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Restavo con gli occhi incollati a quel liquido e quei cubetti freddi come me che vi galleggiavano dentro.

Sentivo gli schiamazzi, le risate limpide e alcune soffocate, apprezzamenti Rudi e spinti.

Sentii Rudy afferrarmi il braccio per farmi scendere dal panchetto dove forse avevo trovato pace, o almeno pensavo per non ricordarmi di cosa sarebbe dovuto succedere dopo, estraniandomi da tutto, ma non potevo essere invisibile.

"Vieni, il tuo primo cliente" mi soffiò quelle parole sporgendosi verso il mio orecchio, udivo ma non avrei voluto.
Chiusi gli occhi annuendo debolmente, lasciandomi condurre, ma il mio sguardo restava impiantato alle mattonelle.

"Che graziosa fanciulla" una voce grave e profonda, alzai lo sguardo perso verso due occhi neri come la pece.
Era un uomo sulla trentina, il suo sguardo lascivo scivolava lungo il mio corpo che sembrava di pietra.
Mi prese la mano lasciandoci un bacio sul dorso, che ritrassi subito.

"È nuova qui, la perdoni" digrignò i denti rivolto verso di me Rudy.
"Ricorda quello che ti ho detto, soddisfare i clienti" mi ricordò, salutando, lasciandoci soli.

"Mi segua prego" sussurrai con il respiro corto quasi come se non volessi farmi sentire, ma purtroppo sapevo che dovevano andare così le cose.

Mi seguì silenzioso percorrendo il corridoio dove alcune ragazze erano già in procinto, ridendo e scherzando con i clienti, montandogli sopra facendo massaggi sensuali in completini intimi succinti ed osé.

Aprii la stanza che mi era stata data, la numero 16, con le chiavi che mi tremavano tra le mani, cercando la serratura, sentendo il respiro di quell'uomo dietro di me.

Quando riuscì ad aprirla con un magone che mi strozzava, varcai la soglia quasi intimorita, venendo avvolta dal buio e subito dopo da una luce fievole ed offuscata.
Mi trovai davanti un letto tondo in pelle rosso, con dei drappeggi che scendevano dal soffitto bianchi e candidi, ciò che non ero più io, non ero candida come quelle tende immacolate. Un comò dello stesso colore con bordature dorate, ed una sedia in pelle trapuntata nera.

Mi girai guardandolo togliersi la giacca, con portamento sicuro, come se niente lo turbasse, allentandosi la cravatta.
Poggiandola sullo schienale della poltrona, avvicinandosi al comò per aprire una bottiglia di vetro trasparente contenente un liquido ambrato, versandosene un po' nel bicchiere di cristallo, portandosela alle labbra.

Lo vidi deglutire, girandosi verso di me, con ancora il bicchiere tra le labbra carnose.
"Scusa, sono un maleducato, ne vuoi un po'?" Mi chiese scrutandomi come se percepisse che non avevo niente in comune con quel mondo.

Scrollai la testa, accennando un sorriso opaco.
Quando si avvicinò, posando il bicchiere.
"Lo sai vero che non mordo se ti avvicini?" Rivelò con una punta di ironia, incurvando le labbra in un sorriso sfacciato.

"Lo so...certo" affermai lisciandomi una ciocca di capelli con le mani.
Lo vidi mettersi a sedere sulla poltrona, chiedendomi di avvicinarmi con la mano.

Avanzai lentamente verso di lui, quando mi prese la mano facendomi sedere sulle sue gambe.
"Posso sapere il tuo nome?" Affermò sussurrandolo all'orecchio come se fosse una domanda segreta.

"Cindy" rivelai, sentendo i suoi polpastrelli scivolare sulla mia gamba.

"Un bel nome per una bella ragazza" mi spostò i capelli con una mano, portandomeli indietro, il battito aumentava come l'ansia, correvano a perdifiato insieme, mentre il mio corpo rimaneva lì, come se fossi una marionetta da giostrare a proprio piacimento.

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