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Mi risvegliai a poco a poco, la testa rimbombava, avevo un vuoto nel petto, mi sentivo indolenzita, ed un puzzle d'immagine della sera precedente mi scorrevano in seguenza davanti, come quei mini libri che li apri e fai scorrere le pagine veloci come se fosse un video animato.

Gli occhi erano appiccicati ed appannati, intorno a me erano tutto avvolto da un buio fitto e pesto, non vedevo neanche un filo di luce.

Provai a poggiare un palmo sul muro, rizzandomi su con la schiena, anche se mi prudeva come se avessi tanti spilli infilati dietro.
Dovevano essere i graffi che riportavo.
Avevo freddo, mi tolsi tutto il rimanente della stoffa del vestito a fatica, poggiandomelo sopra come una coperta, per ripararmi.

Avevo rischiato ed ora pagavo il prezzo per la libertà che mi sarebbe arrivata, dovevo solo sperare che l'uomo che mi avrebbe comprata come un oggetto, non mi avrebbe tenuto incatenata.

Mi ricordai del nome che mi chiamava. James, dove sei? Cosa fai? Ti sei dimenticato di me? Perché io di te non mi sono dimenticata, il mio cuore non ti può cancellare, ho stampato il tuo nome come una pressa che ti timbra, e non posso toglierti, non ne ho la forza.

Cosa servirebbe dire che mi manca? La sua assenza si stava facendo sentire prepotente più che mai. Ed anche se dovevo pensare solo a lui, mi apparve il sorriso di Luke davanti, quei sorrisi raggianti, che non nascondono nulla ma solo la semplice verità.

Sentii dei passi avvicinarsi, mi avvolsi le gambe con le braccia, quando scattò la serratura. Vedendo la figura imponente di Rudy stare sulla soglia ad osservarmi ed anche se non vedevo il suo volto, sentivo la sua fierezza e l'immensa soddisfazione nel vedermi così, nuda ed indifesa, calata la maschera della finta Cindy perché ciò che aveva davanti era quella che vedevo nello specchio ogni giorno, la vera Io.

Avanzò piano, socchiudendo la porta.
"Cindy...Cindy...Cindy" ripeté il mio nome come se avesse un registratore, e premesse sempre il pulsante sulla stessa parola.
Quando si chinò su di me.
Tremavo come una foglia quando soffia il vento.

Mio padre mi chiamava da piccola 'Strong Rosebud' per questo decisi di tatuarmi una rosa con la scritta Strong.
Ma in quel momento ero tutto tranne che forte.
Ero solo un bocciolo di rosa che non si voleva aprire, e più passava il tempo più temevo che il mio bocciolo appassisse piano senza mai sbocciare.

Restai muta. Vedevo i suoi occhi luccicare nel buio della stanza, sembravano gli occhi dei gatti che risplendono nel buio e ti fissano.

"Tu sai cosa accadrà vero? Oh sì che lo sai. Ah no aspetta lo so io. Te li dirò semplicemente" il tono beffeggiatore che usava m'irritava e mi faceva sentire come se avessi una tempesta dentro.

"Oggi verrai esposta davanti a molti clienti del locale, ma solo chi mi darà la somma più alta si aggiudicherà il premio, in questo caso Te. Mi frutterai molti soldi, con quell'aria da puritana, perbenista, suora. del cazzo" digrignò i denti sull'ultima parola, acchiappandomi il mento tra le dita con forza, scrutandomi con cattiveria.

"Fammi un cenno se hai capito. Hai perso la lingua tagliente non è vero?" Mi fece dire sì con la testa, stringendo sempre di più mentre omettevo un grido che strozzava la gola.

Mi aprì con forza la bocca, mentre cercavo di dimenarmi con scarsi risultati, quando m'infilò una pasticca facendomela inghiottire.
Rialzandosi in piedi.

"Starai buona per un bel po' così. Buon riposo" con quelle parole lasciò la stanza, mentre sentivo la testa diventare leggera, viaggiando mentalmente. Finché non chiusi le palpebre cadendo in un baratro nero, senza poter risalire.

Pov.James

Mi stavo fumando una sigaretta in santa pace, rigettando il fumo che si dissolveva sopra di me, nel cielo che mostrava nubi.

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