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Pov.James

Dire che non ero più me stesso era riduttivo. Ero sempre nello stesso corpo ma al contempo ero fuori, girovagavo come un'anima persa.

Erano stati giorni durissimi, avevo messo a dura prova tutta la mia forza di resistenza per non impazzire, dentro questa cella di merda.

Il fumo era l'unica cosa che mi calmava, quando tiravo una boccata era come ritornare ad assaporare i vecchi tempi, e mi perdevo nei ricordi quando il nuvolone grigio si dissolveva lentamente trasportato dal vento, come un magia, che guardavo affascinato, invidiando quella nube perché ovunque andasse era sempre libera.

Avevo raccontato tutto a Josh che era corso in mio aiuto appena saputo la situazione.
Vedevo il suo sguardo triste ma freddo allo stesso tempo, sapeva che prima o poi sarei andato nel fondo, e lui si era raccomandato di non tirarlo dentro, ma avevo bisogno di un luogo sicuro per Cindy, ed il suo trasferimento mi serviva come punto d'appoggio.

Scosse la testa ma acconsentì, Sarah lo aveva cambiato. Sapevo che non credeva nell'amore ma dopo che il mio cuore era stato racchiuso in Cindy sapevo che tutto era possibile, anche un libertino come lui.

Perché l'amore prima o poi c'intrappola a tutti, non ci accorgiamo del suo effetto potente su di noi, finché non vedi che piano piano dipendi da quella persona, daresti la vita per quella persona ed il tuo cuore è una melodia armoniosa solo se batte con il cuore di quell'altra persona, che diventa la tua parte mancante, il tassello giusto che cercavi che completa un'imperfezione unendola alla perfezione, per essere un mix, di giusto e sbagliato, bene e male.

Sentirlo parlare con gli occhi che brillavano di Sarah, mi facevano sentire felice ma invidioso. La mancanza di Cindy la combattevo sapendo solo che era in mani buone e che prima o poi l'avrei riavuta.

Scuoteva la testa emozionato, e si passava la mano sul volto, incredulo che un puttaniere come lui fosse stato incastrato da una sempliciotta di campagna, ma a quanto pareva sapeva tenergli testa, ed il toro si sa che si deve prendere per le corna.

Mi aveva scritto la via su un bigliettino, assicurandomi che tutto sarebbe andato per il meglio, e se avesse avuto soldi non avrebbe esitato a scagionarmi.

Daniel era riuscito ad aggiudicarsi Cindy. Aggiudicarsi come se fosse un cazzo di premio. Era stato la nostra salvezza, se non ci fosse stato lui, non avrei potuto immaginare.

Lo vidii arrivare, con un'espressione confusa, si tolse la giacca, mettendosi a sedere scostando la sedia con poco garbo, era turbato, ma da cosa?!

"Cindy?" Chiesi senza salutarlo, il poco tempo che avevo dovevo spenderlo bene, e l'unica cosa che m'interessava era sapere di lei.

Teneva lo sguardo basso pensieroso, ticchettando ritmicamente e fastidiosamente per il mio udito, i polpastrelli sul tavolo.

"Ti ho chiesto di Cindy" riformulai scuro e coinciso.

Alzò la testa, scuotendola, ridestandosi dai suoi cazzo di pensieri.

"Si. Sta bene, si sta riprendendo" ammise, riabbassando lo sguardo.

Mi stavo agitando, vedevo che i suoi occhi celavano qualcosa, e non amavo chi mi mentiva, anche se molto spesso avevo fatto la stessa medesima cosa.

"Devi dirmi qualcosa?" Affermai secco, fissandolo incenerendolo con lo sguardo.

Scosse la testa, poco convincente. quando un rumore dietro le sue spalle, mi fece spostare l'attenzione.

La sua figura perfetta, il suo volto pallido. Il petto si alzava e si abbassava, intravedevo la spaccatura dei seni dal suo scollo. I suoi smeraldi puntati su di me. Era lei, non poteva essere una visione. Correva l'agitazione come i miei battiti elevati, per ricompattarci in un'unica cosa.

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