I need you

288 9 1
                                    

Appena vide Mick arrivare, continuando a singhiozzare, si alzò da terra e lo abbracciò. Si strinsero a vicenda piangendo e singhiozzando e, nel frattempo, arrivarono i loro amici che riempirono tutta la sala d'aspetto. Il dottore uscì dalla sala operatoria e Mickey gli si catapultò accanto.
-Sono il fratello di Mandy Milkovich, Mickey. Può dirmi come sta?- Il medico sospirò.
-È stato difficile. Le abbiamo fatto una lavanda gastrica. Fortunatamente il sistema non aveva ancora assorbito tutte le pillole. È stabile, ma potrebbe volerci un po' di tempo prima che si svegli.-
-Vuole dirmi che è in coma?-
-Una specie. Non è pericoloso, ma ci vorrà tempo. Forse tra una o due settimane si sveglierà. Adesso è in prognosi riservata, solo i familiari possono entrare.-
-Sono il suo unico familiare. Può entrare anche lui a vederla?- Indicò James.
-Mi dispiace, ma se non è un familiare non può.-
-La prego, lo guardi. È distrutto. L'ha trovata lui in quelle condizioni, ne ha bisogno.-
-Va bene, ma entrate uno alla volta. L'hai trovata in tempo ragazzo, sei stato coraggioso.-
-Grazie mille.- Lo ringraziò il più piccolo.
-Dovrete indossare questi.- Gli passò due camici, due cuffie e dei copriscarpe.
-E fate silenzio.-
-Non si preoccupi dottore.- Lo zittì Mick. Guardando impaurito Cook, entrò. Quello che vide fu spaventoso. Sua sorella era attaccata a delle macchine, con dei tubi in gola e delle flebo alle braccia. Il monitor emetteva un bip rassicurante. Almeno il suo cuore batteva regolarmente. Si avvicinò a lei, prese una sedia, ci si sedette sopra e le strinse una mano bianca e fragile. Cominciò a piangere.
-Sai, fin da quando eri piccola, ho sempre voluto proteggerti. Veramente, ho sempre fatto del mio meglio, ma tu hai sempre fatto di testa tua. Non mi hai mai ascoltato e io avrei dovuto essere più presente. Avrei potuto evitarlo, cazzo. È tutta colpa mia se adesso sei in queste condizioni. Non volevo, mi dispiace tanto.- Rimase così per altri cinque minuti e alla fine uscì. Cook osservò il ragazzo più grande uscire piangendo. Gli diede le lettere ed entrò. Si sedette e prese la mano piccola tra le sue. L'accarezzò prima di cominciare a parlare.
-Hai detto un mucchio di cazzate in quella lettera. Un casino. Non è vero che non ho bisogno di te, perchè sei una delle persone più importanti della mia vita. Sei quella di cui abbia più bisogno. Non hai il diritto di decidere come la gente debba reagire e infatti non ti ho ascoltata, ma penso che tu già lo sapessi. E adesso non riesco a smettere di piangere, perchè continuo a pensare che se non fossi andato a correre, se non ti avessi lasciata da sola, se non ti avessi baciata quella notte, adesso tu mi staresti prendendo per il culo o ti staresti incazzando con me per qualche altra cazzata, perchè ne faccio veramente tante. Scusami.- Le baciò la fronte e uscì in silenzio, non riuscendo neanche ad alzare lo sguardo su Mick che stava leggendo la lettera. Si sedette di nuovo per terra, poggiando la fronte sulle ginocchia e continuando a singhiozzare. Freddie si piazzò accanto a lui e lo abbracciò, cercando di farlo smettere. Sapeva esattamente cosa sarebbe successo: gli sarebbe venuto un attacco di panico.
-Freds ho bisogno di prendere un po' d'aria. Ho bisogno di andare fuori.- Si scostò, correndo all'esterno. Si poggiò a un muro cercando di calmarsi. Fece dei respiri profondi e vomitò, buttando fuori tutta l'ansia. Questo, però, non fece diminuire tutti i suoi pensieri. Rientrò e andò vicino ai suoi amici per vedere se tutti avessero letto la lettera. Ian aveva gli occhi rossi e stava piangendo, così lo abbracciò per cercare di confortarlo, anche se era lui stesso quello che aveva più bisogno di conforto. Lui e Mick rimasero tutta la notte in ospedale, non dormendo per niente e tentando di far passare il tempo più velocemente cambiando posizione ogni due secondi. Il mattino dopo una vecchia signora si sedette accanto a lui. Il ragazzo si alzò e guardò attraverso il vetro comunicante con la camera di Mandy: sembrava così fragile. I suoi occhi si riempirono di lacrime e subito si accomodò su una seduta, ricominciando a piangere. La signora lo squadrò.
