Capitolo 40

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-Malik, le buste con i nomi degli invitati?
-Sono qui, signor Hall!- risposi porgendogliele.
Le sfogliò svogliatamente e le infilò nel taschino della giacca, vagando con lo sguardo nel mio ufficio.
Si soffermò pochi secondi sulla vetrata della finestra poi su di Louis.
Non trovando nulla da ridire, mi squadrò da capo a piedi.

Aspettavo il verdetto finale con divertimento, quasi.
Quella situazione stava diventando comica ormai.
Cercava sempre un pretesto per litigare, che fosse vero o meno.

Due giorni prima era la giacca sgualcita di Louis, poi il computer con la schermata principale in disordine e quel giorno.. Beh, c'era da aspettarsi di tutto.

Prese gli inviti tra le mani e li ricontrollò.
Lanciai un'occhiata a Louis, che stava cercando di capire cosa non andasse.
-Malik- disse infine prendendone uno tra le dita. -Lo butti!

Presi l'invito e lo guardai.

Era il mio.

-Cosa..?- chiesi non capendo.
Un comportamento simile era strano addirittura per uno come Hall.
-Ha capito bene! Lo butti.
-..signor Hall, credo davvero di non capire.
-Sapevo che fosse poco intelligente, Malik. Ma non così tanto.
-Cosa?- chiesi alzando il tono della voce.
-Lo butti! Lo getti! Insomma faccia un po come le pare ma, il succo è, che lei non è invitato.
-E perché mai?
-Non ammetto che venga invitata gente del genere alle mie cene.

Ora si capiva tutto.

-Lei non approva il ragazzo che ho invitato alla cena precedente. Giusto?
-Esattamente, ma non credo di doverle dare spiegazioni.
-Neanche io signor Hall. Lei è solo un cojone che crede di essere chissà chi, quando poi non vale nulla. Non può giudicarmi- cercò di interrompermi alterato, ma non lo feci parlare -Né per le mie scelte di vita e ne per quanto lei mi ritiene più o meno intelligente, perché in quel caso potrei giudicarla anche io e non verrebbe fuori nulla di buono.

Sentivo Louis, dietro di me, ridere come un cretino.
Da bravo, però, non si stava facendo beccare.

-Lei non si deve permettere di parlarmi in questo modo!- cercò di impormi con tono autoritario.
-Io faccio ciò che voglio!- risposi allo stesso modo.
-Lei- disse sottolineando quest'ultima parola -è un mio dipendente!
-Ma sono prima una persona!

Sembrava che gli avessi dato un pugno in un occhio.
Non parlava, non mi guardava e sembrava che stesse soffrendo fisicamente.
Uscì dall'ufficio senza un'altra parola.

Quando se ne andò, tirai su un sospiro.
Ero così stanco ed era così dura, ma dovevo farcela.

Louis si avvicinò a me e mi diede una pacca sulla spalla.
-Hai fatto bene, Zay!
Annuii consapevole che avesse ragione.. Ma non per questo mi sentii meglio.

Mi sembrava che le cose stessero andando sempre peggio.
Avevo cominciato magnificamente ed ora, invece, stavo decadendo sempre di più.
Non mi sentivo così orgoglioso del mio lavoro, come invece lo ero prima.
Era tutto così complicato.

Mi appoggiai con la schiena alla sedia e posai la testa sul cuscinetto che avevo dietro di me.

Avevo bisogno di sfogarmi e la palestra, quel pomeriggio, sarebbe stata di gran aiuto!

*
PV Liam

-Buongiorno ragazzi!- salutai.
-Buongiorno Liam!- mi risposero gli altri.
O meglio, le altre!

Lorenz, da quel giorno, si era preso un periodo di ferie.
Ne aveva tante e se lo poteva permettere.
Era meglio per lui che stesse lontano, altrimenti non so davvero cosa gli sarebbe successo.

Danielle e Ellen ancora non si parlavano.
La seconda stava sempre al suo posto, con un'espressione assente e, solo quando arrivava qualche cliente, riprendeva un po di vita.
La prima si sentiva talmente tanto in colpa che non usciva neanche più dalla cucina.
Io?
Beh.. Non lo so cosa facessi sul serio in quei giorni.
Avevo provato a parlare con Ellen, anche solo per distrarla, ma a stento mi rispondeva.
E così preferivo stare tra i tavoli a servire i clienti, piuttosto che stare li con loro.
Non per cattiveria, ma perché non sapevo cosa fare per sistemare tutto.

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