CAPITOLO QUINDICESIMO

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Il ventotto dicembre la banca riaprì, quindi andai a lavorare, agitata all'idea di rivedere Fabrice dopo il modo in cui lo avevo cacciato da casa mia la sera della vigilia di Natale. Per quanto tentassi di reprimerlo, il ricordo di quei momenti magici trascorsi insieme continuava a riaffiorare, gettandomi nello sconforto più assoluto.

Appena passai davanti a Jennifer, lei mi scoccò un sorriso a trentadue denti, che ricambiai con qualche difficoltà.

«Buongiorno, Alba. Hai trascorso bene le vacanze?»

«Sì, grazie. E tu?»

«Benissimo. Il direttore vuole vederti».

Mi rabbuiai.

Perfetto.

«D'accordo, ci vado subito. Ciao».

«Ciao. Vado a prendermi un caffè».

Si alzò e se ne andò.

Ma quanto caffè beve questa donna?

Mi preparai mentalmente all'imminente confronto con Fabrice e bussai alla porta del suo ufficio.

«Avanti».

Entrai e fui subito investita dall'azzurro gelido dei suoi occhi.

Noto con piacere che sei di buonumore!

«Volevi vedermi?»

«Sì» rispose, con voce cupa.

Era ancora arrabbiato per come lo avevo trattato, il che era prevedibile. Lui non dimenticava gli affronti. Mai. Sospirai.

«Hai pensato alla mia punizione, padrone?»

Strinse i pugni sulla scrivania con una tale forza che le nocche gli sbiancarono.

«Chi cazzo ha parlato di punizione?»

Cavolo.

«Io credevo...».

«Fammi un favore, Alba. Non dare niente per scontato quando si tratta di me, ok?»

«Ok, ma non c'è bisogno che ti scaldi tanto».

«Se mi scaldo, è perché tu metti a dura prova la mia pazienza».

«Time out, Fabrice. Perché sono qui?»

«Perché ho bisogno che ti occupi anche della sala conferenze. Pomeriggio avrò un importante incontro con degli investitori stranieri e tutto deve essere in perfetto ordine. Avrebbe dovuto occuparsene Monica, ma Jennifer mi ha informato che oggi è alquanto indisposta e non può venire».

«Va bene, non c'è problema. Ti serve altro?»

Prese una carpetta e me la porse.

«Dalla a Jennifer».

Mi avvicinai e la presi.

«È tutto. Puoi andare» mi liquidò.

Invece di uscire, rimasi lì impalata a fissarlo, indecisa se sollevare o meno l'argomento vigilia.

«Che cosa c'è?» chiese, irritato.

«Io... Mi dispiace di averti sbattuto fuori da casa mia, ma ho dovuto farlo. Spero che tu riesca a comprendermi, Fabrice».

La sua espressione si addolcì leggermente.

«Ti comprendo, Alba. Al posto tuo, avrei agito allo stesso modo».

Mi sentii sollevata.

«Grazie».

«Prego. Adesso vai, per piacere».

Sua... (Alba & Fabrice trilogy - erotic/dark romance)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora