''Aubrey.'' Sento una voce bassa e roca sussurrarmi all'orecchio. Mi giro dall'altra parte, strofinandomi gli occhi. Indietreggio sul letto quando mi ritrovo Chris seduto sul letto che mi fissa. Mi porta il lenzuolo al petto.
''Da dove sei entrato?'' Mi guardo intorno.
''Tranquilla, non ho installato nessuna porta segreta. Ho i miei metodi.'' Dice facendomi l'occhiolino.
''E che ci fai qui?'' Rilasso i muscoli, mi avvicino verso di lui.
''Ho saputo che è ritornato nostro padre..'' Osserva le mie espressioni. ''Non voglio che mi trovi.'' Dice tutto di un fiato.
''E perché? E' l'unica persona al mondo che ti vuole bene.'' Lo guardo perplessa, aspettandomi una giustificazione credibile a questa sua richiesta.
''Lo so, ma non è ancora arrivato il momento. Non posso affrontarlo ora, ho ancora delle cose in sospeso.''
''Sarebbero?'' Il cuore mi sale in gola e fa fatica a riscendere.
''Vuoi sapere troppo. Sono cose personali.'' Si alza dal letto. Scendo dal letto anch'io, fermandolo per il braccio.
''Chris, non fare altre cazzate. Ti prego.'' Il mio sguardo è fermo su di lui.
''Non posso promettertelo.'' Mi stringo nelle braccia girando il viso dall'altra parte. Accarezza la mia guancia, raggiungendo la finestra e calandosi da essa. Vorrei salvare Chris da tutti i suoi demoni interiori, ma non sono così forte. Mi sento così impotente. Odio tutto quello che ha fatto, odio il fatto che mi abbia portato via mia madre ma ora vorrei trovare qualcosa che non me lo faccio odiare ancora di più. Mi preparo per andare a scuola. Inizia un'altra giornata che dovrebbe essere evitata peggio della peste.
- ALLISON.
Finalmente dopo un mese sono uscita da quell'incubo di clinica. Sono ritornata a casa con le mie cose, con mia madre, con le mie abitudini. Anche se ora la mia vita è un po' cambiata, sto cercando di ricominciare al meglio. Non cancellerò mai tutto quello che mi è successo, perché mi rende più forte. Se sono riuscita a superare questo, niente può farmi paura in futuro. Mi vesto, do un'ultima sistemata ai capelli ed esco. Sì, sono pronta a riprendere la mia vita in mano. Prendo le chiavi della macchina ed esco. Apro la portiera, entro e quando sto per accedere quasi mi viene un colpo. Chris mi blocca la bocca con la mano.
''Ti prego, non voglio farti nulla. Ma non urlare.'' Mi guarda intensamente negli occhi, tenendo stretta la presa. Annuisco con gli occhi spaventati.
''Certo che ci vuole coraggio a presentarsi qui dopo tutto quello che mi hai fatto.'' Distolgo lo sguardo da lui. Non riesco a guardarlo. Ho paura ma cerco di non farglielo notare.
''Devi abortire.'' Sbotta senza nessun emozione.
''Cosa? Non lo farò mai.'' Dico con convinzione.
''Vuoi davvero portare in grembo il figlio di un psicopatico? Della persona che ti ha reso la vita una merda?'' Mi sussurra all'orecchio.
''Lui non ha colpe, non farò morire un'anima innocente.'' Premo le mani sul volante, trattenendo le lacrime.
''Oddio, non fare la Santa Vergine Maria. Devi abortire. Questo bambino è un errore.''
''La prossima volta stai attento.'' Gli apro la portiera intimandolo ad uscire. Lui non fa una piega ed esce, ma si ferma abbassandosi per guardarmi.
''Riavrai presto mie notizie, Parker.''
- ME.
Apro l'armadietto per prendere i libri della lezione di fisica. Sbuffo solo se penso di dover subire 2 ore di questo calvario. Qualcuno alle mie spalle chiude l'armadietto.
''Cambio di piani. Oggi vieni con me.'' Daniel si mette al mio fianco, appoggiandosi all'armadietto.
''Mi devo fidare?'' Lo guardo sorridendo. Prende i miei libri tra le mani, rimettendoli nell'armadietto.
''Non te lo consiglio al 100%.'' Sogghigna, sfiorando la mia mano ma ritirandola subito dopo. Ogni tanto dimentica di essere in un luogo pubblico. Lo seguo fuori, raggiungendo la sua macchina. Dopo un'oretta circa raggiungiamo il posto. Scendo dalla macchina ritrovandomi un bellissimo paesaggio di mare davanti ai miei occhi. Gli prendo la mano, costringendolo a correre con me lungo la spiaggia. Arriviamo a riva, rimango ferma con gli occhi chiusi a godermi quel fantastico profumo di mare. Daniel se ne approfitta, prendendomi in braccio portandomi verso il mare. Gli do delle pacche sulla spalla, pregandolo di lasciarmi libera. Ma in tutta risposta se la ride, lasciandomi cadere in acqua.
''Sei uno stronzo.'' Mi rialzo, cercando di prendere Daniel ma mi riesce difficile visto che è più agile di me in acqua. Io so a malapena nuotare. Daniel si avvicina, prendendomi per i fianchi facendomi perdere l'equilibrio. Mi rialzo subito, aggrappandomi alla sua schiena cercando di spingerlo giù.
''Non ci riesci, è inutile.'' Ribalta la situazione, bloccandomi i polsi. Si avvicina alle mie labbra, fino a farle toccare con le sue. Le sue labbra che hanno il sapore di mare, mi fanno impazzire. Esco dall'acqua con Daniel che mi segue: mi siedo sulla sabbia che inizia a scottare.
"Come mai mi hai portata proprio qui?" Lo guardo strizzando gli occhi per il sole. Daniel guarda il mare stagliarsi contro gli scogli, con un velo di malinconia negli occhi.
"Ci venivo sempre con i miei genitori. Prima che divorziassero. Quando la mia vita non aveva nessun problema, anzi l'unico problema era quello di essere migliore di Scott." Accenna una risata scuotendo la testa.
"Non hai rivisto più tua mamma?" Si irrigidisce sentendo quella domanda.
"Sì, ma pochissime volte. Si è trasferita in una piccola cittadina del Canada con la sua nuova famiglia e ormai sono 2 anni che non ci vediamo. Ogni tanto chiama, ma giusto il tempo di dire "Come stai?" Mi guarda, scrollando le spalle.
"Mi dispiace, ma ti capisco." Dico abbassando lo sguardo sulla sabbia.
"Per questo voglio che tu dia una possibilità a tuo padre. Se mia madre ritornasse, non ci penserei due volte. Ora tu ne hai l'occasione, sfruttala." Lo guardo annuendo. Daniel ha ragione, ma io sono una persona orgogliosa e questo mi porta ad allontanare, anche se non voglio, le persone. Vorrei tanto avere un rapporto normale con mio padre, ma ci devo pensare e per farlo ho bisogno di tempo.
"Vieni, ti faccio vedere la nostra vecchia casa." Mi porge la mano, la stringo raggiungendo insieme la casa. Non è lussuosa come l'attuale: è una casa parecchio modesta, nella norma insomma. Ma resta comunque una bella casa da vivere.
"Tutto ciò che vedi di rotto in questa casa è opera mia, modestamente." Dice dandosi arie. Gli do una spallata.
"Fossi in te non ne andrei fiero." Mi guardo intorno, curiosando. Le cose nuove mi incuriosiscono sempre.
"Come mai nessuno ha mai comprato questa casa?" Gli chiedo d'un tratto.
"Perché mio padre non l'ha mai messa in vendita. Vuole conservare tutti i ricordi." Rimette al proprio posto una foto che stava guardando qualche minuto prima. Mi abbraccia da dietro, facendo scivolare le sue mani gelide sotto alla mia maglietta. Una scarica di brividi corrono lungo la mia schiena al contatto con le sue mani. Mi sposta i capelli, iniziando a dare piccoli baci sul collo. Accenno un sorriso, mi piace quando lo fa. Mi giro lentamente. Daniel mi solleva dai fianchi, poggiandomi sul mobile dietro di noi. Avvicina pericolosamente le sue labbra alle mie dando vita ad un bacio ricco di passione. Con le mani lo avvicino sempre di più verso di me, mentre intreccio le gambe intorno al suo bacino. Daniel sorride sulle mie labbra, iniziando a sollevare la maglia fino a togliermela. Faccio lo stesso con la sua di maglia. Scendo, facendolo indietreggiare fino al divano. Si posiziona su di me, portando via gli ultimi indumenti rimasti. Accompagnato da un bacio, entra in me lentamente. Un piccolo gemito esce dalla mia bocca.
Una delle sensazioni più belle. La verità è che mi sento come un puzzle e lui è il mio pezzo mancante.
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The heart wants what it wants. - Daniel Sharman
FanficDue ragazzi che per caso, o perché forse era già scritto da qualche parte, si incontrano e si ritrovano incastrarti l'uno nella vita dell'altro trovandosi a condividere la stessa vita, le stesse abitudini, la stessa casa. Qualcosa li legherà ogni gi...