sono abituata a bere e sono certa che domani passeró la giornata chiusa in bagno a vomitare. Ben presto, ci ritroviamo con otto bicchierini vuoti a testa posati sul bancone. Comincio a sentirmi un po' debole e , ad essere sincera , ubriaca. Kol mi guarda divertito e non sembra mostrare segni di stanchezza ... È sobrio, anche se non riesco a spiegarmi come possa essere possibile. Della conversazione che abbiamo portato avanti fino ad adesso, non mi ricordo già nulla. Wow. Potrei aver detto o fatto qualunque cosa.
«Penso di aver vinto, tesoro» mi provoca lui, togliendomi un bicchiere dalla mano .
«Assolutamente no! Chi lo ha deciso, tu? Bel faccino, smettila e ridammi il bicchiere!» mi lamento io, alzando la voce .
«Sei ubriaca fradicia! Si è fatto tardi, dovresti tornartene a casa... Mi ripagherai della scommessa un'altra volta» dice lui, prendendomi sotto braccio e scortandomi all'uscita del pub.«Ma io non ho perso! E sono sobria, Collie!» dico io.
«Già... Sei così sobria da chiamarmi come la razza dei cani della regina» mi risponde lui.
Ci fermiamo e noto che ha una faccia seria.
Scoppio a ridere e lo guardo negli occhi «Scusami... Kol! Adesso vado, notte notte!» dico , staccandomi da lui e raggiungendo la mia macchina. «Arrivederci, Cloe» dice Kol, incamminandosi per la sua strada .
Arrivata alla macchina, apro lo sportello dell'auto ma qualcuno lo richiude e mi sbatte contro un muro ricoperto di graffiti. Gemo dal dolore e dico «Chi sei?!». L'individuo ringhia e mi stringe una mano intorno al collo «Non ti riguarda» sibila. Comincio a soffoccare e sento che le forze mi stanno abbandonando. In un batter d'occhio peró mi ritrovo a terra e comincio a tossire. Qualcuno mi ha salvata. Sento il rumore di ossa che si spezzano e un brivido mi percorre la schiena. Alzo lo sguardo da terra e vedo Kol. Tremante sposto lo sguardo verso il basso e vedo il corpo del mio aggressore steso a terra.
«O mio Dio... K-Kol. Lui è morto? Che cosa gli hai fatto?» comincio a dire io. Sono sconvolta, impaurita e confusa. Kol si inginocchia davanti a me e ,scostandomi una ciocca di capelli dal volto, dice «Stai tranquilla. Il tuo aggressore non è morto, ma si sveglierà presto. Devi andartene da qui. Ti accompagno a casa io».
Dovrei credergli? Mi ha appena salvato la vita , ma non riesco a capire come. Lui mi porge la mano per aiutarmi ad alzarmi ed io l'afferro .
Gli porgo le chiavi dell'auto e mi accompagna fino a casa. Sono le 02:00 passate e dormono tutti, anche i domestici. Kol parcheggia la mia auto e mi accompagna fino alla porta di casa.
Mi volto verso di lui e con voce tremante gli dico «Grazie per prima... Mi hai salvato la vita, te ne sono grata». Kol sorride e arretra di qualche passo «Che razza di uomo sarei, se non ti avessi protetta? Grazie a te per la serata, ci vediamo». Lo guardo, poi lo richiamo «Kol! Aspetta!». Lui si volta ed io , aprendo la porta di casa , lo invito ad entrare «Mi accompagneresti fino in camera? Non credo di essere in grado di salire le scale da sola». È la pura verità, ma sto facendo una mossa azzardata: sto invitando un perfetto sconosciuto in casa mia. Kol sembra leggermi nel pensiero e , ridacchiando , mi prende in giro «Sei proprio ubriaca... Sono uno sconosciuto, non dovresti inviarmi ad entrare».
Sbuffo e , dopo aver aperto la porta di casa ed essere entrata , gli dico «Entra!».
Kol mi guarda poi varca la soglia dell'entrata e mi accompagna in camera.
«Adesso dovrei davvero andare. Notte, principessina» dice lui, sparendo in un batter d'occhio. Okay, ho le traveggole. Come puó essere scomparso nel nulla?
Entro in camera ed apro il mio diario. È il momento di scrivere, poi mi abbandoneró al sonno.Caro diario,
come ti avevo promesso, sono qui a New Orleans e sono pronta a raccontarti cosa mi è accaduto durante la mia prima giornata in questa cittadina .
Comincio con il dirti che mio padre ha organizzato una festa in mio onore ed io non ne sono per niente entusiasta. Odio trovarmi al centro dell'attenzione. Il lato positivo è che conosco già il nome di due invitati: Klaus Mikaelson ed Elijah Mikaelson. Mikaelson, strano vero? Hanno lo stesso cognome, ma non sono sicura che siano parenti... Sarebbe il colmo. Klaus è un amico di mio padre, l'ho conosciuto questa mattina a colazione. Elijah è il nome della cotta di Tanya, la mia amica.
Parlando d'altro , sento il dovere ed il bisogno di parlarti di ció che mi è successo questa sera.
Sarei dovuta uscire con Tanya ma si è sentita male , così sono uscita da sola ed ho fatto la conoscenza di un ragazzo. Si chiama Kol ed è uno di quei tizi capace di far sciogliere qualsiasi ragazza con il solo sguardo. È attraente , ma anche simpatico.
Abbiamo fatto una scommessa e ne sono uscita sconfitta... Gli devo un ballo.
Sono ubriaca, ma non posso dimenticare il fatto che mi ha difesa da un'aggressione. Mi ha salvato la vita e mi ha gentilmente accompagnata a casa. Non si incontrano tanto spesso ragazzi di questo genere... Ma c'è qualcosa che non va. Credo che abbia rotto il collo al mio aggressore e la scienza afferma che la rottura del collo comporta il decesso dell'individuo. Kol peró mi ha detto che il mio aggressore non era morto. Quando poi siamo arrivati a casa mia , mi ha aiutata a salire le scale che portano alla mia camera e, in un batter d'occhio, è scomparso nel nulla.
Sono io la pazza o Kol ha qualcosa che non va?
STAI LEGGENDO
Insegnami ad amare |#Wattys2016
FanfictionCloe Amato è una ragazza come tante altre. I suoi genitori sono separati da undici anni e suo padre vive a New Orleans. Non appena la scuola finisce , la giovane raggiunge il padre in America per trascorrere l'estate insieme a lui. Dal momento che...