CAPITOLO TRENTESIMO

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«Dimmi che cosa vuoi, Alba» disse Fabrice, soggiogandomi con il suo sguardo meravigliosamente torbido.

«Devi esaudire tutte le voglie che tu stesso hai seminato nel mio corpo».

«E sono molte?» chiese, sorridendo malizioso.

«Sufficienti a tenerti sveglio per l'intera nottata. Credi di potercela fare?»

«Provare non costa niente».

Mentre mi sollevavo il vestito, scoprendo le cosce, indietreggiai di qualche passo. Fabrice seguì con attenzione il movimento delle mie mani e si staccò dalla porta alla quale era appoggiato, avvicinandosi.

«Fermo dove sei, amore».

Si bloccò, controvoglia.

«Sono io a dettare le regole del gioco, non dimenticarlo. Ti ho fatto comandare fin troppo».

Mi leccai il labbro inferiore, lentamente, e i suoi occhi assorbirono tutta la sensualità racchiusa nel mio gesto, ardendo come due fuochi gemelli.

«Io amo comandare, Alba» mi ricordò, riprendendo ad avanzare.

«Un altro passo e giuro che rimarrai a bocca asciutta» lo minacciai.

«Da quando sei così autoritaria?»

«Non da molto, ma devo ammettere che mi piace».

«Si vede. Sembri una dea pronta a scatenare i suoi poteri».

«Li userò contro di te se non mi ubbidirai. Devi capire che l'unico modo per avermi stanotte è quello di cedermi il comando».

Fece un profondo inchino.

«Come desideri, mia signora».

«Bravo».

Mi sfilai il vestito e lo lasciai cadere sul pavimento. Nei precedenti incontri sessuali, lui era stato il dominatore brutale ed esigente ed io la sottomessa che non aveva alcuna voce in capitolo e doveva subire senza fiatare. Questa notte, che sarebbe stata la prima della nostra vita insieme, avrei deciso io. Il mostro che dimorava in Fabrice doveva comprendere sin da subito che non avrebbe più ottenuto ciò che voleva. Non mi sarei più sottomessa a lui, o almeno, non nel modo estremo cui era abituato. Ecco perché avevo chiesto a Fabrice di abbandonarsi a me. Sarei stata una bugiarda se avessi detto di non avere paura, ma l'eccitazione che brulicava nel mio ventre era un buon rimedio per placarla.

Mi portai le mani dietro la schiena e sganciai il reggiseno, che scivolò lungo le mie braccia, raggiungendo il vestito sul pavimento. Fabrice si prese il labbro inferiore tra i denti e il suo sguardo mi accarezzò le spalle, le clavicole, l'addome, indugiando infine sui seni, caldi, morbidi, gonfi di desiderio. I capezzoli s'indurirono, si tesero, diventando boccioli pronti a incontrare le sue dita, le sue labbra, la sua lingua. Impazzii al solo pensiero.

«Oh, Alba... Vorrei tanto leccare e mordere la carne bianca e perfetta dei tuoi seni. Ti prego, non farmi aspettare».

«Aspetterai, invece».

Sospirò, frustrato.

«D'accordo».

«Sarai ricompensato per l'attesa, non preoccuparti».

Sorrise.

«Grazie».

«Prego».

Strinsi l'elastico delle mutandine e le abbassai fino alle caviglie, sfilando i piedi. Lui deglutì mentre osservava il mio fiore umido e arrossato.

Sua... (Alba & Fabrice trilogy - erotic/dark romance)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora