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Pov.James

Giorni, ore, minuti, secondi, frazioni di secondi che passano inesorabili, sentendo i rintocchi delle lancette che si muovevano spostandosi di un millimetro ad ogni secondo, sull'orologio appeso al muro difronte alla cella.

La ferita per fortuna era guarita, mi avevano procurato tutto il necessario per curarmela, e puntualmente veniva un'infermiere a controllare la situazione.
Chiamare il padre di Cindy non avrebbe giovato, cosa avrei dovuto dirgli?!
"Mi aveva promesso di prendermi cura di sua figlia ma la situazione mi è scivolata di mano, finendo io in prigione e lei tra le mani di quel lurido del mio fratellastro"
Decisi di non dare preoccupazioni, avevo già chi poteva aiutarmi, spero solo in bene.

Contavo, analizzavo, immaginavo, speravo e pregavo.

Cosa serve sperare in qualcosa che forse non è più tuo?
Mi teneva docile la figura di lei, avrei mandato tutto a puttane, avrei ucciso chiunque mi fosse capitato a tiro.

Capace solo di riflettere sul quanto fossi stato vigliacco, su quanto non avessi fatto più del necessario, lei era più forte di me, ero inutile, senza di lei ero una sagoma, un'ombra che si espandeva davanti illuminata da un fascio di luce e spariva nel buio.

Tornai indietro con la testa ripercorrendo il
Nostro vissuto.

Lei stesa sul letto, con quella grazia che solo lei possiede, andando indietro lentamente con il corpo vedendo le lenzuola sgualcirsi sotto di lei.
M'invita ad avvicinarmi, non apre bocca, lo capisco dalle sue pietre che mi desidera, e dallo schiudersi delle sue labbra, quelle labbra a forma di cuore, irresistibili anche per il diavolo.
Mi avvicino lentamente sfilandomi di dosso tutte le barriere che possono impedirmi di arrivare da lei.
Gli prendo il volto tra le mani, obbligandola a guardarmi, e mi perdo, ci perdiamo insieme diventando un unico colore, una sola sensazione, un'armonia precisa e perfetta.
Sento l'urgenza che cresce nei boxer di lei, l'avidità che sento di possederla.
Faccio scivolare la mano lungo il suo corpo caldo, arrivando sulle sue labbra gonfie e smaniose, sfiorandole con l'indice. Emette un gemito dolce che esce dalle labbra schiuse, in un modo terribilmente sensuale che mi fotte il cervello sconnettendomi dalla realtà.
Prima che si riprenda affondo due dita dentro di lei, la vedo chiudere istintivamente gli occhi, e serrare le labbra per il piacere che gli provoco, vado sempre più in profondità sentendo quanto è bagnata e smaniosa di avermi, si agita sotto di me, muovendo il bacino per farmi roteare le dita, seguo i suoi movimenti, gira la testa a destra e sinistra troppo presa dagli spasmi d'eccitazione, permettendo ad alcune ciocche corvine di ricadere sul suo ovale perfetto, finendo una ciocca sulle sue labbra.
Non voglio farla venire così. Esco le dita fuori portandomele sulle labbra bagnandole dei suoi umori, avvicinandomi alla sua bocca, impossessandomene subito, facendogli sentire quanto é buono il suo sapore, mischiato al mio.
Le nostre lingue si cercano, trovandosi, s'intrecciano tra loro, violente, sempre più bisognose, mentre la sua mano scende giù, liberando la mia erezione dai boxer.
Mi fa male, troppo. Senza pensarci due secondi affondo in lei, che geme dentro la mia bocca, facendomi perdere tutta la sicurezza, abbandonandomi completamente come lei.
Ci abbandoniamo a noi stessi.
"Solo io posso leccarti, assaggiarti" gli dico mordendogli il labbro inferiore, la vedo presa, troppo intenta a godere.
Mi fermo, non mi basta che annuisca, voglio che lo dica.
"Solo ed esclusivamente io posso, intesi?" La guardo negli occhi che brillano, le labbra gonfie ed arrossate.
"Solo te" dice fievole, pregandomi di muovermi.
Affondo di nuovo deciso, senza gentilezza.
Mi attira a lei, affondando le unghie nelle mie scapole, facendomi sfuggire un gemito gutturale, per il piacere ed il dolore che mi provoca allo stesso tempo.
In questo momento potrebbe anche graffiarmi a sangue, ma non m'importerebbe, il mio scopo è farla godere al tal punto che sia sempre e solo mia, al tal punto di non dividerci mai.

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