It's not the case.

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Per il resto della giornata furono come due estranei. Cook non riusciva a spiegare il comportamento di Mandy e, più volte, era arrivato al punto di chiederglielo, ma non ce l'aveva fatta. Aveva detto che dovevano stare lontani l'uno dall'altra e così sarebbe stato. Le rivolse solo un paio di occhiate per vedere cosa stava facendo, ma la ragazza fissava il vuoto, persa nei suoi pensieri. Pensava e ripensava a quello che aveva detto Ian e alla sua veridicità. Rivedeva continuamente James cercare aria piangendo e non poteva farlo accadere ancora. Lui aveva capito che doveva rispettare le sue scelte. Anche essendo compagni di classe, doveva ignorarla. Non voleva più vederla piangere. Non gli era mai piaciuto vedere la gente piangere, soprattutto se per causa sua. All'ultima campanella lei si diresse subito a casa. Appena aprì la porta, sentì dei gemiti provenire dal piano di sopra.
-Oh, che schifo...- Sussurrò a se stessa. Entrò nella sua camera e chiuse a chiave la porta. Non voleva vedere nessuno, tanto meno quegli squilibrati dei suoi genitori. Mickey, invece, sicuramente non era in casa, troppo impegnato nel fare qualche casino. Si buttò sul letto e fissò il soffitto con le stelline adesive. Sembravano infantili, ma fin da piccola aveva sempre amato quelle decorazioni. A quei tempi era tutto più facile. Non dovevi preoccuparti di niente, se non la sbucciatura di un ginocchio o una lite innocua con un'amichetta. Mentre, quando si cresce, tutto cambia e subentrano i problemi. Si alzò, aprì la finestra e si affacciò. Prese una sigaretta e l'accese. Cominciò a fumare e, a un certo punto, vide un ragazzo nel suo giardino. Lo riconobbe subito.
-Cook!- Lui sentì la voce e si voltò verso di lei.
-Ehi, non sapevo abitassi qua.-
-Che ci fai qui?-
-Sto andando da Freddie.-
-E passi per il mio giardino?- Chiese retorica.
-Sì... è una scorciatoia.-
-Sei consapevole che se i miei ti vedessero, verresti denunciato?-
-Ci saresti tu a difendermi, no?- Mise una mano sopra gli occhi per ripararsi dal sole e sorrise, guardandola.
-Forse...- Disse vaga, accennando un sorriso.
-Comunque sono sicuro che i tuoi non mi denunceranno...-
-Perché?-
-Sento che stanno facendo altro.-
-Seriamente si sente fino fuori?! Oh Dio... non ho parole.- E si sbatté una mano sul viso.
-Non preoccuparti, non se ne accorgerà nessuno.-
-Oh, no. Solo... tutto il vicinato.- Indicò la strada sbarrando gli occhi.
-Vuoi venire da Freddie?-
-Non lo so Cook. Avevo detto che ti sarei stata lontana.-
-Vedi un attacco di panico da qualche parte?-
-No...-
-Dai vieni... Ci saranno anche gli altri. Abbiamo deciso di andare a una festa.-
-E questo quando?-
-Quando tu eri in trance.-
-Non mi sono accorta di niente, bene. Vedo che il mio equilibrio mentale si sta stabilizzando.- Il ragazzo scoppiò a ridere.
-Se non vuoi venire, non ti preoccupare, eh.-
-No, no. Vengo. Non potrò diventare peggio di così, se vado a una festa.- Rise lei.
-Vuoi farmi accomodare o devo rimanere in giardino?-
-Vieni, anche se non mi sembra il caso... sai, i miei genitori...- E imitò un falso brivido.
-Sì, stanno scopando, lo so.-
-Ecco. Vieni, però. Puoi entrare dalla porta se vuoi.-
-Certo, pensavi che sarei entrato dalla finestra?-
-Era una possibilità...-
-Certo. L'avrei sicuramente fatto.- Disse sarcastico. Corse verso la porta e l'aprì. Lo fece entrare. I gemiti continuavano e non terminavano mai.
-Certo, che ci danno dentro, eh!-
-Sì... disgustoso.- Lo fece accomodare nella sua camera e si sedette sul letto.
-Questa è la mia umile dimora.- E aprì le braccia per indicare quelle quattro mura.
-Wow, mi piace.-
-Da qui si possono vedere le stelle.-
-Quelle vere o quelle appiccicate sul soffitto? Sai, le ho viste. Sono imbarazzanti...-
-Ehi, che hai da dire sulle mie stelle?-
-Niente, niente. Assolutamente niente.- Rise.
-Comunque stavo dicendo quelle vere.-
-Oh, e da dove?-
-C'è una finestra che porta al terrazzo sopra il letto.-
-No, bellissimo. Fa un po' vedere?!- E si buttò sul letto.
-Ehi, ehi. Stai calmo. È mattina, come cazzo fai a vedere le stelle? Te le immagini?- Cook fece una faccia smorfiosa, imitandola.
-Quando fai così, vorrei prenderti a schiaffi.-
-Mi prendono spesso a schiaffi. Non saresti la prima.- Sospirò. Lei non fece domande. Voleva saperne di più ma, sicuramente, non le avrebbe detto niente. Calò il silenzio tra di loro. Il ragazzo era steso sul letto e guardava fisso la finestra sul soffitto. Probabilmente stava pensando, probabilmente no. Intanto lei andò in bagno, si cambiò e truccò. Ne aveva veramente bisogno dopo quella giornata. Prese le poche cose indispensabili e le mise in borsa.
-Ehi, andiamo?-
-Sì, sì certo.- Si alzò dal letto e la seguì verso la porta. Dalla camera dei suoi genitori non usciva più alcun tipo di rumore.
-Finalmente hanno finito.- Sbuffò.
-Già.- Disse lui ridendo.
-Non ridere. È imbarazzante portare qui le persone.-

#Spazio Autrice#

Questo capitolo fa abbastanza schifo, ma è solo di passaggio per introdurre i prossimi. È anche corto quindi, perdonatemi. Ringrazio chi sta leggendo, votando e commentando la storia. Vi ringrazio infinitamente e ci vediamo nei prossimi capitoli.

Don't you need me || James CookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora