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Pov.Katy

L'essermi lasciata con Kevin, non era stata una buona idea, e sopratutto ritrovarmelo qui.
Finire tutti i risparmi per andare a vivere da Clare, pagando l'affitto ed il cibo, frequentare Gabe, non mi aveva allontanato dalla testa Kevin ed a maggior ragione dal cuore.

I suoi occhi scuri erano lì, sempre pronti a ricordarmi che ero sempre stata sua, sino dalla prima volta che lo incontrai per caso, per strada, appoggiato ad una panchina di un parco, malconcio. Portava segni visibili di ferite sul viso, la maglia sporca di sangue e tossiva piegato su se stesso. Mi avvicinai con cautela, non sapevo chi potesse essere, perché fosse ridotto in quel modo, poteva essere anche un mal intenzionato, ma la mente sussurrava di avvicinarmi e aiutarlo.
Mi piegai sulle ginocchia posizionandomi difronte a lui.
"Tutto ok?" Sussurrai quando alzò gli occhi verso di me, mi sentii tingermi le guance di rosso. Aveva degli occhi scuri e profondi. Occhi che ti entrano dentro e ti rimangono come tatuaggi indelebili.
Stavo tornando dalla mia scuola di danza in Tennessee. Una piccola scuola che frequentavo per sfogare le tensioni della vita. Crescere da sola con mia nonna, era stato bellissimo, non mi mancava niente, per me era una mamma ed un papá che non avevo avuto l'onore di conoscere. Avevo solo 2 anni quando morirono in un'incidente aereo, al ritorno dal viaggio di nozze. Si prese sempre cura di me, finchè non mi abbandonò. Imparai a crescere in fretta, a cavarmela sempre da sola contando solo sulle mie forze, la danza era un'amica, l'unica che mi capiva, eccetto da quando avevo incontrato Cindy, eravamo amiche per sfortuna che ci accomunava e per fortuna perché era una parte di me ormai.

Aprii la finestra della stanza, aprendo la bocca, inalando ossigeno, e l'aria pura, poggiando i palmi sul cornicione della finestra. Era stupendo, i campi che si estendevano, immersi nel verde e nella quiete.

Quando sentii aprire la porta, non mi voltai. Sapevo già chi era. Riconoscevo il suo odore a distanza.
Avvertii sempre di più la sua vicinanza, mentre istintivamente chiusi gli occhi.
Sentii la sua mano accarezzarmi lievemente la spalla nuda, scendendo giù lentamente, fino a coprire la mia mano con la sua, incastrando le nostre dita.

Non sapevo perché lo stavo lasciando fare, forse perché lo volevo più di quanto volessi ammettere. Puoi nascondere ma non puoi fingere.

"Perchè?" Sussurrò accostandosi al mio orecchio, sentendo il suo respiro caldo sul collo, ed un odore di tabacco e muffin.
Piegai la testa di lato, sussultando quando mi posò un bacio leggero sotto l'orecchio, stringendo più forte le dita contro le mia.

"Perché non sei stato sincerò" riuscii a dire presa dalla voglia di sentirlo di nuovo dentro di me. Voltandomi piano, rimanendo incastrata tra le sue braccia poggiate ai lati dei miei fianchi sul cornicione, mentre scrutava i miei occhi che si scioglievano contro i suoi, come se fossero lava bollente.

Distolse un attimo lo sguardo, puntandoli dietro le mie spalle, socchiudendo gli occhi, passandosi la lingua sul labbro. Avrei avuto voglia di baciarlo, tutta quella vicinanza...mi mandava in escandescenze.

"Non è stato semplice aprirmi con te. L'ho fatto per scrollarmi di dosso un peso che portavo avanti da troppo tempo. Credimi Katy quando ti dico che nessuna donna ha mai preso il tuo posto, non l'ho mai permesso. Ti ho allontanata da una vita che non ti apparteneva, dal fatto che ero un gigolò. Ti ho allontanato dai miei Casini, perché anche se ne avevo sono tuttora un casino" ammise abbassando lo sguardo, tendendo i muscoli dei bracci, come se volesse spingere il cornicione, sporgendosi verso di me.

Non sapevo cosa dire. Sapere che nessuna aveva preso il mio posto mi faceva scoppiare mille sensazioni. Il cuore pompava forte.
"Sarei rimasta con te anche con i tuoi Casini. Mi hai allontanato, dicendo che non ero la donna giusta. Kevin io ho provato tutto con te. Sei stato il primo. Nonostante i vestiti l'abito non fa ciò che sono." Rivelai, spostando la testa per incontrare i suoi occhi confusi.

Si avvicinò di più. Potevo sentire i suoi respiri irregolari fondersi con i miei.
"Katy non eri la donna giusta per i miei problemi, ma per il mio cuore lo sei sempre stata. Ti ho cercata perché avevi bisogno di lavoro, ed io avevo bisogno di te, sperando che tornassimo come una volta. Ti ho confidato ciò che ero senza di te. Lascia che ti dimostri ancora cosa sono insieme a te" sussurrò quelle parole, fissando le mie labbra, mentre leggevo i suoi occhi, sentendo i miei bagnarsi di emozioni contrastanti.

Assaggiavo quel momento, lo Gustavo, assorbendo tutti gli odori, i sapori che ci circondavano. Mi strinse lieve con la mano la nuca, insinuando le dita tra i miei capelli che mi solleticavano la pelle scoperta dal top.
"Me lo permetti?" Era una domanda bisognosa, come un momento che aspetti da tutta una vita e sai che se non riceverai risposta ti cadrà tutto intorno.
Lo volevo? Volevo che Kevin mi dimostrasse cos'era con me?

Non risposi, mi sporsi verso di lui, parlando con il mio sguardo, esattamente come la prima volta su quella panchina, in quel parco, un'incontro destinato ad esplodere in amore.
Poggiò le sue labbra sopra le mie, sentendo la lieve ricrescita della barba, pungermi la pelle, ricambiando quel bacio. Intenso, passionale, voglioso, esigente, intrigante. Lasciando che ogni fibra del nostro corpo si risvegliasse ad ogni passo, ad ogni tocco.

Diventavo creta nelle sue mani. Poteva modellarmi a suo piacimento.

Mi abbassò le spalline del top, scoprendo il seno. Tirai la testa all'indietro, inarcando la schiena ancora contro il cornicione freddo e duro, ma non m'importava. Lasciò una scia di baci dal collo al petto, scendendo a succhiare un capezzolo, mentre mi mordevo il labbro, reggendomi con una mano alla sua spalla larga e possente, ed una dietro la sua nuca attirandolo di più verso di me.
Dio se lo volevo, mi faceva impazzire, ed ogni sentimento possibile veniva smosso come scosse di terremoto facendomi tremare.

Mi sganciò il bottone dei pantaloncini, infilando una mano all'interno, massaggiandomi le labbra attraverso la stoffa delle mutandine, che si inumidiva sotto il suo tocco preciso ed esperto.
Mi lasciai sfuggire gemiti, che coprì risalendo, con i suoi baci, che sapevano di tabacco e della mia crema per il corpo. Assorbivo ogni sapore.

Tolse le mani, sentendomi umida, tirandomi su dalle natiche, poggiandomi sul comò, divaricandomi le gambe, posizionandosi in mezzo. Gli sganciai i pantaloni, abbassandoglieli per prendere in mano la sua erezione. Quando mi scostò la mano, portandomela in alto, ed anche l'altra, toccando lo specchio.

Mi sfilò il pantaloncino, lanciandolo sul letto, e lo stesso le mutandine.
Fremevo, aspettando quel momento, per sentirlo. Si abbassò vedendo la sua testa tra le mie cosce, con un sorriso capace di spezzarmi, dandomi baci sull'interno coscia, quando con la lingua assaggiò la mia intimità assaporando ogni centimetro. Inarcai la schiena schiudendo le labbra, mentre gemiti soffocati dalla sua mano che premeva sulla mia bocca mi facevano perdere il controllo, muovendomi contro di lui.

Si tirò su, prendendomi, poggiandomi sul letto, sfilò dal portafoglio un preservativo strappandolo, non perdendo altro tempo, distendendomi, attirandomi dalle gambe contro di lui, che scivolò piano dentro di me, andando sempre più veloce, riscuotendo tutto il mio corpo che vibrava per lui.
Allacciai le cosce intorno al suo busto, spingendolo di più contro di me, mentre affondava sempre più forte, facendomi aggrappare alle sue spalle e a tutte quell'emozione che correvano contro i nostri corpi, quando mi abbandonai del tutto, ed insieme anche lui. Abbassandosi su di me, affondando il naso tra i miei capelli, sentendolo inspirare, quando mi voltai incontrando i suoi occhi lucidi, mentre ci baciammo ancora.

Era tutto perfetto. Era il mio casino più perfetto che potessi desiderare.

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