Lorenzo ed io abitavamo da un mese nell'attico di Fabrice. Non avevamo provato alcuna tristezza nel lasciare il nostro vecchio appartamento, perché eravamo passati a qualcosa di molto meglio. Finalmente, avevo la famiglia dei miei sogni: un marito meraviglioso e un figlio che era la luce dei miei occhi. Vivevo circondata da amore e da affetto e le cose brutte che mi erano capitate negli ultimi anni, erano diventate un debole ricordo che non faceva più male.
I nostri amici erano rimasti sconvolti quando avevano scoperto che Fabrice ed io c'eravamo sposati a Parigi, da soli, senza dire niente a nessuno, ma avevano ritrovato la calma dopo aver appreso che ci sarebbe stata un'altra celebrazione qui a Milano, per rendere partecipi tutti. La data non era ancora stata fissata, ma non avevo fretta.
Il mostro che aveva torturato Fabrice per gran parte della sua vita era morto e sepolto, come se non ci fosse mai stato. L'antro, invece, c'era ancora, ma io avevo imparato a ignorarlo, non mettendoci più piede.
«Alba?» mi chiamò Fabrice.
«Dimmi, amore».
«Vieni con me. C'è una cosa che voglio mostrarti».
«Ok».
Mi accompagnò alla porta dell'antro ed io lo guardai confusa.
«Perché siamo qui?»
«Ora lo scoprirai».
Si spostò dietro di me e mi coprì gli occhi con la mano.
«Ma che fai?»
«È una sorpresa».
Aprì la porta e mi spinse dentro con delicatezza.
«Pronta?»
«Pronta».
Tolse la mano e per poco non svenni per l'emozione. L'antro... non esisteva più. Fabrice lo aveva trasformato in una copia perfetta della suite Marie Antoinette. Mancavano solo le porte-finestre con le tende, ma per il resto era uguale. Lo stesso arredamento, le stesse pareti, la stessa moquette, addirittura gli stessi quadri e oggetti che abbellivano le superfici. Come cavolo aveva fatto e soprattutto, com'era possibile che io non mi fossi accorta di niente?
«Ti piace?»
Mi voltai, allibita.
«Io... sono senza parole. Quando ci hai lavorato?»
«Ogni mattina, mentre tu eri al lavoro. Ci ho impiegato un mese intero, a partire dal giorno successivo al nostro rientro in città».
«È stupenda» mormorai, guardandomi intorno, rapita.
«Volevo che avessi un pezzetto di Parigi qui a Milano».
«Hai scelto il pezzo migliore, quello che amo di più».
Lo abbracciai, piangendo di felicità.
«Grazie. Non potevi farmi regalo migliore».
«L'antro non aveva più motivo di esistere. Da oggi in poi, questa stanza non sarà più un luogo di dolore e disperazione, ma solo di gioia e piacere. Per te. Per noi. Quando entreremo qui, sarà come tornare al giorno del nostro matrimonio, che è stato il più emozionante di tutta la mia vita».
Mi scostò da sé per guardarmi dritto negli occhi e accarezzarmi il viso, con lo stesso amore di sempre, forse addirittura più forte.
«Così emozionante che ho voglia di riviverlo un'altra volta».
Si concesse una pausa e un bel respiro profondo.
«Ti andrebbe di sposarmi di nuovo, Alba?»
Sorrisi, passando le dita tra i suoi capelli.
«Amore, io potrei trascorrere la vita intera a sposarti, senza mai averne abbastanza».
S'illuminò.
«Allora lo facciamo?».
«Facciamolo. Oggi, domani e altre mille volte».
Chinò il viso, avvicinando le labbra alle mie. A un soffio, si fermò.
«Smettila di prendere la pillola. Voglio un figlio da te».
I miei polmoni salutarono l'ossigeno, rimanendo a secco. Avevo sentito bene?
«Un figlio?»
«Sì» confermò.
«Non ti sembra troppo presto?»
«Non è mai troppo presto quando si tratta di te e me. Perché aspettare? Trovami un motivo valido».
Ci riflettei a lungo, scoprendo che non ce n'erano.
«Hai visto?»
Rise.
Un figlio nostro... Adesso che mi ha messo quest'idea in testa, non riesco a immaginare niente di più bello.
«Hai ragione. Basta aspettare».
Annuì e strofinò il naso contro il mio.
«E adesso, inauguriamo la stanza, ok?»
Gli feci l'occhiolino, maliziosa.
«Vado a prendere le candele» disse, e la mia mente corse ai momenti eccitanti che avevamo trascorso nella suite dopo le nostre nozze.
Sgranai gli occhi, già su di giri.
«Ce le hai?»
«Sì».
«Dio, quanto ti amo, Fabrice!»
Lo baciai con impeto, godendo del suo totale abbandono.
«Mi ami solo per via delle candele? Grazie».
«Non è solo per le candele, scemo. Sbrigati, vai a prenderle».
«Subito».
Uscì dalla stanza, quella che un tempo era stata un luogo infernale e che adesso era diventata il nostro angolo di Paradiso. Dopo qualche secondo, tornò indietro.
«Ti amo» sussurrò.
Soffocai una risata.
«E non potevi dirmelo dopo aver preso le candele?»
«Non te lo ricordi già più? Basta aspettare, Alba».
SIAMO ARRIVATI ALLA FINE DI QUESTA STORIA TRAVAGLIATA, CHE, SPERO, ABBIATE APPREZZATO. GRAZIE PER AVERMI SEGUITO QUI SU WATTPAD. HO CONOSCIUTO DELLE PERSONE DAVVERO GENTILI, CHE ORMAI CONSIDERO MIE AMICHE. VI VOGLIO TANTO BENE. TRA QUALCHE GIORNO, SU AMAZON, PUBBLICHERO' IL MIO NUOVO ROMANZO, CHE SI INTITOLA 'ESTEBAN'. NON VEDO L'ORA DI INIZIARE QUESTA NUOVA AVVENTURA! UN BACIO A TUTTE QUANTE, VI VOGLIO BENE!!!!!!!!!!
STAI LEGGENDO
Sua... (Alba & Fabrice trilogy - erotic/dark romance)
RomanceAlba vive da sola con il figlio e lavora alla Banque Populaire come addetta alle pulizie, ma lo stipendio non le permette di pagare le spese e in breve tempo, i debiti si accumulano. L'incontro con Fabrice Valois, direttore della banca, complica le...