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"Papi Papi!"

Mi chiama il mio piccolino.

"Ehy, campione, che succede? "

"C-C'è un signore che mi guardla m-male"

Lo guardo confuso.

"Dove?"
Chiedo tranquillamente.

"lì"

Seguo, con lo sguardo, il ditino di Will fino a scorgere la figura di un uomo, sulla trentina, che ci guarda abbastanza schifato.

"Ti ha detto qualcosa Will?"
Chiedo.

"Si"

"Cosa?"

"Il signore ti è avvicinato mentre io tavo giocando e mi ha detto che gli facciamo schifo e che non dovemmo neanche continuare a vivere... Che se ci ucci-uccidiamo è meglio, per la...la...soccettà? "

Il sangue incomincia a ribollirmi nelle vene ma cerco di rimanere calmo, non uccidere quell'uomo di fronte a tutti, e consolare il mio bambino che ormai sta singhiozzando.

Lo prendo fra le braccia e comincio a parlare.

"Ehy Will, noi abbia diritto a vivere e quel signore di sicuro stava scherzando, magari ha un pò esagerato... ma stava solo scherzando... Dai ora asciuga le lacrime e fammi un bel sorriso"

E così fà William.

Lancio un occhiataccia a quell'uomo che, dopo poco, se ne va per la sua strada. Torno a stringere Will che alza la sua capoccietta riccioluta e mi guarda negli occhi, facendomi rabbrividire per quel colore così simile al suo.

"Papi, ma tu mi vuoi bene? "
Chiede innocentemente.

"No Will, io non ti voglio bene, io ti amo"
Sorrido e gli do un bacetto sulla fronte.

Il mio bambino sorride e si accoccola di più a me fino ad addormentarsi.

Sospiro sconfitto accarezzando i capelli ricci del mio bambino e lasciandomi andare ai ricordi della mia vecchia vita.
Il mio nome è Harry Styles, ho diciannove anni e sono un senzatetto.

La mia vita ha sempre fatto altamente schifo, i miei genitori non mi hanno mai voluto e all'età di sedici anni rimasi incinto del mio migliore amico, Louis Tomlinson.

Quando glielo dissi lui mi scoppiò a ridere in faccia cacciandomi dopo poco da casa sua e urlandomi contro le peggio cose. Mi disse che ero una puttana, che la creatura dentro di me era un mostro, che noi dovevamo morire e che non mi voleva più vedere.

Arrivò, poi, il momento di dirlo ai miei genitori e anche loro scoppiarono a ridere.

Quando notarono la mia espressione seria e le lacrime ai lati dei miei occhi, mio padre mi prese per il colletto della maglia e mi sbatté fuori casa urlandomi che "per fortuna" non mi aveva preso a calci nel culo.

Così a soli sedici anni mi ritrovai a vagare per le strade. Senza un cambio di vestiti e senza viveri, con una creaturina che cresceva nella mia pancia.

Insomma sarebbe tutto un pò uno schifo se non fosse per William.

Different||Larry Stylinson||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora