Capitolo 55 "Perplessità"

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I mesi trascorrevano lenti, a Bosco atro, come ovunque in quel momento, le giornate erano sempre più buie... Gli attacchi di orchi erano sempre più frequenti mentre la presenza di ragni era ormai alle stelle.

L'oscurità la faceva da padrona e il massimo che il Re e le sue guardie potessero fare era andare avanti come se tutti i giorni fossero uguali, ovvero... Ogni giorno partivano tutti con l'idea che, una volta sventato un attacco, ce ne sarebbe stato un altro.

Non v'erano più festeggiamenti, ormai ritenuti superflui, non si celebravano più matrimoni o nascite... Uno spesso velo di tristezza ricopriva il vasto territorio del Reame Boscoso e la malinconia era lo stato d'animo più diffuso poiché tutti ripensavano con nostalgia ai bei tempi di pace e serenità, quando ancora l'ombra di Sauron era lontana...

Non v'era più gioia, solo rassegnazione.

La cosa che meglio riusciva, in quel periodo, era giudicare.

Giudicare e additare chi non poteva rendersi utile... Schernire e denigrare i più deboli.

Le guardie non erano più pazienti con le reclute che, per l'ardente necessità, erano sempre di più.. Ormai, gli istruttori, pretendevano che tutti fossero pronti ancora prima d'esserlo realmente. Non c'era più tempo, ogni minuto era prezioso... O meglio, ogni minuto corrispondeva a un rischio. Il veloce e incessante scorrere del tempo non era più una cosa naturale ma un pericolo.

                           ***

Una degli elfi più contestati, in quel periodo, era Tauriel. Un tempo considerata un modello da seguire... E poi, di colpo, ritenuta qualcuno da evitare.

Passava le giornate chiusa nella sua stanza, consumata dai forti sensi di colpa. Si sentiva colpevole per molte cose, troppe, ma, soprattutto, per non essere più utile all'interno del proprio regno, per non aver detto a Legolas di aspettare un figlio da lui, per non aver più la forza di guardare gli altri in faccia. Ma quello che la faceva soffrire veramente era il grande vuoto che sentiva dentro al cuore, le tenebre che, figuratamente, la circondavano e l'avvolgevano... La facevano sentire come sull'orlo di un precipizio. Incapace di cadere ma anche di tornare indietro.

Era così che si sentiva, incapace. Incapace di vivere come faceva una volta... Incapace di pensare al figlio che portava in grembo per paura di perdere quel briciolo di lucidità... Quella lucidità mantenuta solo pensando al ritorno di Legolas, non poteva... Non voleva pensare che il suo principe potesse, in qualche modo, non tornare da lei. Non dopo tutto quello che avevano passato, non dopo tutto l'amore che provavano l'un per l'altra e che si erano dichiarati.

***Tauriel POV***

Una settimana che ero chiusa nella mia stanza, tre giorni che non dormivo e che mangiavo a stento... Non avevo appetito, non avevo sonno e, soprattutto, non avevo pace.

Tutto quello che facevo era stare a letto con gli occhi sgranati, ormai conoscevo benissimo il soffitto della mia camera... Eppure continuavo a fissarlo e, ogni volta, mi perdevo in quel color rosso leggermente rovinato e in quelle minuscole crepe... Da una parte, era una cosa infinitamente ripetitiva mentre dall'altra era una lieve distrazione, un passatempo, se così lo si può definire, che mi teneva occupata ore ed ore. Perché nessuno mi cercava, nessuno aveva il tempo, o semplicemente la voglia, di pensare a me. Nemmeno il Re, era troppo occupato a svolgere i suoi compiti reali. E... D'altronde, come avrei potuto giudicarlo? I suoi doveri erano sempre più gravosi ed estenuanti, era essenziale che vi si concentrasse.

Ero in questo stato, alquanto pietoso, da almeno un mese. Non potevo più svolgere i miei doveri di capitano della guardia, non potevo più combattere e non avevo più scopo. Ero un peso ormai e molti mi giudicavano a tal proposito.. Ma era l'ultimo dei miei pensieri.

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