-Devi amarla proprio tanto.- Sentì la sua voce gracchiare.
-Non è la mia ragazza.-
-Non devi essere per forza il suo fidanzato per essere innamorato di qualcuno.-
-Lo so bene.- Ma con quella frase, si stava riferendo a Effy, non a Mandy.
-Cosa le è successo?-
-Voleva suicidarsi...- Singhiozzò. La vecchia non rispose.
-Mi sento così in colpa.-
-E come mai? Non è stata colpa tua.-
-Se non l'avessi lasciata sola adesso sarebbe viva.-
-Non potevi saperlo. Il destino mette davanti all'uomo diversi problemi. Sta a te e a chi ti circonda, superarli e diventare più forte. Vedrai che si riprenderà e ti renderai conto di tante cose.-
-Non sono mai stato forte.- Sussurrò.
-Io scommetto di sì.-
-Come lo sa? Non mi conosce neanche.-
-In tanti anni di esperienza ho imparato a conoscere lo sguardo di tanti uomini e il tuo è quello di un uomo forte. Se ne hai passate tante, non vuol dire che sei debole. Piangere è la virtù dei forti, come si dice. Non devi essere necessariamente un ragazzo debole per abbandonarti a un pianto. Pensa alle parole di quest'anziana signora. Ti auguro tutto il meglio.- E se ne andò, senza che Cook potesse ribattere. Cominciò a rimuginare sulle parole sentite quando lo vide: basso, mulatto, capelli ricci. Avrebbe potuto stenderlo in due secondi.
-Dottore voglio vedere Mandy Milkovich.- Appena pronunciò quelle parole, il ragazzo si alzò dalla sua sedia di ferro. Mickey era andato al bar, ignaro di quello che stava per succedere. Si incamminò ferocemente verso il ragazzo e lo prese per la maglietta, sbattendolo violentemente al muro. Lo guardò furioso.
-Che cazzo ci fai tu qui?-
-Volevo solo vedere la mia cuginetta.-
-Lurido figlio di puttana.- E gli assestò un pugno sulla mascella facendogli girare il viso. Matty cercò di colpire James, ma senza risultato. Il più piccolo si sedette a cavalcioni su di lui e lo riempì di pugni. Il sangue sgorgava da ogni parte della faccia del moro. Un dottore chiamò la sicurezza e vide Mickey arrivare con una bottiglia d'acqua in mano. Lo prese dalle spalle e cercò di allontanarlo da Matty. Il suo corpo pulsava, pieno di rabbia. Il suo sguardo era offuscato dall'odio e dalla nausea che quel ragazzo gli faceva venire. Il suo battito cardiaco era incontrollato e il respiro accelerato. Si trasformava in un mostro ogni volta che era pieno di rabbia. Mickey lo sollevò dal cugino, mentre Cook continuava a prenderlo a calci nello stomaco.
-Basta cazzo. Cook, calmati. Siamo in un fottuto ospedale, porca puttana.- La sicurezza arrivò e trascinò il ragazzo lontano dal corpo inerme del più grande.
-Cosa cazzo pensavi di fare, eh Cook?- Un agente che aveva già visto lo ammanettò.
-Oh, salve agente Carter- Disse con finta calma.
-Milkovich che ci fai anche tu immischiato qui? Non ti sono bastati gli anni dentro?-
-Senta, ho cercato di separarli. Non se la prenda con me per nessun fottuto motivo.- Ribattè il moro.
-Che cazzo hai fatto James?-
-Ho picchiato uno stupratore, le ho fatto un favore cazzo.-
-Stupratore?-
-Sì, perchè pensa che quella ragazza sia in quella stanza?- Indicò Mandy.
-Ok, ti porteremo in centrale. Dobbiamo chiarire quanto accaduto.- Gli lasciarono le manette però, per assicurarsi che non avrebbe ucciso di botte Matty. L'altro agente sollevò il corpo inerme del ragazzo e se lo caricò in spalla per portarlo nello stesso posto.

#Spazio Autrice#

Sono in ritardissimo lo so, ma sono anche immensamente felice perchè abbiamo superato le 2000 views. Vi amo. Preparatevi perchè il prossimo capitolo sarà lunghissimo dato che, ovviamente, non so come dividerlo. Se questa storia continua a piacervi, continuate a leggere e ci vediamo nel prossimo capitolo.

Don't you need me || James CookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora