Non ti azzardare a farlo mai più.

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Nate's POV

Due ore, mancavano solo due fottute ore e sarei salito su un aereo diretto a Toronto.
Cosa diavolo avevo in testa quando ho accettato di andare al matrimonio della mamma di Sam?
Ma ormai, non mi sarei mai tirato indietro, gliel'avevo promesso alla piccoletta, quindi non avevo altra scelta. Che poi, dov'era finita?
Non la vedevo da questa mattina, che si era rintanata in camera sua con Sammy, mentre io facevo del buon sesso mattutino con la biondina. Ormai era diventata una cosa abituale, seppur erano solo una manciata di giorni che l'avevamo fatto la prima volta. Semplicemente: io non volevo nulla da lei e lei non voleva nulla da me.
Me la scopavo e basta.
Comunque, la strada per l'aeroporto era abbastanza lunga e dovevo sbrigarmi per andare a chiamare Samantha o avremmo sicuramente perso l'aereo. Proprio mentre stavo infilando una maglia -alla bell'e meglio-nella valigia, la porta della stanza si spalancò e rivelò la figura slanciata di Sammy che nel frattempo aveva già pensato di buttarsi a peso morto sul letto.
Ovviamente il genio non si era buttato sul suo, di letto. Ma sul mio, dove erano sistemate e piegate (per così dire), tutte le cose e i vestiti da mettere in valigia.
"Ma sei demente o cosa?"
E rise, stendendosi ancora di più sul mio letto.
"Dio, ma ci sei proprio nato, stupido, o ci sei diventato?"
Questa volta mi guardò storto stringendosi nelle spalle.
"Saranno le troppe canne." Un ghigno apparve sul suo volto, segno che stava per aggiungere qualcosa e "o magari è l'amore."
Quasi mi strozzai con la mia stessa saliva. E subito i miei pensieri erano fissi su Samantha. Amore? Ma era serio?
"Ma su, non dire stronzate!" Sorrisi e cercai di buttarla sul ridere, mettendomi a piegare nuovamente i vestiti nel tentativo di distrarmi.
"Nessuna stronzata amico. Credo di essermi innamorato sul serio..."
Che parlavamo di Sam, questo era sottinteso, e uno strano brivido di irritazione mi percorse la schiena. Perché diamine mi dava così tanto fastidio il fatto che diceva di essersi innamorato? Di Samantha, poi...
"Da quando sei diventato così femminuccia?" Feci una smorfia di disapprovazione che aveva un altro significato che, ovviamente, Sammy non aveva colto. Non aggiunse nulla, così ci pensai io, cercando anche di cambiare argomento.
"Vai a chiamare il tuo grande amore, allora. Che se continuiamo così perdiamo l'aereo."
Si alzò dal materasso e senza girarsi se ne uscì con un "ti hanno mai detto che sei un vero stronzo?"
Mi strinsi nelle spalle.
"Forse pure troppe volte."

"Ragazzi, il gate sta per chiudere..." Ci avvertì Lucille.
Portai un occhio sul tabellone e in effetti, sì, c'erano rimasti più o meno dieci minuti. Mi avvicinai alla biondina e la strinsi a me, sentii le sue braccia allacciarsi intorno al mio busto e appoggiò il viso sulla mia spalla.
"Quindi, voi quand'è che partite, invece?" Sentii chiedere a Sam che nel frattempo stava staccando Lucille da me per ricevere una risposta.
"Domattina." Fu Sammy a intervenire e prese la sua ragazza per stamparle un bacio sulle labbra e farle qualche raccomandazione dell'ultimo minuto.
Dio, Sam non aveva mica cinque anni...
Scossi la testa e dopo aver salutato il mio migliore amico, presi Samantha per il braccio e la trascinai con me verso il gate. Lontano da Sammy.
"Nate..." Mi girai, "lasciami, mi fai male." E mi accorsi allora, che la presa attorno al suo braccio era un tantino eccessiva. Dovevo darmi una calmata, decisamente.
La lasciai scuotendo la testa e andai verso la ragazza che controllò i nostri passaporti e i biglietti, e in meno di cinque minuti mi ritrovai su un aereo diretto a Toronto.

"Sam." Scossi un po' la ragazza accanto a me per farla svegliare, tra poco saremmo arrivati e inoltre mi annoiavo da morire. Da un lato avevo la piccoletta che dormiva e dall'altra un uomo strano e che, tra l'altro, puzzava. Non vedevo l'ora di arrivare in città.
"Sam..." La scossi ancora e lei si mosse rigirandosi dall'altra parte.
"Sta' zitto, Nate." Mugolò e mi fece un gesto della mano come per dirmi di abbassare la voce.
"No Sam..."
La sentii sbuffare, sebbene non potessi vedere la sua faccia, ormai sapevo che probabilmente aveva già alzato gli occhi al cielo.
"Cristo Nate, ma che vuoi?! Stavo dormendo..." Finse un'aria disperata e mi spuntò inconsciamente un sorrisetto sul viso.
"È solo che... Mi annoiavo." Mi strinsi nelle spalle e spostai lo sguardo da un'altra parte per evitare di vedere l'espressione infuriata sul suo volto.
"Abbiamo bisogno di alcune regole per evitare di ammazzarci in questi giorni."
Annuii e la invitai a continuare.
"La prima è: non svegliarmi mai solo perché ti annoi." Iniziò a sbattere i pugni sulle ginocchia con fare arrabbiato, come i bambini.
"Quanto la fai lunga! Ti ho solo svegliata, Dio."
"Vedi come fai!? Già non ti sopporto più Nate..."
Scossi la testa, scherzava, vero?
"Come faccio io?! Ma guarda come fai tu! Te la prendi per tutto."
Il tipo che puzzava si girò verso di noi, che forse avevamo alzato un po' i toni della voce. Ci guardò in cagnesco e ci chiese di stare zitti.
"È colpa sua!" Ci indicammo all'unisono io e Sam.
Forse aveva ragione, avevamo davvero bisogno di regole. Sennò saremmo finiti per litigare ogni tre per due e io non volevo rovinarle il momento. Erano solo due giorni, potevamo farcela.
"Nate." Mi tirò dalla manica per avvicinarmi e dirmi qualcosa all'orecchio. Sembravamo proprio due bambini.
"Cosa vuoi?" Sussurrai.
"Ma è un'impressione mia, o quell'uomo puzza?" Mi venne da ridere, ma cercai di non farlo solo perché dovevo sembrarle ancora arrabbiato. Inoltre la vicinanza mi stava mandando a puttane l'autocontrollo, sentivo benissimo l'odore del profumo che aveva spruzzato addosso a sé e non ci capivo più niente.
Avvicinai ancora un po' le labbra verso il suo collo, Sam sussultò non appena si sentì sfiorare, proprio sotto l'orecchio, ma non si allontanò.
Avrei voluto assaggiare ogni centimetro della sua pelle, e proprio mentre ci avevo preso gusto, la hostess tossicchiò accanto a noi per richiamare l'attenzione.
"Ehm... Scusate, devo chiedervi di allacciare le cinture che stiamo per atterrare." Era in imbarazzo, esattamente come Samantha, ma nonostante ciò, ci allacciammo le cinture e la ragazza se ne andò da quelli davanti.
Portai lo sguardo sulla piccoletta che era ancora rossa come un peperone, e dopo averla vista deglutire a fatica mi guardò truce.
"Non ti azzardare a farlo mai più."

summer in LA || Nate MaloleyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora